MUSICA, notizie (italiano)


NOTA BIOGRAFICA / BIOGRAPHICAL NOTE

Osvaldo Coluccino (1963) è compositore e poeta. Ha composto musica vocale, strumentale ed elettroacustica.
Le sue composizioni sono state commissionate da istituzioni e festival (Teatro La Fenice di Venezia, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Biennale di Venezia, Transit Festival di Leuven, Muziekcentrum De Bijloke Festival di Gent, Conservatorio Reale di Bruxelles, Milano Musica-Teatro alla Scala, Angelica-Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Compagnia per la Musica in Roma, Orchestra della Toscana di Firenze…), e sono state eseguite in diversi contesti (Festival de Royaumont, concerto in coproduzione con IRCAM-Centre Pompidou, Parigi, Guildhall School of Music & Drama, Londra, Bologna Festival, Romaeuropa, Estate Fenice, Venezia, Nuova Consonanza di Roma, Cervantino in Messico, Gli Amici di Musica/Realtà a Milano…) e spazi d’arte (Museo Egizio di Torino, Museo del Novecento di Milano, Manifesta-Biennale Europea d’Arte Contemporanea, Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, Ateneo Veneto-Scuola Grande di San Fantin di Venezia…).
Le sue opere sono state eseguite da rinomati ensemble (Ensemble Recherche di Friburgo, Exaudi Vocal Ensemble di Londra, Nieuw Ensemble di Amsterdam…), orchestre, direttori e solisti.
I suoi dischi sono stati pubblicati dalle maggiori etichette di musica classica contemporanea (Kairos, Vienna, Neos, Monaco, Col legno, Vienna...). La sua musica è stata trasmessa dalle radio nazionali di varie nazioni (SWR, ORF, Radio France, BR-Klassik, Kulturradio RBB, Concertzender, Radio Slovenia, RAI, RTBF, VRT, RTP, RTV SLO…). Invitato da Mimma Guastoni (già storico direttore delle edizioni Ricordi) a fare parte della scuderia dei compositori classici delle edizioni musicali RAI Trade (ora Rai Com), ha pubblicato 14 partiture.
Scoperto dallo storico della musica Luigi Pestalozza, della sua musica hanno scritto i principali musicologi come per es., in Italia, Angela Ida De Benedictis (in Edizioni del Teatro alla Scala, per Milano Musica), Angelo Foletto (Repubblica), Mario Gamba (Il Manifesto), Ettore Garzia (Percorsi Musicali), Mario Messinis (Il Gazzettino), Paolo Petazzi (Classic Voice e Takte-Bärenreiter), e a livello internazionale per es. Reinhard Ermen (MusikTexte, Colonia), Pierre Rigaudière (Diapason, Parigi), Liam Cagney (Gramophone, Londra), Dirk Wieschollek (NMZ, Amburgo), Daniel Ender (ÖMZ, Vienna), Wynold Verweij (Classiek-Centraal, Bruxelles), Ben Taffijn (Nieuwe Noten, Amsterdam), Ismael Cabral (El Correo de Andalucia, Sivigllia), Carme Miró (Sonograma, Barcellona)… 
Come poeta ha scritto tra il 1987 e il 2003, pubblicando in libri monografici e su riviste letterarie prestigiose (ad es. Il Verri). Come poeta è stato scoperto nel 1990 da Stefano Agosti, uno dei massimi studiosi di letteratura del Novecento. Ha anche realizzato dei libri d’artista, nati dall’unione fra sue poesie e opere d’arte originali di rinomati artisti.
Ha dedicato la propria vita alla creazione artistica ma anche ad aiutare in persona gatti abbandonati e disperati, e a volte anche altre creature. Da sempre attivo per i diritti degli animali, contro ogni loro sfruttamento, è vegetariano dal 1980.



PIÙ INFORMAZIONI / MORE INFORMATION

Opere • Concerti • Discografia • Interviste • Radio • Critica • Citazioni •
Riassunto (lista di commissioni, festival, dischi, partiture, interpreti, 
musicologi, radio) • Frammenti critici


OPERE / WORKS
Precedono cronologicamente questo elenco diverse altre opere di apprendistato fra anni 80 e 90, che l’autore decide di non includere. Tutte le opere sono depositate alla SIAE.

Musica Vocale

Nel distacco (2003-2013)
  1. Nel distacco (2003), per otto voci (2 soprani, 2 contralti, 2 tenori, 2 bassi). Sei poesie di O. Coluccino (10’30). Prima esecuzione Cagliari, Festival “Spaziomusica”, Cripta di San Domenico, 4.12.2007 – Ricercare Ensemble, direttore Riccardo Leone.
  2. Senza smuovere la brezza (2005), per 8 voci (2S, 2A, 2T, 2B), o versione per 14 voci (4S, 4A, 3T, 3B). Poesia in prosa di O. Coluccino (6’).
  3. Il primo luogo (2006), per 4 voci (2 soprani, mezzosoprano, contralto o controtenore). Poesia in prosa di O. Coluccino (6’30).
  4. Afea (2006), per soprano, clarinetto/clarinetto basso e percussioni. Poesia in prosa di O. Coluccino (12’30).
  5. Scomparsa (2007), per 6 voci (soprano, mezzosoprano o soprano, controtenore o contralto, tenore, baritono o basso, basso. Da testo teatrale di O. Coluccino (6’15). Prima esecuzione Londra, Guildhall School Of Music & Drama, Milton Court Concert Hall, 20.2.2018 – Exaudi Vocal Ensemble, direttore James Weeks.
  6. Il viaggio di ritorno (2013), per 5 voci (2 soprani o 1 mezzosoprano, contralto o controtenore, tenore, basso o baritono. Poesia di O. Coluccino (6’30).

Musica Orchestrale 

[titolo] (2003-202?)
  1. Archeo (2003-2004), per orchestra (2 fl/ott, cl/cl picc, cl/clb, fag, cfag, 3 cor, 2 tr, 3 tbn, btuba, 3 perc, arpa, 10 vl I, 10 vl II, 8 vle, 8 vlc, 3 cb), durata 17’. Prima esecuzione Torino, Auditorium RAI A. Toscanini, una registrazione per l’Archivio RAI e per RAI Radio 3, 8.7.2015 – Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, direttore Fabio Maestri.
  2. [titolo] (2016), per orchestra (fl, flb, ob, cl, cl/clb, fag, cfag, 2 cor, 2 tr, 2 tbn, btuba, 4 perc, 12 vl I, 12 vl II, 10 vle, 10 vlc, 6 cb), durata 19’.
  3. [titolo] (2024-2025?), per orchestra [...].

Musica per Grosso Ensemble

Onda, spora (2000-2013)
  1. Quale velo (2000-2001), per ensemble (fl, ob, cl, vl, vla, vlc, pf, perc) (7’30). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Cinisello Balsamo, Festival “L’Officina Musicale”, Villa Ghirlanda, 18.3.2003 – Icarus Ensemble, direttore Marco Pedrazzini.
  2. Onda, spora – Atopica (2003), per 9 strumenti (fl/ott, cl/clb, fag, tr, tbn, vl, vla, vlc, cb) (7’30). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Torino, Festival “RAI Nuova Musica”, Auditorium della RAI, 21.1.2008 – Ensemble Geometrie Variabili (ensemble dell'Orchestra RAI), direttore Francesco Pomarico. Commissione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.
  3. Out of the oasis (2005), per 10 archi (5 vl, 2 vla, 2 vlc, 1 cb) (6’). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Merano, Festival “Sonora”, Castel Brunnenburg, 7.6.2008 – Ensemble Conductus, direttore Marcello Fera.
  4. Gamete stele (2007), per 9 strumenti (fl, cl/clb, fag, vl, vla, vlc, cb, pf, perc) (13’30). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Venezia, Festival “Biennale Musica”, Teatro Tese delle Vergini (Arsenale), 9.10.2007 – Ensemble Algoritmo, direttore Marco Angius. Commissione della Biennale di Venezia e della Compagnia per la Musica in Roma.
  5. Emblema 2 (2009-2012), per 12 strumenti (fl, cl, fag, cor, tr, tbn, btuba, vl, vla, vlc, cb, perc) (15’). Prima esecuzione Firenze, Festival “Play it,”, Teatro Verdi, 18.10.2012 – Orchestra della Toscana, direttore Marco Angius. Commissione dell’Orchestra della Toscana.
  6. Fissità, aria (2013), per 13 strumenti (fl, 2 ob, 2 cl, 2 fag, 2 cor, vl, vla, vlc, cb (8’). Prima esecuzione Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Palazzina Liberty, 18 febbraio 2014 – Orchestra Cantelli, direttore Paolo Belloli. Commissione Gli Amici di Musica/Realtà.

Destato nel respiro (2018-202?)
  1. Destato nel respiro (2018), per 14 strumenti (fl, ob, cl, clb, fag, cor, tr, pf, perc, 2 vl, vla, vlc, cb) (13’). Prima esecuzione Bologna, Festival “Angelica”, Teatro San Leonardo, 24.5.2018 – Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, direttore Tonino Battista. Commissione del Festival Angelica.
  2. [titolo] (2021-2022), per 11 strumenti (flb, clb, cor, tb, 2 perc, 2 vl, vla, vlc, cb) (15’). Prima esecuzione […]
  3. [titolo] (2024?), [...]

Musica per Strumento solo ed Elettronica

Rispecchiato in quarzo (2020-2023)
  1. Rispecchiato in quarzo (2020), per pianoforte ed elettronica. Prima esecuzione Leuven, Transit Festival, Stuk, Arts Center, 23.10.2021, e Gent, De Bijloke Festival, Muziekcentrum, Concert Hall, 17.02.2022 – Jan Michiels, pianoforte, Osvaldo Coluccino live electronics. Commissione di Transit Festival, Muziekcentrum De Bijloke e Conservatorio Reale di Bruxelles.
  2. [titolo] (2020-2023), per clarinetto contrabbasso ed elettronica. […]
  3. [titolo] (2021-2023), per flauto basso ed elettronica. […]

Musica da Camera

Quartetti per archi (2002-2007)
  1. Aion (2002), per quartetto d’archi (15’30). RAI Trade edizioni.
  2. Attimo (2007), per quartetto d’archi (14’30). Prima esecuzione Domodossola, Festival “Musica del nostro tempo”, Civico Teatro Galletti, 22.10.2010 – Quartetto d’Archi del Teatro La Fenice.

Diade (duetti, 2002-2011)
  1. Gemina (2002), per violino e pianoforte (3’30). Prima esecuzione Alba, “Alba Music Festival – Italy & USA”, Chiesa della Maddalena, 27.5.2011 – Washington String Trio.
  2. Cenere (2005), per flauto e pianoforte (5’30). Prima esecuzione Milano, Festival “Orme sommerse”, Auditorium Asteria, 10.2.2006 – Duo Koncreta (Birgit Nolte, Rossella Spinosa).
  3. Stati (2006), per flauto contralto e chitarra (5’). Prima esecuzione Brescia, Festival “Sulle ali del Novecento”, Galleria d’Arte AAB, 16.1.2009 –  Dedalo Ensemble (Daniela Cima e Leopoldo Saracino).
  4. Talea (2008), per violino e violoncello (10’).
  5. Specchio (2008), per violoncello e pianoforte (4’). Prima esecuzione Alba, “Alba Music Festival – Italy & USA”, Chiesa della Maddalena, 27.5.2011 – Washington String Trio.
  6. Appulso (2008), per clarinetto e saxofono tenore (6’). Prima esecuzione Klagenfurt (Austria), Zentrum zeitgenössischer Musik, Konzerthaus Klagenfurt, 16.09.2020 – Petra Stump and Heinz-Peter Linshalm. 
  7. Stigma (2008), per trombone ed elettronica (3’51).
  8. Etra (2008), per violino ed elettronica (6’29).
  9. Giano (2009), per violino e viola (2’). Prima esecuzione Alba, “Alba Music Festival – Italy & USA”, Chiesa della Maddalena, 27.5.2011 – Washington String Trio.
  10. Ali (2011), per clarinetto e chitarra (4’).
  11. Diade (2011), per chitarra e violino (6’30).

Voce d’orlo (per ensemble, 2004-2008)
  1. Prima stanza (2004), per pianoforte (4’). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Treviso, Festival “L’Arsenale”, Teatro Comunale, 21.11.2010 – Ciro Longobardi.
  2. Coro (2004), per flauto e violino (9’). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Spazio Tadini, 25.3.2010 – Annamaria Morini ed Enzo Porta.
  3. Without witness (2004), per clarinetto, violoncello e pianoforte (8’). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Avellino, Rassegna “Musica Contemporanea in Irpinia”, Teatro Carlo Gesualdo, 5.3.2005 – Trio Aedon.
  4. Voce d’orlo (2006), per flauto, clarinetto, violino, violoncello (11’). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Milano, Festival “Milano Musica”, Sala Piccini del Conservatorio Statale, 15.10.2008 – Nieuw Ensemble, direttore Ed Spanjaard. Commissione di Milano Musica.
  5. Lasciato (2007), per violino, violoncello e pianoforte (6’30). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Palazzina Liberty, 27.1.2011 – Icarus Ensemble (Paolo Ghidoni, Giorgio Casati, Kumi Ukimoto).
  6. Senza soglia (2008), per flauto/ottavino, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte preparato (5’30). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Venezia, Festival “Ex Novo Musica”, Ateneo Veneto (Scuola Grande di San Fantin), 15.12.2017 – Ex Novo Ensemble.

Stanze (per pianoforte, 2004-2011)
  1. Prima stanza (2004), per pianoforte (4’). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Treviso, Festival “L’Arsenale”, Teatro Comunale, 21.11.2010 – Ciro Longobardi.
  2. Seconda stanza (2010), per pianoforte (5’30). Prima esecuzione Milano, Festival “Koinè – Teatro Dal Verme”, Auditorium San Fedele, 18.5.2011 – Alfonso Alberti.
  3. Terza stanza (2010), per pianoforte (3’30). Prima esecuzione Firenze, Festival “Tempo Reale”, Limonaia di Villa Strozzi, 28.5.2017 – Fabrizio Ottaviucci.
  4. Quarta stanza (2010), per pianoforte (2’30). Prima esecuzione Milano, Trasmissione “Piazza Verdi”, Rai Radio3, 2.4.2011 – Alfonso Alberti.
  5. Quinta stanza (2010), per pianoforte (30”). Prima esecuzione Firenze, Festival “Tempo Reale”, Limonaia di Villa Strozzi, 28.5.2017 – Fabrizio Ottaviucci.
  6. Sesta stanza (2011), per pianoforte (6’10). Prima esecuzione Lucca, Festival “Col Legno Musica Lucca”, Ponte a Moriano, Convento dell’Angelo, 19.5.2012 – Alfonso Alberti.
  7. Settima stanza (2011), per pianoforte (3’15). Prima esecuzione Rivoli (Torino), Rassegna “Illuminations – per la mostra di John McCracken”, Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanrea, 29.5.2011 – Alfonso Alberti.
  8. Ottava stanza (2011), per pianoforte (12’). Prima esecuzione Rivoli (Torino), Rassegna “Illuminations”, Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanrea, 29.5.2011 – Alfonso Alberti.
  9. Nona stanza (2011), per pianoforte (3’15). Prima esecuzione Rivoli (Torino), Rassegna “Illuminations”, Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanrea, 29.5.2011 – Alfonso Alberti.
  10. Decima stanza (2011), per pianoforte (3’45). Prima esecuzione Rivoli (Torino), Rassegna “Illuminations”, Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanrea, 29.5.2011 – Alfonso Alberti.
  11. Undicesima stanza (2011), per pianoforte (6’30). Prima esecuzione Rivoli (Torino), Rassegna “Illuminations”, Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanrea, 29.5.2011 – Alfonso Alberti.
  12. Dodicesima stanza (2011), per pianoforte (3’30). Prima esecuzione Firenze, Festival “Tempo Reale”, Limonaia di Villa Strozzi, 28.5.2017 – Fabrizio Ottaviucci.

Emblema (per ensemble, 2009-2015)
  1. Emblema 1 (2009-2010), per flauto/flauto basso, clarinetto basso, violino, viola e violoncello (8’15).
  2. Emblema 3 (2009-2010), per flauto e violino (8’50). Prima esecuzione Domodossola, Festival “Musica del nostro tempo”, Civico Teatro Galletti, 11.11.2010 – Ensemble Recherche (Martin Fahlenbock and Melise Mellinger).
  3. Emblema 4 (2011), per trio d’archi (8’40’). Prima esecuzione Torino, Festival “Antidogma”, Teatro Vittoria, 5.6.2012 – Mdi Ensemble. Commissione di Enrica Dorna.
  4. Emblema 5 (2011), per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte (8’). Prima esecuzione Venezia, Festival “Estate Fenice - Lo Spirito della Musica di Venezia”, Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 6.7.2016 – Ex Novo Ensemble. Commissione del Gran Teatro La Fenice.
  5. Emblema 6 (2012), per flauto basso, clarinetto basso e violoncello (8’). Prima esecuzione Forlì, “Festival della Musica Contemporanea Italiana”, Area Sismica, 27.11.2016 – Ex Novo Ensemble.
  6. Emblema 7 (2015), per flauto, clarinetto, violino e violoncello (6’40). Prima esecuzione Forlì, “Festival della Musica Contemporanea Italiana”, Area Sismica, 27.11.2016 – Ex Novo Ensemble.

Interni (per flauto, 2017-2018)
  1. Primo interno (2017), per flauto in Do (7’30).
  2. Secondo interno (2017), per flauto basso (8’).
  3. Terzo interno (2017), per flauto contralto (6’).
  4. Quarto interno (2017), per flauto basso (4’30).
  5. Quinto interno (2017), per flauto basso e flauto in Do (8’15).
  6. Sesto interno (2017-2018), per flauto contrabbasso, flauto basso e supporto digitale (12’10).

[titolo]  (per clarinetto, 2018-2019)
  1. [titolo] (2018), per clarinetto basso (9’50).
  2. [titolo] (2018), per clarinetto in SIb (8’00).
  3. [titolo] (2018), per clarinetto basso (8’30).
  4. [titolo] (2019), per clarinetto basso (4’30).
  5. [titolo] (2019), per clarinetto in SIb ed elettronica (8’15).
  6. [titolo] (2019), per clarinetto basso (12’00).

Ultimi quartetti per archi (2019-202?)
  1. [titolo] (2019), per quartetto d’archi (18’).
  2. [titolo] (2023-2024?), per quartetto d’archi (15’?).

Altra musica da camera (2000-2006)
  1. Eco immobile (2002), per violino, viola, violoncello e pianoforte (7’).
  2. Aeris (2002), per pianoforte e percussioni (10’). Prima esecuzione Cagliari, Festival “Spaziomusica”, Sala ExMà, 1.12.2003 – Duo Duel.
  3. Diffratta aria (2002), per quintetto di fiati (8’). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Guanajuato (Messico), Festival “Cervantino”, Salón del Consejo Universitario, 20.10.2004 – Quintetto Avant-Garde.
  4. Oro oblio (2003-2004), per cinque percussionisti (8’).
  5. Manque (2004), per flauto basso (4’). RAI Trade edizioni. Prima esecuzione Forlì, Festival “Incontro con le musiche”, Teatro Il Piccolo, 15.4.2005 – Annamaria Morini.
  6. D’istante (2005), per clarinetto in Sib (8’30). Prima esecuzione Malaga (Spagna), Programma Socrates della Commissione delle Comunità Europee, Conservatorio Superiore, 6-7-8.2.2007 – Guido Arbonelli.
  7. Traccia, variazioni su tema di Mozart, Sonata K 547a, 3° mov. (2006), per pianoforte (2’). Prima esecuzione Cagliari, Festival “Spaziomusica”, Cripta di San Domenico, 23.11.2006 – Andrea Corazziari. Commissione di Spaziomusica.

Altra musica vocale (2016)
  1. Estate (2016), per soprano e pianoforte. Poesia di O. Coluccino (4’30). Prima esecuzione Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Museo del Novecento, 11.4.2017 – Joo Cho e Marino Nahon.

Musica Elettroacustica

Dimensioni (1997-2007)
1. Realtà (1997) (12’13), 2. Dimensioni (1998-99) (12’15), 3. Differenza (1999) (6’30), 4. Nell’attimo (1999) (6’20), 5. Dal margine (2001) (2’14), Prima esecuzione Milano, rivista di studi musicali “Musica/Realtà” e associazione “Secondo Maggio”, Camera del Lavoro, 4.4.2002, 6. Chimica rem (2001) (2’02), 7. Altro (2001) (2’05), 8. After (2006) (6’41), 9. Eea (2007) (14’25).

Absum (1999)
Absum I (3’19), Absum II (5’51), Absum III (4’07), Absum IV (9’10), Absum V (10’35), Absum VI (10’22).

Neuma q (2006)
Neuma q 1 (16’03), Neuma q 2 (4’16), Neuma q 3 (3’32), Neuma q 4 (18’14). Prima esecuzione Roma, “Festival di Nuova Consonanza”, Goethe Institut, 19.11.2006. Seconda esecuzione Torino, Museo Egizio, Statuario, 22.2.2010.

Parallelo (2007-2009)
Parallelo (2007) (22’02), Parallelo 2 (2009) (22’02).

Brani elettroacustici con strumento (già inclusi in altri album)
1. Stigma (2008), per trombone ed elettronica (3’51), 2. Etra (2008), per violino ed elettronica (6’29), 3. Sesto interno (2017-2018), per flauto contrabbasso, flauto basso ed elettronica (12’10), 4. [titolo] (2019), per clarinetto basso e elettronica (12’00), 5. Rispecchiato in quarzo (2020), for pianoforte ed elettronica (18’20, 6. [titolo] (2020-2023), clarinetto contrabbasso ed elettronica (15’?), 7. [titolo] (2021-2023), per flauto basso ed elettronica [13?].


Musica per Oggetti Acustici

Atto (2011)
Atto 1 (4’54), Atto 2 (9’03), Atto 3 (8’56), Atto 4 (4’42), Atto 5 (11’01). 
    
Oltreorme (2012)
Oltreorme 1 (12’02),  Oltreorme 2 (13’18), Oltreorme 3 (16’24), Oltreorme 4 (9’53).



CONCERTI / CONCERTS
  1. Dal Margine (2001), per musica elettroacustica: Milano, Rivista di Studi Musicali “Musica/Realtà” e Associazione culturale “Secondo Maggio”, Camera del Lavoro, Sala di Vittorio, 6 aprile 2002.
  2. Quale velo (2000-2001), per 8 strumenti: Cinisello Balsamo, Festival “L’Officina Musicale”, Villa Ghirlanda, 18 marzo 2003 – Icarus Ensemble, direttore Marco Pedrazzini. 
  3. Aeris (2002), per pianoforte e percussioni: Cagliari, Festival “Spaziomusica”, Sala ExMà, 29 novembre 2003, e Sassari, Sala Guarino, Conservatorio Statale, 1 dicembre 2003 – Duel Duo (Francesca Deriu pianoforte e Andrea Bini percussioni).
  4. Aeris (2002), per pianoforte e percussioni: Odessa (Ucraina), Festival “Two Days and Two Nights of New Music (2D2N)” – 10° Festival of Modern (Contemporary) Art, Regional Centre of Culture “Ukraine”, 24 aprile 2004 – Duel Duo.
  5. Diffratta aria (2002), per quintetto di fiati: Guanajuato (Messico), Festival “Cervantino”, Salón del Consejo Universitario, 20.10.2004 – Quintetto Avant-Garde.
  6. Quale velo (2000-2001), per 8 strumenti: Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Palazzina Liberty, 22.2.2005 – Monesis Ensemble, direttore Flavio Emilio Scogna.
  7. Without witness (2004), per clarinetto, violoncello e pianoforte: Avellino, Rassegna “Musica Contemporanea in Irpinia”, Teatro Carlo Gesualdo, 5.3.2005 – Trio Aedon.
  8. Manque (2004), per flauto basso: Forlì, Festival “Incontro con le musiche”, Teatro Il Piccolo, 15.4.2005 – Annamaria Morini.
  9. Cenere [già Ash and rain] (2005), per flauto e pianoforte: Milano, Festival “Orme sommerse”, Auditorium Asteria, 10.2.2006 – Accademia Ensemble (Birgit Nolte e Rossella Spinosa).
  10. Cenere (2005), per flauto e pianoforte: Torino, Festival “Rive-Gauche”, Biblioteca Civica Musicale, 12.10.2006 – Tema Ensemble (Birgit Nolte e Rossella Spinosa).
  11. Diffratta aria (2002), per quintetto di fiati: Lubiana (Slovenia), “Novecento Italiano”, Istituto Italiano di Cultura e Radio Nazionale Slovena, Radio Slovenija, Studio 14, 6.3.2006 – Quintetto Avant-Garde.
  12. Cenere [già Ash and rain] (2005), per flauto e pianoforte: Roma, “Festa Europea della Musica”, Sala Baldini, 21.6.2006 – Duo Koncreta (Birgit Nolte e Rossella Spinosa).
  13. Without witness (2004), per cl., vlc. e pf: Guanajuato (Messico): Festival “Cervantino”, Salón del Consejo Universitario, 15.10.2006 – Trio Aedon.
  14. L’intero album Neuma q (2006), per musica elettroacustica: Roma, “Festival di Nuova Consonanza”, Goethe Institut, 19.11.2006 – musica acusmatica.
  15. Traccia – variazione su tema di Mozart, Sonata K 547°, 3° mov. (2006), per pianoforte: Cagliari, Festival “Spaziomusica”, Cripta di San Domenico, 23.11.2006 – Andrea Corazziari.
  16. Manque (2004), per flauto basso: Roma, Festival “Musica Experimento” – Progetto Musica, Goethe Institut, 6.12.2006 – Andrea Ceccomori.
  17. D’istante (2005), per clarinetto: Malaga (Spagna), “Programma Socrates della Commissione delle Comunità Europee”, Conservatorio Superiore, 6-7-8.2.2007 – Guido Arbonelli.
  18. D’istante (2005), per clarinetto: Parigi (Francia), Università Paris 8, 5.4.2007 – Guido Arbonelli.
  19. Gamete stele (2007), per 9 strumenti: Venezia, Festival “Biennale Musica”, 9.10.2007 – Algoritmo Ensemble, direttore Marco Angius.
  20. Nel distacco (2003), per ensemble vocale: Cagliari, Festival “Spaziomusica”, Cripta di San Domenico, 4.12.2008 – Ricercare Ensemble, direttore Riccardo Leone.
  21. Onda, spora – Atopica (2003), per 9 strumenti: Torino, Festival “RAI Nuova Musica”, Auditorium della RAI A. Toscnini, 21.1.2008 – Ensemble Geometrie Variabili (Ensemble dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI), direttore Francesco Pomarico.
  22. Out of the oasis (2005), per 10 archi: Merano, Festival “Sonora”, Castel Brunnenburg, 7.6.2008 – Ensemble Conductus, direttore Marcello Fera.
  23. Neuma q (2006), per musica elettroacustica: Trento, Festival “Manifesta 7”, Hangar Audi, dal 19.9 al 19.10.2008 – musica acusmatica.
  24. Voce d’orlo (2006), per flauto, clarinetto, violino, violoncello: Milano, Festival “Milano Musica”, Sala Puccini del Conservatorio di Milano, 15.10.2008 – Nieuw Ensemble, direttore Ed Spanjaard.
  25. Out of the oasis (2005), per 10 archi: Merano, “Manifesta 7”, Casa della Cultura, 16.10.2008 – Ensemble Conductus, direttore Marcello Fera.
  26. Manque (2004), per flauto basso: Kentucky, Festival “Kentucky New Music Festival”, University of Kentucky, Singletary Center for the Arts, 14.11.2008 – Andrea Ceccomori.
  27. D’istante (2005), per clarinetto: Pila (Perugia), “Un Natale Moderno”, 2.1.2009 – Guido Arbonelli.
  28. Stati (2006), per flauto contralto e chitarra: Brescia, Festival “Sulle ali del Novecento”, Galleria d’Arte AAB, 16.1.2009 – Dedalo Ensemble (Daniela Cima e Leopoldo Saracino).
  29. Neuma q (2006), per musica elettroacustica: Torino, Museo Egizio, Sala dello Statuario, 22.2.2010 – musica acusmatica.
  30. Coro (2004), per flauto e violino: Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Spazio Tadini, 25.3.2010 – Annamaria Morini ed Enzo Porta.
  31. Manque (2004), per flauto basso: San Marino, Festival “Muskfest”, Museo di Stato, 5.10.2010 – Andrea Ceccomori.
  32. Neuma q (2006), per musica elettroacustica: Domodossola, Festival “Musica del nostro tempo”, Civico Teatro Galletti, 14-15.10.2010 – musica acusmatica. Visualizzazione del suono Claudio Sinatti, proiezione del suono Attila Faravelli.
  33. Attimo (2007), per quartetto per archi: Domodossola, Festival “Musica del nostro tempo”, Civico Teatro Galletti, 22.10.2010 – Quartetto d’Archi del Teatro La Fenice.
  34. Emblema 3 (2009-10), per flauto e violino: Domodossola, Festival “Musica del nostro tempo”, Civico Teatro Galletti, 11.11.2010 – Ensemble Recherche (Martin Fahlenbock and Melise Mellinger).
  35. Prima stanza (2004), per pianoforte: Treviso, Festival “L’Arsenale”, Teatro Comunale, 21.11.2010 – Ciro Longobardi.
  36. Lasciato (2007), per violino, violoncello e pianoforte: Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Palazzina Liberty, 27.1.2011 – Icarus Ensemble (Paolo Ghidoni, Giorgio Casati, Kumi Ukimoto).
  37. Quarta stanza (2010), per pianoforte: Milano, Trasmissione “Piazza Verdi”, Rai Radio3, 2.4.2011 – Alfonso Alberti.
  38. Neuma q (2006), per musica elettroacustica: Rivoli (Torino), Rassegna “Illuminations – per la mostra di John McCracken”, Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanrea, 17.4.2011 – musica acusmatica.
  39. Seconda stanza (2010), per pianoforte (5’30): Milano, Festival “Koinè – Teatro Dal Verme”, Auditorium San Fedele, 18.5.2011 – Alfonso Alberti.
  40. Gemina (2002), Giano (2009), Specchio (2008), Prima stanza (2004): Alba, “Alba Music Festival – Italy & USA”, Chiesa della Maddalena, 27.5.2011 – Washington String Trio e Simone Sarno.
  41. Stanze 7, 8, 9, 10, 11 (2011), per pianoforte: Rivoli (Torino), Rassegna “Illuminations – per la mostra di John McCracken”, Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, 29.5.2011 – Alfonso Alberti.
  42. Neuma q 1 (2006), per musica elettroacustica: Regno Unito, progetto “Minute of Listening” dell’Associazione Sound and Music, con ascolti offerti alle Scuole Elementari delle città del Regno Unito (20.000 bambini ogni giorno), gennaio-marzo 2012 – musica acusmatica.
  43. Sesta stanza (2011), per pianoforte: Lucca, Festival “Col Legno Musica Lucca”, Ponte a Moriano, Convento dell’Angelo, 19.5.2012 – Alfonso Alberti.
  44. Emblema 4 (2011), per trio d’archi. Torino, Festival “Antidogma”, Teatro Vittoria, 5.6.2012 – MDI Ensemble.
  45. Stati (2006), per flauto contralto e chitarra: Festival “SoundScape”, Maccagno (Lago Maggiore), Auditorium Città di Maccagno, 10.7.2012 – Daniela Cima e Leopoldo Saracino (Dedalo Ensemble).
  46. Emblema 2 (2009-2012): Firenze, Festival “Play it,”, Teatro Verdi, 18.10.2012 – Orchestra della Toscana, direttore Marco Angius. 
  47. Fissità, aria (2013), per 13 strumenti: Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Palazzina Liberty, 18.2.2014 – Orchestra Cantelli, direttore Paolo Belloli.
  48. Quale velo (2000-2001), per 8 strumenti: Spoleto, Teatro Lirico Sperimentale, 22.6.2015 – direttore Flavio Emilio Scogna.
  49. Archeo (2003-2004), per orchestra: Torino, Auditorium RAI A. Toscanini, 19.7.2015 – Orchestra Sinfonica della RAI, direttore Fabio Maestri.
  50. Emblema 5 (2011), per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte: Venezia, Festival “Estate Fenice - Lo Spirito della Musica di Venezia”, Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 6.7.2016 – Ex Novo Ensemble.
  51. Emblema 3 (2012), per flauto e violino: Forlì, “Festival della Musica Contemporanea Italiana”, Area Sismica, 27.11.2016 – Ex Novo Ensemble.
  52. Emblema 6 (2012), per flauto basso, clarinetto basso e violoncello: Forlì, “Festival della Musica Contemporanea Italiana”, Area Sismica, 27.11.2016 – Ex Novo Ensemble.
  53. Emblema 7 (2015), per flauto, clarinetto, violino e violoncello: Forlì, “Festival della Musica Contemporanea Italiana”, Area Sismica, 27.11.2016 – Ex Novo Ensemble.
  54. Estate (2016), per soprano e pianoforte: Milano, Festival “Gli Amici di Musica/Realtà”, Milano, Museo del Novecento, 11.4.2017 – Joo Cho e Marino Nahon.
  55. Stanze 3, 4, 5, 10, 12, per pianoforte: Firenze, Festival “Tempo Reale”, Limonaia di Villa Strozzi, 28.5.2017 – Fabrizio Ottaviucci.
  56. Stanze 3, 4, 5, 10, 12, per pianoforte: Seoul, “Festa della Musica 2017”, 22.6.2017 – Fabrizio Ottaviucci.
  57. Stanze 3, 4, 5, 10, 12, per pianoforte: Panicale (Umbria), Festival “Musica Insieme Panicale”, Chiesa della Madonna della Sbarra”, 25.8.2017 – Fabrizio Ottaviucci.
  58. Senza soglia (2008), per flauto/ottavino, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte preparato: Venezia, Festival “Ex Novo Musica”, Ateneo Veneto, 15.12.2017 – Ex Novo Ensemble.
  59. Estate (2016), per soprano e pianoforte: San Francisco, Istituto Italiano di Cultura, 9.1.2018 – Joo Cho e Marino Nahon.
  60. Scomparsa (2007), per 6 voci (6’15). Londra, Guildhall School Of Music & Drama, Milton Court Concert Hall, 20.2.2018 – Exaudi Vocal Ensemble, direttore James Weeks.
  61. 6Destato nel respiro (2018), per 14 strumenti (13’). Bologna, Festival “Angelica”, Teatro San Leonardo, 24.5.2018 – direttore Tonino Battista.
  62. Scomparsa, per 6 voci: Asnierès-sur-Oise (Paris), “Festival de Royamont”, Abbazia di Royamont, 09.9.2018 – Exaudi Vocal Ensemble, direttore James Weeks. 
  63. Stanze 3, 4, 5, 10, 12, per pianoforte: Forlì, “Festival della Musica Contemporanea Italiana”, 25.11.2018 – Fabrizio Ottaviucci.
  64. Appulso (2008), versione per clarinetto e clarinetto basso : Klagenfurt (Austria), Zentrum Zeitgenössischer Musik, Konzerthaus Klagenfurt 16.09.2020 – Petra Stump e Heinz-Peter Linshalm.
  65. Prima stanza, per pianoforte: Lucca, “Cluster Music Festival”, Oratorio San Giuseppe (Museo del Duomo), 17 ottobre 2020 – Ilaria Baldaccini pianoforte.
  66. Prima stanza, per pianoforte: Milano, “Festival NoMus”, Museo del Novecento, 8.06.2021 – Ilaria Baldaccini.
  67. Rispecchiato in quarzo (2020), per pianoforte ed elettronica, e Stanze (2004-2011): Leuven (Belgio), Festival “Transit”, STUK, Arts Center, 23.10. 2021 – Jan Michiels pianoforte, Osvaldo Coluccino live electronics.
  68. Prima stanza e Sesta stanza, per pianoforte: Roma, Festival “Romaeuropa”, 10.11.2021 – Fabrizio Ottaviucci.
  69. Rispecchiato in quarzo, per pianoforte ed elettronica e Stanze, Gand (Belgio): Festival “De Bijloke”, Muziekcentrum, 17.02.2022 – Jan Michiels pianoforte, Osvaldo Coluccino live electronics.
  70. Dodicesima stanza, per pianoforte: Gallarate, Festival “900 a Colori” – Conservatorio Puccini, Teatro del Popolo, 6.6.2022 – Aurora Avveduto.
  71. Prima stanza, per pianoforte: Empoli, Festival “Concerti Busoni”, Centro Studi Ferruccio Busoni, Collegiata di Sant’Andrea, 3.7.2022 – Ilaria Baldaccini.
  72. Prima stanza, per pianoforte: Roma, “Festival di Nuova Consonanza”, sala La Pelanda, 8.6.2021 – Ilaria Baldaccini.
  73. Stanze 2, 3, 9, 12: Bologna, “Bologna Festival”, Oratorio San Filippo Neri, 18.10.2023 – Jan Michiels.


DISCOGRAFIA / DISCOGRAPHY

Musica da Camera, Orchestrale e Vocale
  1. Voce d’orlo (2004-2008, durata 60:56), 7 brani da camera, ensemble Algoritmo, direttore Marco Angius, introduzione di Paolo Petazzi, RAI Trade, Roma-Milano 2009.
  2. Gemina (2002-2008, durata 35:45), 8 duetti, interpreti vari (Enrico Maria Baroni, Daniela Cima, Umberto Fantini, Mario Marzi, Marino Nicolini, Marco Sala, Giampaolo Pretto, Andrea Repetto, Fabio Sampò, Leopoldo Saracino, Gianluca Turconi, Manuel Zigante), introduzione di O. Coluccino, Due Punte Classica, Italia 2010. 
  3. String Quartets (2002-2008, durata 55:13), 2 quartetti e  altri 2 brani, Quartetto d’Archi del Teatro La Fenice, introduzione di O. Coluccino, Neos, Monaco 2012.
  4. Stanze (2004-2011, durata 61:02), 12 brani per pianoforte, Alfonso Alberti, introduzione di A. Alberti e O. Coluccino, Col legno, Vienna 2012.
  5. Emblema (2009-2015, durata 52:00), 6 brani di musica da camera, Ex Novo Ensemble, introduzione di Ettore Garzia e O. Coluccino, Kairos, Vienna, 2018.
  6. Interni (2017-2018, durata 48:32), 6 brani per flauto, Roberto Fabbriciani, introduzione di O. Coluccino e R. Fabbriciani, Kairos, Vienna, 2018.
  7. Diade (2002-2011, durata 53:07), 11 duetti, che includono quelli di Gemina e altri, interpreti vari (vedi su i musicisti, a cui si aggiungono Rocco Carbonara e Raphaël Negri), introduzione di O. Coluccino, non ancora pubblicato.

Musica Elettroacustica 
  1. Neuma q (2006, durata 42:08), 4 brani di musica elettroacustica, Die Schachtel, Milano 2010.
  2. Dimensioni (1997-2007, durata 64:50), 9 brani di mu. elettroacustica, Die Schachtel, Milano 2015.
  3. Parallelo (2007-2009, durata 44:04), 2 brani di mus. elettroacustica, Unfathomless, Bruxelles 2015.
  4. Absum (1999, durata 43:29), 6 brani di musica elettroacustica, Inexhaustible Edition, Lubiana 2021.

Musica per Oggetti Acustici
  1. Atto (2011, durata 38:38), 5 brani per oggetti acustici, Another Timbre, Sheffield 2012.
  2. Oltreorme (2012, durata 53:12), 4 brani per oggetti acustici, Another Timbre, Sheffield 2013.

In pubblicazioni collettive:
  1. Quale velo (2001, durata 07:38), per 8 strumenti, in AA.VV., Crossroads, ensemble Monesis, direttore Flavio Emilio Scogna, VDM Records, Roma 2008.
  2. After, musica elettronica, in libro d’artista Lo scorrere del tempo di un barattolo di vetroserigrafie di Wainer Vaccari e dvd con musica di O. Coluccino e video di Giulio Fregni, Il Gran Ballo delle Arti edizioni, Torino 2010. 
  3. Prima stanza (2004, durata 07:04), per pianoforte, in AA.VV., Notturni, Ilaria Badaccini. EMA Vinci, Firenze 2021.


INTERVISTE / INTERVIEWS
  1. Renzo Cresti, in I linguaggi delle arti e della musica, Il Molo, Viareggio 2007.
  2. Simon Reynell, Interview with Osvaldo Coluccino – Atto, in Another Timbre, febbraio 2012: read.
  3. Simon Reynell, Interview with Osvaldo Coluccino – Oltreorme, in Another Timbre, aprile 2013: read
  4. Mario Biserni, Osvaldo Coluccino, in “Sands-zine”, giugno 2013: read
  5. Francesca Odilia Bellino, Intervista a Osvaldo Coluccino, in “All About Jazz”, 8 luglio 2013: read
  6. Rossella Spinosa, Conversando con… Osvaldo Coluccino, in “Amadeus”, aprile 2015.
  7. Antonello Cresti, Intervista a Osvaldo Coluccino, in Solchi sperimentali, Crac edizioni, 2015.
  8. Ismael Cabral, «Trabajo siempre sopesando el pasado, incluso el más distante», in “El Correo de Andalucia”, 30 settembre 2018: read
  9. —, “… to make something else resonate”: Osvaldo Coluccino, composer and poet, in “Sonograma”, October, 2020: read
  10. —, Tempocalmo, 5 domande a musicisti italiani in tempo di coronavirus: Osvaldo Coluccino, in CIDIM (Comitato Nazionale Italiano Musica), 2020: read
  11. László Juhász, Osvaldo Coluccino: “When art manages to escape from the excessive presence of the medium, it could reach a touching result”,  in Inexhaustible Editions, April 2021: read


RADIO / RADIOS
  1. Diffratta aria (live performance at Studio 14, by wind quintet Avant-Garde Quintet, i.e. Marco Zoni flute, Gianfranco Bortolato oboe, Enrico Maria Baroni clarinet, Andrea Leasi horn, Guido Giannuzzi bassoon, music by Sciarrino, Respighi, Ghedini, Coluccino, Malipiero, Einaudi), in Novecento Italiano, Radio Slovenija, Ljubljana, 6.3.2006.
  2. Quale velo (concert at Palazzina Liberty, in Milan, Monesis ensemble, conductor Flavio Emilio Scogna), Neuma q 3 (electroacoustic), Manque (concert at Teatro Il Piccolo, in Forlì, Annamaria Morini bass flute), Neuma q 2, in Ritratto d’Autore (Ritratti Contemporanei), program “Notte Classica”, by Massimo Di Pinto with Kiyomi Nakamura, RAI Filodiffusione - Channel V Auditorium, Rome, 16.4.2007, 11:00-11:40 pm, and RAI Radio 3, Rome, 17.4.2007, 05:00-05:40 am (and replication a few months after).
  3. Gamete stele (concert at Teatro Alle Tese delle Vergini, Arsenale, in Venice, Algoritmo ensemble, conductor Marco Angius), in Biennale Musica 51° Festival Internazionale di Musica, program “Radio3 Suite”, hosted by Nicola Pedone, RAI Radio 3, Rome, 2.3.2008, 08:30 pm.
  4. Onda, spora – Atopica (concert at Auditorium RAI, in Turin, Geometrie Variabili, ensemble of the RAI National Sympony Orchestra, conductor Francesco Pomarico), in Rai Nuova Musica, program “Radio3 Suite”, hosted by Francesco Antonioni, RAI Radio 3, Rome, 13.4.2008, 08:30 pm.
  5. Voce d’orlo (concert at Puccini Hall, Milan Conservatory, in Milan, Nieuw Ensemble, conductor Ed Spanjaard), in 17° Festival di Milano Musica, program “Radio3 Suite”, hosted by Francesco Antonioni, RAI Radio 3, Rome, 14.12.2008, 08:30 pm.
  6. Neuma q 1 (electroacoustic, from the CD Neuma q, Die Schachtel, Milan 2010), in Episode five in our monthly detournements through experimental music and sound art, program “New Departures Podcast: Episode 5”, hosted by David Rogerson and Jonathan Webb, Sound and Music, London, May 2010.
  7. Neuma q 1 (from the CD Neuma q), program “Ning Nong Radio”, hosted by Jim, WZBC 90.3 FM, Boston College Radio, Chestnut Hill Mas (USA), 6.7.2010, 11:03 pm.
  8. Neuma q 3 (from the CD Neuma q), in Musiques électroniques et électroacoustiques, program “Délire Actuel”, by François Couture, Monsieur Délire radio, Marbleton (Canada), 20.7.2010.
  9. Gemina (from the CD Gemina, various musicians, Due Punte Classica, 2010), in Music Currently in Rotation, SFSoundRadio, San Franacisco, October 2010.
  10. Neuma q 1 (from the CD Neuma q), program “Battiti”, hosted by Pino Saulo, RAI Radio 3, Rome, 7.3.2011, 00.00-01:30 am.
  11. The whole CD Gemina (Due Punte Classica), program “Godbeni Imperializem”, hosted by Luka Zagoričnik, Radio Student, Ljubljana, 10.5.2011.
  12. Quarta stanza (live performance at RAI studio, Alfonso Alberti piano) in Piano e Forte, program “Piazza Verdi”, hosted by Maya Giudici and Gaia Varon, RAI Radio 3, Milan, 2.4.2011, 03:00-6:00 pm.
  13. Atto 1 (from the CD Atto, performer Osvaldo Coluccino, Another Timbre, Sheffield 2012), program “Adventures in Sound and Music”, hosted by Derek Walmsley, The Wire - Audio (On Air), London, 15.3.2012.
  14. Atto 4 (from the CD Atto), program “Free103point9”, WGXC: Hands-on Radio, New York and Columbia, 24.3.2012, 02:00 pm.
  15. Undicesima stanza (from the CD Stanze, Alfonso Alberti piano, Col legno, Vienna 2012), in KlassikPlus - Neue CDs kritisch gehört, program “KlassikPlus, Neues Musik”, BR-Klassik, Munich, 26.3.2012, 09:03-10:00 pm.
  16. Quinta stanza, Prima stanza, Quarta stanza, Settima stanza (from the CD Stanze), in Fragile Klavierklänge von Osvaldo Coluccino, program “Zeit-Ton Magazin. Rückblick, Vorschau und aktuelle Veröffentlichungen”, hosted by Rainer Elstner, OE1 – ORF, Vienna, 11.4.2012, 11:03 pm.
  17. Atto 2 (from the CD Atto), program “Admirable Restraint”, hosted by Alastair Wilson, Fine Music 102.5 radio, Sydnay, 10.5.2012.
  18. Stati, Cenere, Specchio, Gemina (from the CD Gemina), in Vom Barock bis zur Moderne, program “Treffpunkt Klassik”, hosted by Reinhard Ermen, SWR 2, Baden-Baden, 4.6.2012, 10:30 am.
  19. The whole CD Stanze (from the CD Stanze), in Alfonso Alberti ci guida nelle Stanze di Coluccino, program “New Music”, hosted by Marco Di Battista, Radio Vaticana – Channel V, Vatican City, 13.6.2012, 09:30-11:15 pm.
  20. Atto 1 (from the CD Atto), in L’été en crise avec Julien, program “BRU(i)T, Plage sonore sans 4/4”, Radio Prun, Nantes, 26.7.2012, 11:00 pm-midnight.
  21. Aion, Eco immobile (from the CD String Quartets, Quartetto d'Archi del Teatro La Fenice, NEOS, Munich 2013), in Nieuwe CD’s met Nieuwe Muziek, program “Aktueel”, hosted by Gerard Meulenberg, Concertzender, Amsterdam, 3.8.2012/8:00-09:00 pm, 14.8.2012/12:00-01:00 pm, 16.8.2012/04:00-05:00 pm.
  22. Dodicesima stanza (from the CD Stanze), in Trois cent un: Caro diario LXXXVIII, program “Boudoir & autres”, hosted by Gérard Pesson, France Musique - Radio France, Paris, 27.10.2012, 00:00-01:00 am.
  23. Emblema 2 (for 12 instruments, concert at Teatro Verdi, in Florence, Orchestra della Toscana, conductor Marco Angius), in Play It. La musica forte dell’Italia, program “Radio3-Suite”, hosted by Nicola Campogrande, RAI Radio 3, Rome, 1.11.2012, 10:00 pm.
  24. Seconda stanza, Sesta stanza, Undicesima stanza (from the CD Stanze), in Studio für Musik, music by Osvaldo Coluccino and Fausto Romitelli, program “Horizonte, Neues und Experimentelles”, hosted by Helmut Rohm, BR-Klassik, Munich, 29.11.2012, 10:05-11:00 pm.
  25. Atto 3 (from the CD Atto), hosted by Don Campau, No Pigeonholes EXP Radio, California, 29.11.2012.
  26. The whole CD Atto, in Osvaldo Coluccino, un viaggio fra spazio e tempo, program “New Music”, hosted by Marco Di Battista, poetry reading from the book Appuntamento by Raffaella Castelli, Radio Vaticana – Channel V, Vatican City, 5.12.2012, 09:30-11:30 pm.
  27. Oltreorme 3 (from the CD Oltreorme, performer Osvaldo Coluccino, Another Timbre 2013), hosted by Don Campau, No Pigeonholes EXP, California, 5.2.2013.
  28. Oltreorme 1 (from the CD Oltreorme, performer Osvaldo Coluccino, Another Timbre 2013), in Label Spotlight & Interview: Another Timbre, hosted by Mathieu Ruhlmann, Soundscape – Cut & Run, Vancouver, 8.5.2013.
  29. The whole CD Oltreorme, in ... Glasba Odjemnikov ..., program “Godbeni Imperializem”, hosted by Luka Zagoričnik, Radio Student, Ljubljana, 06.06.2013, 11:00 pm.
  30. The whole CD String Quartets (from the CD String Quartets), in Werken van de Italiaanse componisten Luigi Mancinelli, Gioacchino Rossini, Luigi Nono en Osvaldo Coluccino, program “Nieuw verschenen”, hosted by Egbert Randewijk, Concertzender, Amsterdam, 30.8.2013/07:00-10:00 am, 6.9.2013/07:00-10:00 am.
  31. Attimo, Talea (from the CD String Quartets), in Werken van Mancinelli, Nono, Coluccino, Rihm, Wolpe en Holmboe, program “De nacht”, hosted by Egbert Randewijk, Concertzender, Amsterdam, 26.9.2013, 01:00-07:00 am.
  32. Quale velo (from the CD with various composers Crossroads, Monesis ensemble, conducotr Flavio Emilio Scogna, VDM Record, Rome 2006), in Musica da Cemara Contemporanea, Radiocemat, Rome, 28.9.2013, 11:00-13:00 am.
  33. Oltreorme 3 (from the CD Oltreorme), hosted by Don Campau, No Pigeonholes EXP, California, 5.1.2014.
  34. Atto 3 (from the CD Atto), in Audiosfera - poszukiwaniu innej muzyki (translation: Audiosfera - Looking for other music), program “Post-Futuryści”, Radio Afera, Poznan (Poland), hosted by Patryk Lichota and Piotr Tkacz, 12.3.2014, starting from 00:00.
  35. Without witness (from the CD Voce d’orlo, RAI Trade, Rome-Milan 2009), program “Ask For Wild Bob”, hosted by DJ Swanky, KVRX 91.7 FM, University of Texas, Austin, , 27.3.2014, 06:55 am.
  36. Atto 2 (from the CD Atto), in Interview with Professor Emeritus Anna Chiarloni, program “Donde Hay Musica”, hosted by Alberto Rizzuti and Angelica Vomera, Radio 110, Università di Torino, Turin, 16.4.2014, 11:00 am.
  37. Neuma q 3 (from the CD Neuma q), program “Spirit House”, hosted by Sean O.Brien, James Tsai and Derrick Gee, EastSide Radio, Paddington (Australia), 19.05.2014, 09:13 am.
  38. Aion, Ottava stanza, Oltreorme 3 (from the CDs String Quartets, Stanze and Oltreorme), in Krhka poetičnost v glasbi Osvalda Coluccina (tradotto: Fragile poetry in music with Osvaldo Coluccino), program “Glasni novi svet” (translation: “Growing new world”), hosted by Luka Zagoričnik, Ars3, Radio Slovenija, Ljubljana, 29.5.2014, 10:05 pm.
  39. Atto 4 (from the CD Atto), program “Low Noise (episode 4)”, hosted by Hillel Schwartz, Basic.Fm, Newcastle Upon Tyne (UK), 29.6.2014, 06.00 pm.
  40. Quale velo (from the CD Crossroads by F.E. Scogna), program Musica da Camara Contemporanea, Radiocemat, Rome, 12.7.2014, 04:00-07:00 pm.
  41. Oltreorme 4 (from the CD Oltreorme), program “Send + Receive RADIO”, hosted by Crys Cole, CKUW-FM, University of Winnipeg, Winnipeg (Canada), 24.8.2014, 02:00-04:00 am.
  42. Quale velo (from the CD Crossroads by F.E. Scogna), in Musica del 2000, Radiocemat, Rome, 30.6.2015, 10:00-13:30 am.
  43. Dal margine, Chimica Rem, Differenza (from the CD Dimensioni), Atto 2 (from the CD Atto), in World Inferno, program “Battiti”, hosted by Pino Saulo, RAI Radio 3 Rome, 2.6.2015, 00:00-01:30 am.
  44. Realtà, Dimensioni, Dal margine (from the CD Dimensioni), in Manuela Zurria, Osvaldo Coluccino, David Sylvian, Dawn of Midi, program “Archipel”, hosted by Sebastian Biset and Eric Stevens, RTBF - Musiq 3 (Radio Télévision Belge de la Communauté Française), Bruxelles, 12.6.2015, 11:30 pm.
  45. Eea (from the CD Dimensioni), program “Adventures in Sound and Music", hosted by Derek Walmsley, The Wire - Audio (On Air), London, 2.7.2015.
  46. Dal Margine (from the CD Dimensioni), program “Blackest Ever Black”, Berlin Community Radio, Berlin, 28.7.2015, 05:00-07:00 pm.
  47. Attimo (from the CD String Quartets), in Lust auf Kultur, program “SWR2 Treffpunkt Klassik”, hosted by Reinhard Ermen, SWR 2, Baden-Baden, 11.9.2015, 10:30 am.
  48. Parallelo 2 (from the CD Parallelo, Unfathomless 2015), in Imanenca in paralelni svetovi, program “Godbeni Imperializem”, hosted by Luka Zagoričnik, Radio Student, Ljubljana (Slovenia), 11.2.2016, 11:00 pm.
  49. Parallelo 2 (from the CD Parallelo), in A Duck in a Tree, hosted by zoviet*france, Resonance FM, London, 27.2.2016, 07:00-08:00 pm, and 1.3.2016, 05:00-06:00 am.
  50. Archeo (concert at Auditorium RAI, in Turin), in Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, program “Radio3 Suite – Il Cartellone”, hosted by Alessandro Quarta, RAI Radio 3, Rome, 13.3.2016, 9:30 pm.
  51. Talea (from the CD String Quartets), in Música Contemporânea (music by Sciarrino, Fabbriciani/Vidolin, Coluccino, Radigue, Adams), program “Diariamente à 01h00 – Os autores contemporâneos e o seu contexto”, hosted by Pedro Coelho, RTP – Antena 2 (Rádio e Televisão de Portugal), Lisbon, 2.4.2016, 01:00 am.
  52. Eco immobile (from the CD String Quartets), in Música Contemporânea, program “Diariamente à 01h00 – Os autores contemporâneos e o seu contexto”, hosted by Pedro Coelho, RTP – Antena 2, Lisbon, 25.4.2016, 01:00 am.
  53. Aion (from the CD String Quartets), in Música Contemporânea, program “Diariamente”, hosted by Pedro Coelho, RTP – Antena 2, Lisbon, 10.5.2016, 01:00 am.
  54. Atto 2 (from the CD Atto), in Sound and Spaces – Das Britische Label Another Timbre, program “SWR2 NOW Jazz”, hosted by Thomas Loewner, SWR 2, Baden-Baden, 20.5.2016, 11:03 pm.
  55. Emblema 5 (concert at Gran Teatro La Fenice di Venezia, july 7, 2016), program “Sonoramente Classici/Classicamente sonori”, hosted by Luisa Antoni, Radio CapodistriaRTV 4 (Radio Slovenija), Ljubljana, 18.1.2017, 11:00 pm.
  56. Atto 2 (from the CD Atto), program “Time For Jazz – Avantgarde”, hosted by Ernst Nebhuth, LORA, Munich, 24.11.2017, 11:58 am.
  57. Emblema 7 (from the CD Emblema, Kairos, Vienna 2018), in Neue Musik aktuell, program “Musik der Gegenwart”, hosted by Andreas Göbel, Kulturradio rbb, Berlin, 10.9.2018, 09:04-10:00 pm.
  58. Scomparsa (concert Amours, Espaces, at Festival de Royaumont, Abbaye de Royaumont, Exaudi Vocal Ensemble, James Weeks director, 9.9.2018, co-pruduction Ircam-Centre Pompidou and Fondation Royaumont, with Réseau Ulysses and Crreative Europe programme of the Eropeen Union and Sacem), program “Le concert du soir”, hosted by Clément Rochefort and Dorothée Goll, France Musique – Radio France, Paris, 8.1.2019, 20:00 pm.
  59. Emblema 7 (from the CD Emblema), in ... Med Toni ..., hosted by Luka Zagoričnik, Radio Študent, Ljubljana, 30.5.2019, 11 pm.
  60. Sesto interno (from the disc Interni, Kairos, Vienna 2019), for contrabbass flute, bass flute and electronics, Roberto Fabbriciani flutes, Osvaldo Coluccino electronics, program “Le concert du 20h”, hosted by Arnaud Merlin, France Musique – Radio France, Paris, 11.10.2019, 20:00 pm. 
  61. Sesto interno (from the CD Interni), in ... Spomin, Razkroj, Rja, Arhiv, Meditacija, Prisluh, Zven [Memory, Decay, Rust, Archive, Meditation, Listening, Sound ...] ..., hosted by Luka Zagoričnik, Radio Študent, Ljubljana, 12.12.2019, 11 pm.
  62. Sesto interno (from the CD Interni), in Radical new music, program hosted by Michael Schell, Radio Electus, Seattle, 30.02.2020, 9 pm.
  63. Three pieces from the album Absum (from the CD Absum, Inexhaustible editions, Ljubljana 2021), in program “Iz močvirja zvokov” (translation: “From the swamp of sounds”), hosted by Primož Trdan, ARS, Radio Slovenija, Ljubljana, 14.04.2021, 22:00 pm.
  64. The whole album Absum, in A műsor célja: megismertetni a hagyományos műfajokba nem sorolható nemzetközi zenei törekvéseket (translation: The aim of the program is to introduce international musical aspirations that cannot be classified as traditional genres), in program “No Wave”. hosted by Tóth Pál, Tilos Rádió, Budapest, May 30, 2021.
  65. Prima stanza (concert by Ilaria Baldaccini, live streaming), in 900 in Musica, Notturni contemporanei, program “Lo Zodiaco di NoMus”, NoMus, Museo del Novecento, Milan, June 8, 2021.
  66. Nell’attimo (from the CD Dimensioni), program “Quel che resta della notte”, hosted by DJ Boden, Radio Blackout, Turin, September 26, 2021.
  67. Prima stanza (from the CD Notturni by Ilaria Baldaccini, EMA Vinci), program “Cronache Musicali”, hosted by Luca Berni, Rete Toscana Classica, Florence, October 13, 2021.
  68. Rispecchiato in quarzo e Stanze (concert by Jan Michiels at Transit Festival, Leuven 2021), program “Late Night Lab”, Klara – VRT, Brussels, December 21, 2021.
  69. Interni (from the CD Interni), in Uncommon wind instruments, program “21st Century Concert Hall - Modern classical”, hosted by With Tyler, Radio Fort Collins, Colorado, May 3, 2022.
  70. Prima stanza (from the CD Notturni by Ilaria Baldaccini, EMA Vinci), program “Cronache Musicali”, hosted by Luca Berni, Rete Toscana Classica, Florence, Dicember 28, 2022.


CRITICA, mus. da camera, orchestrale, vocale / CRITICISM, chamber, orchestral, vocal music
  1. Roberto Favaro, in programma di sala del Festival “Officina Musicale”, Cinisello Balsamo, 18.3.2003.
  2. Ramón Montes de Oca, in Notas al programa del “Festival Cervantino” Guanajuato (Messico), ottobre 2004.
  3. Alain Derbez, El Largo camino hacia Verdi, in “El Universal” (Messico), 21.10.2004.
  4. Luigi Pestalozza, in locandina dei concerti di “Gli Amici di Musica Realtà”, Milano, 22.2.2005.
  5. Renzo Cresti, in I linguaggi delle arti e della musica, Il Molo, Viareggio, 2007.
  6. Mario Messinis, in Biennale Musica, in “Il Gazzettino”, Venezia, 11.10.2007.
  7. Luigi Pestalozza, in Oltre l’Avanguardia, in “Musik-Avantgarde”, BIS-Verlad der Carl von Ossietzky Universität Olddeburg (Germania), 2006.
  8. Paolo Petazzi, Alchimistiche Verwandlungen. Der italienische Komponist Osvaldo Coluccino, in “Takte”, 2/2008, Edizioni Bärenreiter, Kassel (Germania), 2008.
  9. Angela Ida De Benedictis, in Tele sonore e ricami immaginari tra naufragi e (nuove) strutture, in Suoni dall’Europa, 17° Festival di Milano Musica 2008, Edizioni del Teatro alla Scala di Milano, Milano, ottobre 2008.
  10. Paolo Petazzi, Introduzione al CD Osvaldo Coluccino Voce d’orlo, RAI Trade, Roma, 2009.
  11. Javier Santafè, Osvado Coluccino, in “Forgotten Memories”, Barbastro (Spagna), febbraio 2011.
  12. Rossella Spinosa, Osvaldo Coluccino per Italy&USA, in “Amadeus Online”, Milano, 16.5.2011.
  13. Alfonso Alberti, Luoghi da interrogare, introduzione al CD Osvaldo Coluccino Stanze, Col legno, Vienna, 2012.
  14. —, Ein Dichter als Komponist (trad.: Un poeta come compositore), in “Harmonia Mundi Magazin”, II/ 2012, Eppelheim (Germania), 2012.
  15. Javier Santafè, Osvaldo Coluccino, in “Forgotten memories”, Barbastro (Spagna), 25.3.2012
  16. Peter Kaiser, Räume, voll mit Stille (trad. Stanze piene di silenzio), In “LitGes – Literatur und so weiter”, St. Polten (Austria), marzo 2012.
  17. Curt Cuisine, Osvaldo Coluccino, “Stanze”, in “Skug – Journal für Musik”, Vienna (Austria), 1.4.2012.
  18. Daniel Ender, Osvaldo Coluccino, “Stanze”, in ”ÖMZ” (Rivista Musicale Austriaca), Vienna (Austria), maggio 2012.
  19. Paolo Repetto, L’Infinito attuale. Cinque compositori nel presente, in libretto del Festival “Antidogma”, Torino 5 giugno 2012.
  20. Curt Cuisine, Osvaldo Coluccino, “String Quartets”, in “Skug – Journal für Musik”, Vienna (Austria), 27.7.2012.
  21. Byzantion, Osvaldo Coluccino, “String Quartets”, in “Art Music Review” e “MusicWeb International” (Regno Unito), settembre 2012.
  22. Paolo Petazzi, Coluccino, “String Quartets” e “Stanze”, in “Classic Voice” (5 stelle), n. 161, Milano, ottobre 2012.
  23. Angelo Foletto, Classica, CD e DVD, in “La Repubblica”, Milano, 4 novembre 2012.
  24. Byzantion, Osvaldo Coluccino, “Gemina”, in “Art Music Reviews” e “MusicWeb International” (Regno Unito), dicembre 2012.
  25. —, Osvaldo Coluccino, String quartets, in “Records International”, Tucson (USA), 2012.
  26. Mario Biserni, Coluccino, “Gemina” e “Atto”, in “Sands-zine”, Bibbiena, 22 novembre 2012.
  27. Michele Coralli, Coluccino, “Stanze”, in “Amadeus” (5 stelle), Milano, gennaio 2013.
  28. Kraig Lamper, The Newest Music, in “American Record Guide”, Cincinnati, Ohio (Stati Uniti), gennaio-febbraio 2013.
  29. Mario Biserni, String Quartets // Stanze, in “Sands-zine”, Bibbiena, 10 aprile 2013.
  30. Reinhard Ermen, Oktober, nel libro Monate II di Nora Schattaurer e Reinhard Ermen, Kettler edizioni, Bönen (Germania), 2015.
  31. Ettore Garzia, Suoni della contemporaneità italiana: Osvaldo Coluccino, in “Percorsi Musicali – Pensieri sulla musica contemporanea”, settembre 2016.
  32. Mario Gamba, Contemporaneo Italiano, in “Il Manifesto”, Roma, 29.11.2016. 
  33. Letizia Michielon, Maratona con la contemporanea – Grande successo con l’appuntamento al Festival Estate Fenice, in “Amadeus”, Milano, luglio 2016.
  34. Letizia Michielon, Ex Novo Ensemble, Il viaggio alla ricerca del suono, in “Il Gazzettino”, Venezia, 10 luglio 2016.
  35. John Hood, Osvaldo Coluccino – Aoin and Attimo for String Quartet, in “String Quartets – A Most Intimate Medium (A Listener’s Guide to the Genre from 1800)”, Perth (Australia), 7.6.2017.
  36. Ettore Garzia, Osvaldo Coluccino – Emblema, prefazione al CD Osvaldo Coluccino, Emblema, Kairos, Vienna (Austria), 2018.
  37. Dirk Wieschollek, Neue Musik von und mit: Osvaldo Coluccino, Isabel Mundry, Caspar Johannes Walter, Iannis Xenakis, in “NMZ – Neue Musikzeitung”, Regensburg (Germania), luglio 2018.
  38. Michèle Tosi, Dedans, déhors à l’Abbaye de Royaumont, in “ResMusica – Musique classique et danse”, Paris (Francia), 14.9.2018
  39. Charles Arden, Amours éternelles, espaces magiques au Festival de Royaumont, in “Ôlyrix – Tout l’Opera est là”, Nogent-sur-Marne (Francia), 14.9.2018.
  40. Gilles Charlassier, Création mondiale d’Heave de Sivan Eldar. Les ensembles Exaudi et Meitar jouent Coluccino, Cengiz Eren, Elkana, Fedele, Hurel, Lanza, Leroux et Pagliei, in “Anaclase – la musique au jour le jour”, Paris (Francia), 26.10.2018.
  41. Paolo Carradori, Area Sismica, a lezione di contemporanea, in “Il Giornale della Musica”, Torino, 28.11.2018.
  42. Mario Gamba, Rivelazioni e scoperte al Festival di Area Sismica, in “Il Manifesto”, Roma 4.12.2018.
  43. Christian Carey, Best of 2018: Composer Portrait CDs, in “Sequenza21”, New Jersey (Stati Uniti), dicembre 2018.
  44. Liam Cagney, The new quiet, in “Gramophone”, London (Regno Unito), novembre 2018.
  45. Mario Gamba, Coluccino, emblematiche assenze, in “Alias” (supplemento culturale de “Il Manifesto”), Roma, 23.2.2019.
  46. Peter Kaiser, Neue Musik / Osvaldo Coluccino: Emblema, in “LitGes – Letteratura e altro”, St. Pölten (Austria), 22.3.2019
  47. Pierre Rigaudière, Osvaldo Coluccino, Emblema, in "Diapason" (5 diapason), Montrouge (Francia), maggio 2019.
  48. Ben Taffijn, Osvaldo Coluccino – Emblema, in “Nieuwe Noten – Voor nieuwe en verrassende muziek”, Amsterdam (Paesi Bassi), 4 maggio 2019.
  49. Mario Biserni, Emblema, in Sands-zine, Bibbiena, 4 dicembre 2018.
  50. Ettore Garzia, Osvaldo Coluccino – Interni, in “Percorsi Musicali”, 30.9.2019.
  51. Renzo Cresti, La generazione del ’60 – Osvaldo Coluccino, in Musica presente, LIM, Lucca, 2019.
  52. —, Reise ins Innerste (trad. Viaggio verso l’interiore), in “Note 1, Music”, Heidelberg (Germania), ottobre 2019.
  53. Piotr Strzemieczny, Gdy Śmiertelnicy Śpiąin (trad.: Quando i mortali dormono), in “Fyh!” (valutazione 8, «un grande album»), Polonia, 26 ottobre 2019.
  54. Bernard Vincken, Osvaldo Coluccino: Emblema, in “Clic Musique!”, Pancy-Courtecon (Francia), ottobre 2019.
  55. Bernard Vincken, Osvaldo Coluccino: Interni, Fabbriciani, in “Clic Musique!”, Francia, novembre 2019.
  56. Angelo Foletto, Una dimensione da interni, in “Robinson” (inserto culturale de “La Repubblica”) (4 stelle), Milano, 9 novembre 2019.
  57. Daniel Barbiero, Osvaldo Coluccino – Interni, in “Avant Music News”, Stati Uniti, 11 novembre 2019.
  58. Paolo Petazzi, Coluccino, Emblema, in “Classic Voice” (4 stelle), Milano, novembre 2019.
  59. Mario Gamba, Top Five 2019, in “ Alias” (supplemento culturale de “Il Manifesto)”, Roma, 22 novembre 2019.
  60. Renzo Cresti, in Musica presente (Tendenze e compositori di oggi), Lim, Lucca 2019.
  61. Bart Schmittmann, Osvaldo Coluccino: Interni. Roberto Fabbriciani. Kairos, in “Fluit 2020-1”, Paesi Bassi, gennao 2020.
  62. Carme Miró, Emblema, in “Sonograma”, Barcellona (Spagna), 29 gennaio 2020.
  63. Carme Mirò, Interni, in “Sonograma”, Barcellona (Spagna), 29 marzo 2020.
  64. —, Le Falde timbriche di Fabrizio Ottaviucci al ParmaJazz Frontiere Festival, in “Ginger Magazine – Stupore creativo”, 23 ottobre 2020.
  65. Ryoanji, in “Rate Your Music” (valutazione: 5 stelle), Seattle (USA), 5 aprile 2021.
  66. Wynold Verweij, De slow-hands van Jan Michiels – Transit eert de piano als spiritueel medium (trad.: Transit onora il pianoforte come mezzo spirituale), in “Classiek-Centraal.be”, Mechelen (Belgio), 24 ottobre 2021.
  67. Ben Taffijn, Transit Festival – Deel 2 (Concert Recensie), in “Nieuwe Noten”, Amsterdam (Paesi Bassi), 24 ottobre 2021.
  68. Wynold Verweij, A walking tour with panoramic views, in booklet del concerto a De Bijloke, Gent (Belgio), 17 febbraio 2022.


CRITICA, elettroacustica / CRITICISM, electroacoustic 
Esistono anche due tesi di diploma di Conservatorio del 2005 realizzate sull’album Absum (corso di Composizione: “Analisi della Musica Elettroacustica”).
  1. —, Osvaldo Coluccino, Neuma q, in “Boomkat”, Manchester (Regno Unito), maggio 2010.
  2. Gino Dal Soler, Osvaldo Coluccino, Neuma q, in “Blow up”, maggio 2010. 
  3. —, Osvaldo Coluccino, Neuma q, in “Down Town”, New York (Stati Uniti), giugno 2010. 
  4. François Couture, Osvaldo Coluccino, Neuma q, in “Monsieur Délire”, Marbleton (Canada), 12.7.2010. 
  5. Adam Strhom, Osvaldo Coluccino, Neuma q, in “Dusted Review”, New York (Stati Uniti), luglio 2010. 
  6. —, Osvaldo Coluccino, Neuma q, in “Metamkine”, Rives (Francia), July 23, 2010.
  7. Frans de Waard, Osvaldo Coluccino, Neuma q, in “Vital Weekly”, Nijmegen (Paesi Bassi), 27.9 2010.
  8. Peter Margasak, in Global flutters and Blasts, in “DownBeat”, Elmhurst IL (Stati Uniti), dicembre 2010.
  9. Hasni Malik, Osvaldo Coluccino - Neuma Q, in “Progress Report”, Storrington (Regno Unito), 23.6.2011.
  10. Peter Margasak, in “Chicago Reader” (Stati Uniti), 2.7.2011.
  11. Etero Genio, Die Schachtel: della maggiore età, in “Sands-zine”, Bibbiena, ottobre 2011.
  12. Andrew Choate, Osvaldo Coluccino, Neuma q, in “Signal to Noise”, n. 60, Houston (Stati Uniti), dicembre 2011.
  13. Richard Pinnell, Osvaldo Coluccino – Atto, in “The Wire”, n. 338, London (Regno Unito), aprile 2012.
  14. Richard Pinnell, in “The Watchful Ear”, Regno Unito, 1 Aprile 2012
  15. Héctor Cabrero, Osvaldo Coluccino, Atto, in “Le Son du Grisli”, Chantilly (Francia), aprile 2012.
  16. John Eyles, Osvaldo Coluccino: Atto, in “All about jazz”, London (Regno Unito), 23.4.2012.
  17. Julien Héraud, Osvaldo Coluccino – Atto, in “Improv Sphere”, Nantes (Francia), 23.4.2012.
  18. Marc Medwin, On Another Timbre, in “Paris Transatlantic”, Paris (Francia), primavera 2012.
  19. Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – Atto, in “Touching extremes”, Roma, 9.4.2012.
  20. Stef, Osvaldo Coluccino – Atto, in “Free Jazz”, Belgio, 30.4.2012.
  21. Curt Cuisine, Osvaldo Coluccino, “Atto”, in “Skug – Journal für Musik”, Vienna (Austria), 28.5.2012.
  22. Byzantion, Osvaldo Coluccino, “Atto”, in “Art Music Reviews” e “MusicWeb International”, Regno Unito, dicembre 2012.
  23. John Eyles, Osvaldo Coluccino: Oltreorme, in “All About Jazz”, London (Regno Unito), 19 Aprile 2013.
  24. Brian Olewnick, Osvaldo Coluccino – Oltreorme, in “Just Outside”, New Jersey (Stati Uniti), 19 Aprile, 2013.
  25. Julien Héraud, Osvaldo Coluccino – Oltreorme , in “Improv-sphere”, Nantes (Francia), 20 Avril 2013.
  26. Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – Oltreorme, in “Touching extremes”, Roma, 28 aprile 2012.
  27. Etero Genio, Oltreorme, in “Sands-zine”, Bibbiena, 25 maggio 2013.
  28. Dusted Hoffman, Osvaldo Coluccino – Oltreorme, “Improv.hu”, Szeged (Ungheria), 2013 május 29.
  29. Abi Bliss, Osvaldo Coluccino – Oltreorme, in “The Wire”, London (Regno Unito), giugno 2013.
  30. Pierre Cécile, Osvaldo Coluccino – Oltreorme, in “Le Son du Grisli, Chantilly (Francia), juin 2013. 
  31. Francesca Odilia Bellino, Osvaldo Coluccino: oltremusica, oltreorme, oltre…, in “All About Jazz – Italia”, 8 luglio 2013.
  32. —, Osvaldo Coluccino, Dimensioni, in “Omega Point”, Tokyo (Giappone), 2015
  33. Leonardo Di Maio, Osvaldo Coluccino, Dimensioni, in “Ondarock”, 19.03.2015.
  34. Angelo Foletto, Un’ora di suoni elettronici, in “Suonare News”, Milano, maggio 2015.
  35. Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – “Dimensioni”, in “Touching Extremes”, Roma, 5 luglio 2015.
  36. Antonello Cresti, Osvaldo Coluccino, in Solchi sperimentali, Crac edizioni, 2015.
  37. Guillame Belhomme, Osvaldo Coluccino, Parallelo, in “Le Son du Grisli”, Chantilly (Francia), gennaio 2016.
  38. Lucas Schleicher, Osvaldo Coluccino – Parallelo, in “Dusted Magazine”, Chicago (Stati Uniti), 12 febbraio 2016.
  39. Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – Parallelo, in “Touching Extremes”, Roma, 29 febbraio 2016.
  40. Etero Genio, Dimensioni // Parallelo, in “Sands-zine”, Bibbiena, 12 aprile, 2016.
  41. YO, music tropic 2: Osvaldo Coluccino – Parallelo, in “Anti optimized haunted processor”, Nagoya (Giappone), 25 February 2020.
  42. Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – Absum, in “Touching Extremes”, Roma, 31 maggio 2021.
  43. Ettore Garzia, L’absum di Osvaldo Coluccino, in “Percorsi Musicali, 20 agosto 2021.
  44. Mario Biserni, Absum, in “Sands-zine”, Bibbiena, 21 ottobre 2021.
  45. Martin P, Osvaldo Coluccino - Absum, in “Musique Machine” (5 stelle), Petersfield (Regno Unito), 4 dicembre 2021. 
  46. Ron Coulter, Osvaldo Coluccino – Absum, in “Free Jazz Collective”, tati Uniti, 5 marzo 2022.


CITAZIONI / QUOTATIONS
È vasta la raccolta di citazioni, che qui riportiamo solo in minima parte e aggiornata solo sino al 2013 (eccetto che per l'ultima voce, Le Figaro). 
  1. Luigi Pestalozza, in “L’Unità”, 16.12.2001.
  2. AA.VV., Musica in Piemonte, EDT, Torino 2003.
  3. Newsletter del Quintetto Bibiena, n. 1, novembre 2003.
  4. —, Italy in the world, in “Sonora News”, Anno V, n. 14, settembre-dicembre 2004.
  5. Natascia Festa, Irpinia, terra di musica contemporanea, in “Corriere della Sera”, febbraio 2005.
  6. —, Il calendario dei concerti di classica, in “Vivimilano – Corriere della Sera”, 20.2.2005.
  7. Luigi Pestalozza, in libretto illustrativo di “Incontro con le musiche”, aprile 2005.
  8. —, Desdacado programa de música contemporánea en el Festival Cervantino, “El Informador”, 8.9.2006.
  9. Cesare Sisca, in programma di sala di “Festival di Nuova Consonanza”, novembre 2006.
  10. Thomas Migge, Eine Bühne für neue italienische Musik, Festival “Nuova Consonanza” in Rom, In Deutschlandradio Kultur, 31.1.2006.
  11. Luigi Pestalozza, Spaziomusica 1982 e oggi, in libretto del Festival “Spaziomusica”, 2006.
  12. —, in Oltre la linea, La Biennale di Venezia, catalogo del Festival, Marsilio, Venezia 2007.
  13. Lorenzo Fasolo, in Rainuovamusica 2008, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, libretto della rassegna, gennaio 2008.
  14. —, Auditorium Arturo Toscanini, Rainuovamusica 2008, “La Stampa – Musica Classica”, 18.1.2008.
  15. Enrico Girardi, Omaggio Torinese alla prolificità di Elliott Cartter, “Corriere della Sera”, 20.1.2008.
  16. —, Rai Nuova Musica 2008, “La Repubblica”, 21.1.2008.
  17. Carlo Lanfossi, Nuovo che avanza, “Il Giornale della Musica”, n. 251, settembre 2008.
  18. Daniela Zacconi, Mario Zanchetti, Classica, in “Corriere della Sera”, 8.10.2008. 
  19. Paolo Petazzi, Milano Musica, in “Amadeus”, Milano, novembre 2008.
  20. —, Tra poesia e musica i nuovi lavori di Osvaldo Coluccino, in “Rai Trade – Retrospettiva 2008”, 2008.
  21. —, La voce d’orlo di Osvaldo Coluccino, in “MusicaContemporanea.info”, 23.7.2009.
  22. Raffaele Mastrovincenzo, Simon Reynell (intervista), in Sands-zine, 2010.
  23. M. Mas, Performance elettroacustica, un’indagine sullo spazio, in “La Stampa”, 15.4.2011.
  24. —, Talenti d’oggi, intervsta ad Alfonso Alberti, in “Classic Voice”, Milano, maggio 2011.
  25. M. Mas, Alfonso Alberti per McCracken, in “La Stampa”, 27.5.2011.
  26. Enrico Bettinello, Another Timbre: sperimentatori sul margine del silenzio – intervista a Simon Reynell, in “All about jazz”, 5.4.2012.
  27. Francesca Odilia Bellino, Intervista ad Algoritmo ensemble. Conversazione con Marco Angius, in “All about jazz”, 21.6.2012.
  28. Davide Ielmini, Un viaggio nella storia dell’Uomo – Rai Trade e l’archivio discografico dedicato alla musica contemporanea, in “VareseNews, Musica”.9.9.2013.
  29. —, Ensemble vocal Exaudi, “Amours, Espaces”, Ouvres de Elder, Monteverdi, Pagliei, Gesualdo, Coluccino, in “Le Figaro”, Paris (France), 9.9.2018.

RIASSUNTO / SUMMARY

Commissioni / Commissions
Biennale di Venezia, Transit Festival, Leuven, Muziekcentrum De Bijloke, Gent, Gran Teatro La Fenice di Venezia, Milano Musica (Teatro alla Scala), Milano, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Torino, Conservatorio Reale di Bruxelles, Orchestra della Toscana, Firenze, Angelica e Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Compagnia per la Musica in Roma, Gli Amici di Musica/Realtà, Milano.

Festival, Luoghi d’Arte / Festivals, Places of Art 
Festival de Royaumont (Abbaye de Royaumont, Ansnières-sur-Oise, Paris, concerto in co-produzione con IRCAM-Centre Pompidou), Biennale di Venezia (Teatro alle Tese, Arsenale, Venezia), Milano Musica (Sala Puccini del Conservatorio di Milano), RAI Nuova Musica (Auditorium RAI Toscanini, Torino), Estate Fenice – Lo Spirito della Musica di Venezia (Teatro La Fenice, Venezia), Bologna Festival (Oratorio San Filippo Neri, Bologna), Romaeuropa (Teatro 1, Roma), Play It (Teatro Verdi, Firenze), Tempo Reale (Limonaia di Villa Strozzi, Firenze), Festival di Nuova Consonanza (Goethe Institut 2005, e Teatro La Pelanda 2022, Roma), Gli Amici di Musica/Realtà (Museo del Novecento, Palazzina Liberty, Camera del Lavoro, Spazio Tadini, Milano), Novecento Musica (Palazzina Liberty, Milano), Guildhall School of Music & Drama (Milton Court Concert Hall, London), Transit (Stuk, Arts Center, Leuven, Belgio), De Bijloke (Muziekcentrum, Gent, Belgio), Zentrum Zeitgenössischer Musik (Konzerthaus, Klagenfurt, Austria), Festival Cervantino (Università di Guanajuato, Messico), Festival Angelica (Teatro San Leonardo, Bologna), Manifesta 7 – Bienniale Europea di Arte Contemporanea (Hangar Audi, Trento, e Casa della Musica, Merano), Ex Novo Musica (Ateneo Veneto – Scuola Grande di San Fantin, Venezia), Sulle Ali del Novecento (Galleria d’arte AAB, Brescia), Koinè, Pomeriggi Musicali – Teatro Dal Verme (Auditorium San Fedele, Milano), Col legno Musica (Convento dell’Angelo, Lucca), Festival Concerti Busoni (Centro Studi Ferruccio Busoni, Collegiata di Sant’Andrea, Empoli), Festival della Musica Contemporanea Italiana (Area Sisimica, Forlì), Cluster Music Festival (Oratorio San Giuseppe, Museo del Duomo, Lucca),  Musica Insieme Panicale (Chiesa della Madonna della Sbarra, Panicale), NoMus (Museo del Novecento, Sala Lucio Fontana, Milano), Rive-Gauche (Biblioteca Civica Musicale, Torino), Illuminations (Castello di Rivoli – Museo Internazionale di Arte Contemporanea), Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto (Spoleto), Spaziomusica (Cripta di San Domenico, Sala ExMa, Cagliari, e Sala Guarino del Conservatorio Statale di Sassari), Musica Experimento (Goethe Institut, Roma), Museo Egizio (Sala dello Statuario, Torino), Alba Music Festival – Italy&USA (Chiesa della Maddalena, Alba), L’Arsenale (Teatro Municipale, Treviso), Antidogma (Teatro Vittoria, Torino), L’Officina Musicale (Villa Ghilanda, Cinisello Balsamo), Istituto Italiano di Cultura (San Francisco, USA), Festa Europea della Musica (Sala Baldini, Roma), Festa della Musica (Ilshin Hall, Seoul), Université Paris 8 (Paris), Radio Slovenija (Radio Nazionale, Studio 14, Lubijana), New Music Festival (University of Kentucky), Two Days and Two Nights of New Music (Regional Centre of Culture Ukraine, Odessa), Socrates Programme (Conservatorio Statale di Malaga), Incontro con le Musiche (Teatro Il Piccolo, Forlì), Musica Contemporanea in Irpinia (Teatro Carlo Gesualdo, Avellino), Orme Sommerse (Auditorium Asteria, Milano), Maskfest (Museo di Stato, Repubblica di San Marino), Sonora (Castel Brunnemburg, Merano), Sound Scape (Auditorium Città di Maccagno), Festival 900 a Colori – Conservatorio Puccini (Teatro del Popolo, Gallarate), Un Natale Moderno (Perugia), Private Flat (Firenze), Musica del Nostro Tempo (Teatro Municipale, Domodossola)… 

Dischi / Discs
Musica strumentale e vocale: 
Interni (Roberto Fabbriciani, Kairos, Vienna), Emblema (Ex Novo Ensemble, Kairos, Vienna), String Quartets (Quartetto d’Archi del Teatro La Fenice, Neos, Monaco), Stanze (Alfonso Alberti, Col Legno, Vienna), Gemina (duetti, solisti vari, Due Punte Classica, Italia), Voce d’orlo (ensemble Algoritmo, direttore Marco Angius, introduzione di Paolo Petazzi, RAI Trade, Roma). Il brano Quale velo per 8 strumenti è incluso in un disco con musiche di alcuni compositori (in Crossroads, Monesis ensemble, direttore Flavio Emilio Scogna, VDM Music, Roma); il brano Prima stanza per pianoforte è incluso in un disco con musiche di alcuni compositori (in Notturni, Ilaria Baldaccini, EMA Vinci, Firenze). 
Musica elettroacustica: 
Absum (Inexhaustible Editions, Lubiana), Parallelo (Unfathomless, Bruxelles), Dimensioni (Die Schachtel, Milano), Neuma q (Die Schachtel, Milano). 
Musica per oggetti acustici: 
Oltreorme (Another, Timbre, Scheffield), Atto (Another, Timbre, Scheffield).

Partiture / Scores 
Alcune partiture sono state pubblicate dalle edizioni RAI Trade (ora RAI Com), mentre la maggior parte di esse sono prorietà dell’autore, per sua scelta.

Interpreti / Performers
Orchestre: Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, direttore Fabio Maestri, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, direttore Tonino Battista, Orchestra della Toscana, direttore Marco Angius, Orchestra Cantelli di Milano, direttore Paolo Belloli. 
Ensemble: Ensemble Recherche (Freiburg), Nieuw Ensemble diretto da Ed Spanjaard (Amsterdam), Exaudi Vocal Ensemble diretto da James Weeks (London), Ex Novo (Venezia), MDI (Milano), Dedalo (Brescia), Icarus diretto da Marco Pedrazzini (Reggio Emilia), Algoritmo diretto da Marco Angius (Roma), Geometrie Variabili diretto da Francesco Pomarico (Torino), Monesis diretto da Flavio Emilio Scogna (Roma), Conductus diretto da Marcello Fera (Merano), Ricercare Ensemble Vocale diretto da Riccardo Leone (Cagliari), Quintetto Avant-Garde (Milano-Roma), Quintetto Moderno (Torino-Milano), Quartetto d’Archi del Teatro La Fenice (Venezia), Accademia (Milano), Tema (Milano), Trio Aedon (Riccione), Washington String Trio (Washington), duo Petra Stump e Heinz-Peter Linshalm (Vienna), duo Annamaria Morini ed Enzo Porta (Bologna), duo Joo Cho e Marino Nahon (Milano), duo Koncreta (Birgit Nolte e Rossella Spinosa, Milano), duo Duel (Francesca Deriu e Andrea Bini, Sassari)…
Solisti: Roberto Fabbriciani, Jan Michiels, Fabrizio Ottaviucci, Annamaria Morini, Alfonso Alberti, Ciro Longobardi, Ilaria Baldaccini, Andrea Ceccomori, Guido Arbonelli, Andrea Corazzari, Simone Sarno, Aurora Avveduto...

Musicologi / Musicologists
Storici della Musica, Musicologi, Critici – Italia:
In libri, riviste musicali e programmi di sala: Renzo Cresti, Angela Ida De Benedictis, Roberto Favaro, Angelo Foletto, Mario Gamba, Ettore Garzia, Mario Messinis, Luigi Pestalozza, Paolo Petazzi. In presentazioni pubbliche: Francesco Bernardelli, Enzo Restagno, Paolo Repetto.
Alcuni esempi: Angela Ida De Benedictis in “Edizioni del Teatro alla Scala”, Mario Gamba in “Il Manifesto” e “Alias”, Angelo Foletto in “La Repubblica”, “Robinson” e “Suonare News”, Poalo Petazzi in “Classic Voice”, Rossella Spinosa e Michele Coralli in “Amadeus”, Paolo Carradori in “Il Giornale della Musica”, Ettore Garzia in “Percorsi Musicali”, Massimo Ricci in “Touching extremes”, Mario Biserni in “Sands-zine”, Francesca Odilia Bellino in “All About Jazz”…).
Musicologi e Critici musicali – all’estero
Ritratto di Osvaldo Coluccino di Reinhard Ermen in “MusikTexte” (Germania), Ritratto di Paolo Petazzi in “Takte”-Bärenreiter (Germania), Dirk Wieschollek in “NMZ” (Germania), Luigi Pestalozza in “Musik-Avantgarde”, Universität Olddeburg (Germania); Pierre Rigaudière in “Diapason”, Francia), Michèle Tosi in “ResMusica” (Francia), Charles Arden in “Ôlyrix” (Francia), Gilles Charlassier in “Anaclase” (Francia), Bernard Vincken in “Clic Musique!” (Francia); Liam Cagney in “Gramophone” (UK), Byzantion in “MusicWeb International” (UK), John Eyles in “All about jazz” (UK), Richard Pinnell e Abi Bliss in “The Wire” (UK); Daniel Ender in “ÖMZ” (Austria), Peter Kaiser in “LitGes” (Austria), Curt Cuisine in “Skug” (Austria); Wynold Verweij in “Classiek-Centraal” (Belgio); Ben Taffijn in “Nieuwe Noten” (Olanda), Bart Schmittmann in “Fluit” (Olanda); Carme Miró, in “Sonograma” (Spagna), Piotr Strzemieczny in “Fyh!” (Polonia); Kraig Lamper in “American Record Guide” (USA), Daniel Barbiero in “Avant Music News” (USA), Brian Olewnick in “Just Outside” (USA)… 

Radio / Radios
Radio Nazionali, programmi di musica classica: SWR (Germania), BR-Klassik (Germania), Kulturradio RBB (Germania), Radio France – France Musique (Francia), ORF (Austria), Concertzender (Olanda), RTBF Musiq 3 (Belgio), VRT – Klara (Belgio), RTP Antena 2 (Portogallo), RTV SLO 4 – Capodistria (Slovenia), RAI Radio 3 (Italia), RAI Filodiffusione (Italia), Radio Vaticana (Città del Vaticano).
Radio Private, programmi musica classica: Sound and Music (London), SFSoundRadio (San Franacisco), Resonance FM (London), Berlin Community (Berlin), LORA (Munich), Radio Student (Ljubljana), Tilos (Budapest), Radio Electus, (Seattle), The Wire (London), WGXC (New York and Columbia), Fine Music (Sydnay), KVRX (University of Texas), Radio Toscana Classica (Firenze), Radiocemat (Roma), Radio 110 (Università di Torino)…



FRAMMENTI CRITICI / CRITICAL FRAGMENTS
Traduzioni in italiano da inglese, francese, tedesco, olandese, spagnolo, giapponese, polacco e ungherese

In merito a concerti, ed estratti da saggi e profili

[…] compositore di significativo spessore creativo, dotato di una solida personalità compositiva, in qualche modo riconducibile a una poetica di ascendenza noniana […] È l’espressione di una contemporaneità vitale, che mentre consolida atteggiamenti stilistici portanti del secondo ’900, non si adegua al manierismo, al già detto, ma intraprende canali nuovi di comunicazione musicale, a dimostrazione di una ricca e variegata direzione linguistica della musica d’oggi.
Roberto Favaro, in programma di sala 
del Festival “L’Officina Musicale”, Cinisello Balsamo, 18 marzo 2003

Parlare dell’estetica musicale di questo importante artista italiano, irrimediabilmente ci deve rimandare al suo notevole linguaggio poetico; dato che Osvaldo Coluccino prima è stato un grande poeta e poi è diventato anche un compositore di musica nuova e importante. Conosciamo del poeta il suo interesse per la parola quando scaturisce dal silenzio, come è noto del compositore il suo interesse per il silenzio quando sorge dal suono. Questo suono intimo, vago e taciturno, che l’autore serenamente alchimizza in riflessi di colori, altezze, timbri, parole e silenzio che riposano nel nulla.
Ramón Montes de Ocain Note al programma 
del “Festival Cervantino”, Guanajuato (Messico), ottobre 2004

[…] Come compositore si sottrae a ogni classificazione per cercare e trovare una sua eleganza di stile trasversale al molteplice musicale andato oltre la nuova musica dei due decenni dopo la seconda guerra mondiale. Di qui […] una musica di singolare fascino, coinvolgente […]
Luigi Pestalozza, in libretto illustrativo 
del Festival “Incontro con le musiche”, Forlì, aprile 2005

[…] poeta e compositore, sembra richiamarsi al tempo statico di Feldman e dell’ultimo Nono. È una voce che parla con discrezione, con una sottigliezza delicatamente iterativa.
Mario Messinis, Biennale Musica
in “Il Gazzettino”, Venezia, 11 ottobre 2007

[…] Il suo catalogo comprende opere in cui una poetica originale appare subito compiutamente definita, senza compromessi. Nelle musiche di Coluccino una via per capire meglio la repentina conquista della matura originalità e dell’estremo rigore potrebbe (e, credo, dovrebbe) valersi della conoscenza di Coluccino poeta. […] Con scrittura calibratissima, essenziale, meditata e definita con precisione in ogni dettaglio (come se da ogni altezza, da ogni intervallo, da ogni scelta timbrica tutto dovesse dipendere) Coluccino definisce oggetti sonori immersi nel silenzio, in uno spazio statico e misterioso in cui il movimento del quotidiano è sospeso. […] in Coluccino il controllo formale è sempre molto rigoroso, e la concisione nasce da un’esigenza di concentrazione essenziale. A essa va ricondotta anche la ricerca sul suono all’interno di una dinamica che assai raramente supera il “mezzopiano” (mp), e che serve a suggestioni magiche, a un effetto di trasmutazione alchemica della rarefatta, prosciugata scrittura. Ne nascono tensioni arcane, sospese in una staticità che non impedisce di evocare percorsi formali imprevedibili e non convenzionali. A essi alludono talvolta i titoli poetici. […]
Paolo Petazzi, Trasformazioni alchimicheIl compositore italiano Osvaldo 
Coluccinoin “Takte”, 2/2008, Bärenreiter Edizioni, Kassel (Germania), 2008

L’impercettibile passaggio ai confini dell’inaudibile […] sorta di “elogio a un’ineffabile presenza”. L’entità che sfugge alle maglie di un’espressione esplicita è lo stesso suono, evocato per tinte tenui e sfumate che sembrano colare dall’esterno, da un oltre che si materializza sulle zone liminari della cornice, dell’“orlo”. È, come scrive lo stesso compositore, un «guadagnarsi la lateralità», per dare voce, con delicatezza, a «una linea perimetrale circumnavigante», alla «dolcezza di un filo che devia già al suo scaturire, si allarga ai margini per poi ammantare». […] L’atmosfera è (e)statica: nel flusso di un suono comunque continuo – la cui eco vibra oltre le pause – emergono poli di attrazione armonica, unisoni che sembrano marcare i margini della tela sonora, rare increspature ritmiche e ombre microtonali. L’economia è il dato che più colpisce in questa pagina cameristica [Voce d’orlo] in cui ogni altezza (sia essa sfiorata o scandita) ha il suo peso e la sua posizione specifica […]
Angela Ida De Benedictis, Tele sonore e ricami immaginari tra naufragi
e (nuove) strutture, in Suoni dall’Europa, 17° Festival di Milano Musica 2008,
Edizioni del Teatro alla Scala, Milano, ottobre 2008

[…] Ho conosciuto Osvaldo diversi anni fa e dato vita ad una sua prima esecuzione con il Duo Koncreta per flauto e pianoforte attivo in quegli anni; lo avevo invitato a scrivere per me proprio perché, conoscendolo, avevo da subito individuato in lui una forte personalità musicale. Per darvi un’idea del compositore, la musica di Osvaldo riesce a garantire il fluire del suono in un’atmosfera rarefatta ed apparentemente statica, in cui però ogni pausa, ogni silenzio, assume una valenza significante assoluta. Il piacere del collaborare con Osvaldo è stato il verificare che ogni increspatura ritmica, ogni scelta microtonale, ogni altezza aveva un suo peso specifico nella sua creatività, garantendo profondità e specificità al suo lavoro. […]
Rossella Spinosa, Osvaldo Coluccino per Italy&USA,
in “Amadeus Online”, Milano, 16 maggio 2011

[…] Coluccino è un compositore e poeta la cui ricerca radicale fa diventare il suono pianistico estremamente trasparente e rarefatto […]
Alfonso Alberti, intervistato in Talenti d’oggi
in “Classic Voice”, Milano, maggio 2011

Cinque nomi della musica contemporanea […] sono stati scelti per questo concerto […]. Giacomo Platini, Sylvano Bussotti, Osvaldo Coluccino, Mathias Pintscher, Gérard Pesson, ciascuno in relazione alla sua generazione, sono, oggi, tra i compositori più interessanti; sono musicisti che soprattutto oltralpe hanno saputo trovare un appassionato pubblico e attente istituzioni. […] tutti loro, in qualche modo,  sono accomunati da un linguaggio ricolmo di volontà comunicativa,  di forte sostanza formale,  sempre intrecciata a preziose raffinatezze.  Nella nostra profonda spaccatura fra musica leggera e musica cosiddetta colta, questi musicisti si situano come alfieri di una ricerca e una novità mai fine a se stessa, mai autoreferenziale: per l’antico  e sempre attuale rito di una Presenza che si disvela, di un ignoto che appare, filtrato da un’attenta coscienza storica modellata da profonde emozioni. […] Se vogliamo avvicinare o approfondire queste musiche, non abbiamo scelta:  ad una ricezione banale e passiva – fondata  solo sul divertimento –  dobbiamo sostituire una ricezione impegnata e attiva, in un attento lavoro intellettuale. […] Il concerto di oggi ha dunque un doppio merito: quello di proporre musiche importanti, per risvegliare le nostre coscienze, e quello di accompagnare l’esecuzione di ciascun brano con immagini tratte da alcuni capolavori dell’arte contemporanea, secondo questi accostamenti: Coluccino-Burri; Platini-Kiefer; Pesson-Penone; Pintscher-Twombly; Bussotti-sua partitura; per un libero gioco di analogie e rimandi, secondo gli antichi rapporti tra arte e musica […]
Paolo Repetto, L’Infinito attuale. Cinque compositori nel presente,
in libretto del Festival “Antidogma”, Torino, 5 giugno 2012

[…] versante della musica d’oggi non soltanto italiana che, rimembrandoci l’Oltre l’avanguardia. Un invito al molteplice di Armando Gentilucci, si muove in avanti in pieno libero andare oltre ogni ordine compositivo anche di nuova musica, così comunicando che la musica vera, cioè fuori dal e dunque contro il conformismo generale ma quindi musicale, si porta dentro l’apertura oltre ogni chiusura, oltre l’ordine oggi fattoci vivere senza possibilità di cambiamento, in quanto concepito e imposto come fine della storia […] un lavoro di particolare fascino, tutto assolutamente suo, dove la musica suona sospesa sopra di noi, come le trasparenti nubi bianche nel cielo azzurro, in movimento senza confini, che ci dicono che nella natura non ci sono tempo e spazio definiti. Ovvero noi, uomini reali che ascoltiamo Osvaldo Coluccino, non siamo imprigionati in una definizione. […]
Luigi Pestalozza, in programma di sala del Festival 
“Gli Amici di Musica/Realtà”, Milano, 18 febbraio 2014

L’attribuire un senso specifico agli oggetti e alle relazioni che ci circondano non è un esercizio di allenamento della mente, ma una virtù posseduta da chi, in quegli oggetti e relazioni, riesce a scoprirne l’anima (in una situazione in cui l’anima non sembra poter apparire). Il senso dell’arte è spesso correlato alla capacità di poter vedere qualcosa che gli altri non vedono. Se vi avvicinate a Osvaldo Coluccino (1963) e alla sua musica, vi renderete conto di quanta sensibilità, attenzione e profondità essa trasmetta. […]
La principale associazione che vi propongo per entrare nella sua musica è quella di farvi un ripasso sulle opere del pittore Piero della Francesca e su quelle pianistiche che seguono quel sottile filo conduttore che lega Webern, Messiaen e Feldman: se prendete tutta la produzione per archi di Coluccino (rinvenibile in una raccolta per Neos come String Quartets) e le esplorazioni di Stanze al pianoforte solo (rinvenibili in 12 elucubrazioni su Col Legno con l’esecuzione di Alfonso Alberti), ritroverete come d’incanto alcune delle tematiche sviluppate da quegli artisti. La più grande riflessione che Coluccino ha trasfuso nella musica è stata quella introitata dai dipinti di Della Francesca in Leggenda della Vera Croce, effettuati nella Cappella della basilica di S. Francesco ad Arezzo: di fronte alla visione degli affreschi noterete una struttura globale con tema a più dipinti, con plurime colorazioni e senso della prospettiva (Piero della Francesca era anche un matematico), ma grazie ad un adeguato stare in visione si viene catturati dai volti dei partecipanti che sono in grado di aprire un panorama di riflessioni: seri, solenni, immobili e impassibili, con una posa che non ha la pretesa di creare un effetto mistico, questi attori del dipinto restituiscono all’osservatore un’impensabile volontà di dialogo e comunicazione. Quanto ai pianisti succitati si entra nel novero dei fantastici depositari del tempo, templi della sua cristallizzazione sonora o del suo annullamento, teso all’abbattimento dei confini dei suoi estremi. 
L’opera di Coluccino segue un rigoroso filo logico, solo a lui ascrivibile, che coglie le particolarità oggettive dell’intimo, descrive un luogo consueto della nostra vita dopo adeguata interrogazione delle sue proprietà: la struttura portante della sua musica è continuamente tenue ed evanescente, ma non perde in sostanza; in Attimo il quartetto d’archi copre una gamma sentimentale atonale capace, nelle sue sfumature tra accordi e note, di evocare stati di luce soffusa, una luce che inquadra; in Aion si è rapiti dal mistero, dalla leggera oscurità e dagli archi che simulano in maniera perfetta gli effetti del soffiare; in Talea la tensione complessiva è magnificamente costruita su alcune tecniche non convenzionali e sulla potenza dell’immedesimazione (superbe le esecuzioni del Quartetto d’archi del Teatro la Fenice). I 12 componimenti a lunghezza variabile di Stanze suddividono 12 momenti musicali in cui riconoscere le entità che ci appartengono, oggettivandole con dei suoni liberi che siano in grado, tramite la loro morfologia, di fissare un valore o dare un significato a ciò che ci circonda: in breve un rinnovato ordine di produzione del puzzle del dipinto di Della Francesca, senza sistemazione temporale, seguendo solo quello delle armonia delle immagini. Coluccino, stilisticamente parlando, trasmette comunque differenze rispetto all’arte richiamata: non c’è astio né complessità, né tantomeno ripetizioni; la musica prende corpo nelle sue espansioni. […] Gamete Stele è la conferma che la stessa intimità ricavata nel sussurro o nella calma quasi sconfinata di un pianoforte o di un viola, si può ritrovare nel “chiasso” di un ensemble di almeno 9 elementi.
Ettore Garzia, Suoni della contemporaneità italiana: Osvaldo Coluccino,
in “Percorsi Musicali – Pensieri sulla musica contemporanea”, settembre 2016

[…] La terza sera è ancora radicalità. Area Sismica non dà tregua. E scoppia il “caso Coluccino”. Il cinquantatreenne compositore Osvaldo Coluccino è protagonista del concerto dell’Ex Novo Ensemble. In tre brani del suo ciclo di Emblemi, scritti tra il 2009 e il 2015, due in prima assoluta, agisce con tenui suoni lunghi ai confini del silenzio, suoni appena modulati, ma con una sorta di esitazione, solo per accennare l’oscillazione melodica possibile. Forse sta in un ultramondo, forse intende far circolare in questo mondo l’intelligenza estrema e una inconciliabile discrezione. Gli fanno da gustosissimo contorno lavori di Giacomo Manzoni, Renato Miani, Giacinto Scelsi, Bruno Maderna […]
Mario Gamba, Contemporaneo Italiano
in “Il Manifesto”, Roma, 29.11.2016

[...] L’Ensemble Exaudi tesse il tema dell’amore, della separazione e della morte con i madrigali di Monteverdi (“O primavera, gioventù dell’anno”, “Cor mio, mentre vi miro”) e quelli, più teatrali, di Gesualdo (“Se la mia morte brami”, “Deh, come invan sospiro”), un repertorio per cinque voci diretto da James Weeks, che cantano con il colore e la flessibilità vocale che induce questa scrittura raffinata. Allo stesso modo, la delicatezza emerge nei recenti brani dei due compositori italiani presenti questa sera. La tensione espressiva passa attraverso la spoliazione e il ritegno in Scomparsa di Osvaldo Coluccino [...]
Michèle Tosi, Dentro e fuori l’Abbazia di Royaumont,
in “ResMusica – Musica classica e danza”, Parigi, 14.9.2018

[...] Il Festival di Royaumont prosegue con un nuovo incontro tra natura e spiritualità, barocco e contemporaneo, grazie al gruppo vocale Exaudi [...] Due pezzi contemporanei di cinquantenni italiani, dati in prima esecuzione francese, s’intercalano ai madrigali dai quali traggono la qualità polifonica (il quintetto diventa un sestetto e viene diretto) [...] Delle belle stasi altrettanto radiose portano una doppia risonanza su Scomparsa di Osvaldo Coluccino, che suona lungo e ampio sotto volte ad arco del refettorio.
Charles Arden, Amori eterni, spazi magici al Festival de Royaumont,
in “Ôlyrix – Tutta l’Opera è là”, Nogent-sur-Marne (Francia), 14.9.2018

[...] due madrigali di Monteverdi, “O primavera, gioventu dell’anno” e “Sfogava con le stelle” affermano le qualità dell’Ensemble Exaudi, cesellando le parole e il loro colore con una purezza [...] in un’acuta attenzione alla quantità del silenzio nell’emissione vocale, che si ritrova in Scomparsa (2007) di Osvaldo Coluccino, dopo due pagine di Gesualdo, “Se ia mia morte brami” e “Deh, come invan sospiro”, un teatro intimo attraversato dall’amarezza che qui si sente in modo diverso, fuori dal convenzionale storico, cosa che vale anche per il finale di “Rimanti in pace” di Monteverdi. Sotto la direzione di James Weeks, i cinque cantanti dell’Exaudi celebrano il significato della decantazione espressiva.
Gilles Charlassier, Prima mondiale di Heave di Sivan Eldar. Gli ensemble 
Exaudi e Meitar eseguono Coluccino, Cengiz Eren, Elkana, Fedele, Hurel, Lanza, 
Leroux e Pagliei, in “Anaclase – la musica di tutti i giorni”, Parigi, 26.10.2018

Il Festival di Musica Contemporanea Italiana torna alla casa madre. Ed è giusto così, perché lì è nato e lì si respira quell’ambiente frizzante, alternativo e informale che calza perfettamente con i suoni che vengono programmati con una lungimiranza culturale, tra utopia e visionarietà, che poche realtà musicali italiane possono vantare. Questo è Area Sismica: un avamposto della musica d’oggi nella campagna forlivese. [...] è una conferma anche quella offerta dal pianoforte di Fabrizio Ottaviucci che propone di Osvaldo Coluccino Stanze 3-4-5-10-12 (2004-2011). Un incontro mistico-filosofico che si ripete tra un autore e un esecutore che condividono sensibilità vicine, amore per il silenzio, movimenti minimi, spazi bianchi, suoni stoppati. Anche questa un’esecuzione di notevole apertura mentale, concentrazione, tra sospensioni che lasciano nello spazio un senso dolciastro di incompiutezza.
Paolo Carradori, Area Sismica, a lezione di contemporanea,
in “Il Giornale della Musica”, Torino, 28.11.2018

[…] il pianista Ottaviucci ormai favoloso […] questo festival ha dato risposte anche sul versante dei compositori, non tanto per le meraviglie di Luciano Berio, Salvatore Sciarrino […] la cui notorietà è consolidata, quanto per la “scoperta”, che poi è un “riscoperta” proprio nelle cave dell’Area Sismica, di un portento di nome Osvaldo Coluccino. Dove si nasconde un autore di così grande levatura e perché il suo nome non circola dalla mattina alla sera tra i musicofili e sui giornali e tv e ogni altro mezzo di comunicazione?
Cinque delle sue Stanze per pianoforte, un ciclo scritto fra il 2004 e il 2011, sono state eseguite da Ottaviucci, che ha una particolare sintonia con Coluccino (ma ce l’ha con Scelsi, con Cage, con Curran…). Compositore di suoni che desiderano muoversi al confine del silenzio. Di suoni che si intrattengono con l’idea di tenue assoluto ma poi scoprono che l’assoluto non esiste e allora scelgono la fragilità come modo di agire, come modo di essere ben dentro la costruzione di una piattaforma di simboli tra l’autore e il mondo. Passaggi sugli acuti “disincarnati” e ricchi di echi, itinerari di accordi che accarezzano ipotesi armoniche inaudite, una sorta di “ballata requiem” nell’ultima Stanza tutta intessuta su una melodia sorprendentemente cantabile.
Mario Gamba, Rivelazioni e scoperte al Festival di Area Sismica,
in “Il Manifesto”, Roma, 4.12.2018

[…] Ha esordito come poeta nel 1992 su Annuario di poesia 1991-92 (di Crocetti editore), con versi brevi e concentrati; i tratti della sua attività letteraria, che poi sono quelli della sua personalità, della sua sensibilità e cultura, delle sue pulsioni e attrazioni, ovviamente si riscontrano anche in quella musicale. Come compositore manifesta una forte autonomia dalle correnti principali seppur riconducibile a quella dell’ultimo Nono, una musica sostanzialmente statica e spesso ai confini dell’udibile, sospesa in una timbrica rarefatta, interrogativa, basata sull’ambivalenza del significante, che porti a eventi sonori di confine [...] «Sento l’espressione artistica di spessore, in qualunque ambito essa attinga e con qualunque linguaggio e tecnica essa proceda, una cosa sola, conduttrice di un unico postulato, come valore pre-individuale. L’arte entra nella mia musica in modo trasversale, pseudo-subliminale. Il testo da me prescelto ha sempre una natura iper-musicale, ma, tengo a sottolineare, di una musica del senso ossia che contribuisca a far risuonare a più livelli, musica di un significante che tracimi dall’illusione della costipata comprensione razionale o della ricostruzione in un ordine consolatorio.» (Osvaldo Coluccino, Testimonianza, in Renzo Cresti, I linguaggi delle arti e della musica – L’e(ste)tica della Bellezza, Il Molo, Viareggio 2007). L’essenza dell’arte precede ogni tipologia specifica dal punto di vista delle arti, dei linguaggi, delle forme e degli stili, è un quid universale che Coluccino tenta di lavorare con mezzi ed elementi trasversali, alla ricerca del senso profondo delle cose, quel senso che sta al di qua di ogni razionalizzazione e abbraccia l’uomo con il suo infinito interiore.
Renzo Cresti, Musica Presente – Tendenze 
e compositori di oggi, LIM, Lucca, 2019

[…] [intervistatore:] «Dopo tanta musica ascoltata e suonata, che cosa sa ancora stupirla, farle dire “Oh” nella musica e nella musica per pianoforte?»
[Ottaviucci:] «Sempre più sono attratto dalla rarefazione. Non è il caso del programma Falde timbriche che attinge a opere della metà del Novecento. Oggi sento che il silenzio è sempre più protagonista. Un esempio di stupore in questo senso l’ho trovato nella musica di Osvaldo Coluccino, un musicista che sa incastonare il suono nelle maglie del silenzio, giocare con abilità con pieni e vuoti e valorizzare così la pregnanza di ogni nota e della sua intensa assenza. Contro la Retorica dei nostri giorni che eccede in ogni linguaggio: di parole, di note, di immagini.»
—, Le Falde timbriche di Fabrizio Ottaviucci al ParmaJazz Frontiere Festival
in “Ginger Magazine – Stupore creativo”, 23 ottobre 2020

Il pianista Jan Michiels ha selezionato opere di Furrer, Sciarrino e Kurtág che si collegano alla prima mondiale Rispecchiato in quarzo del compositore italiano Osvaldo Coluccino. Un’opera grandiosa in cui l’elettronica è una radiosa estensione dei suoni del pianoforte: sensuale, poetica e massiccia – la risposta del 21° secolo a … Sofferte onde serene… di Luigi Nono. Queste nuove opere pianistiche hanno trovato nella persona di Jan Michiels un campione tanto virtuosistico quanto sensibile.
Maarten Beirens, in libretto del festival 
del “Transit Festival”, Lovanio (Belgio), 23 ottobre 2021

Dopo l’ultima stanza di Osvaldo Coluccino, le mani di Jan Michiels scivolano lentamente dai tasti al bordo della tastiera. Formano pugni che poggiano sulle sue ginocchia. È finito, il silenzio e il pentimento sono stati spinti al limite. Il concerto è finito, ora non c’è più nulla.
Al suo concerto nell’ambito di Rispecchiato in quarzo di Coluccino, Jan Michiels ha potuto mostrare il suo lato più forte: la perfezione nei toni morbidi. Il concerto consisteva nella prima esecuzione mondiale di Coluccino per pianoforte ed elettronica, che era preceduta e seguita dalle sue Stanze, che a loro volta erano intervallate da composizioni di colleghi affini come Kurtág, Furrer e Sciarrino.
La definizione “morbido vellutato” è ancora troppo grossolana per descrivere il tocco di Michiels. A volte le sue note suonano come se i tasti fossero baciati da angeli. Egli rispetta pienamente ciò che Coluccino intende per stanza: uno spazio in tutte le sue forme, reali o immaginarie. Nel caso di Michiels, questo rispetto si manifesta in un magistrale riempimento dello spazio tra le note. Nelle sue mani i silenzi riempiono lo spazio e le note sembrano custodire i silenzi. I suoi piedi suonano dolcemente i pedali con i decimi di millimetro. I toni morbidi sono così minimali che sembrano servire alla tranquillità che segue. 
Il programma è stato articolato attorno alla prima esecuzione mondiale di Coluccino Rispecchiato in quarzo, un’opera per pianoforte dal vivo ed elettronica, in cui il pianoforte dialoga con loop, droni, suoni di città, violenza della macchina e potenti rumori. Anche qui Michiels si è dimostrato il maestro del dettaglio. In alcune parti il pianoforte è preparato e le corde vengono toccate dalle mani e dalle unghie del pianista dal vivo. Anche qui Michiels si è distinto con sottili movimenti di palline che rimbalzano sulle corde o carezze con bacchette e cuscinetti. Il pezzo si conclude con Michiels che si allontana dal pianoforte e lo esamina da lontano, ammirandolo o, se si vuole, rendendogli omaggio. Qui, ma anche in altre parti del concerto, Jan Michiels ha dimostrato di essere tutt’uno con il suo strumento.
Wynold Verweij, Le slow hands di Jan Michiels,
Transit 2021 onora il pianoforte come mezzo spirituale,
in “Klassiek-Centraal.be”, Mechelen (Belgio), 24 ottobre 2021

[…] Il cuore del recital di Jan Michiels è costituito dal relativamente lungo Rispecchiato in Quarzo di Osvaldo Coluccino. Il brano è composto da una parte elettroacustica preregistrata da Coluccino e da una parte suonata dal vivo dal pianista, utilizzando sia la tastiera del pianoforte che l’interno. Con questi mezzi Coluccino crea un mondo sonoro particolarmente emozionante e a tratti inquietante che diventa via via più complesso man mano che il brano avanza. Il resto del recital è formato dagli otto movimenti Stanze di Coluccino, che sono interrotti da brevi brani di György Kurtág, Beat Furrer e Salvatore Sciarrino. Quelle otto Stanze si distinguono in questo recital per il loro mondo sonoro estremamente sommesso. Con molta attenzione e con un grande senso del tempismo, Michiels dosa i delicati attacchi, come se suonassero solo frammenti di musica, al vento. Sono i brani di Kurtág e soprattutto quelli di Furrer e Sciarrino dal carattere quasi industriale soprattutto nei due Notturno Crudele di Sciarrino, a fornire il dinamismo a questo recital. […]
Ben Taffijn, Transit Festival – Parte 2 (Recensione al concerto),
in “Nieuwe Noten”, Amsterdam, 24 ottobre 2021

Nel recital del pianista Jan Michiels, Rispecchiato in quarzo del compositore italiano Osvaldo Coluccino è al centro della scena. Michiels ha impreziosito questo lavoro per pianoforte ed elettronica con il ciclo intimista Stanze di Coluccino e alcune opere di compositori affini come György Kurtág, Beat Furrer e Salvatore Sciarrino. È un concerto riccamente allestito in cui il confronto del grandioso con l’immobilità si traduce in una nuova esperienza di ascolto.
[…] L’elettronica ha spesso una connotazione fredda. In Coluccino invece approfondire la magia è fondamentale. L’elettronica consente di trascendere i confini uditivi, come la durata del tono o la gamma dei registri alti e bassi. Di conseguenza, le percezioni tradizionali vengono messe in discussione. Coluccino è noto per non lasciare nulla al caso. Scrive nota per nota e silenzio per silenzio con precisione microscopica. Questo pezzo di 18 minuti e mezzo è il risultato di quattro mesi di lavoro quotidiano.
“in quarzo” si riferisce alla pietra di quarzo (ametista, cristallo di rocca), minerale comune con prisma a sei facce. Greci e romani attribuivano alla pietra poteri magici. Secondo Coluccino, la combinazione di pianoforte ed elettronica si avvicina alle proprietà spirituali del quarzo.
Luigi Nono – Storicamente, Rispecchiato in quarzo è radicato in ...Sofferte onde serene... per pianoforte e nastro magnetico (1975-77) del compositore veneziano Luigi Nono. […] Nono scrisse la sua opera in un periodo di intensa riflessione e autocritica. Con questo, ha dato il tono a modi innovativi di comporre e per rinnovate prospettive sull’arte e l’estetica. Luigi Nono è quindi oggetto di una comune fascinazione per Osvaldo Coluccino e Jan Michiels.
Identità – Di sé e della sua identità compositiva Coluccino ha recentemente affermato: «Rispetto tutti i tipi di musicisti, ma devo dire che il mio genere non può essere definito “free improvisation”, perché scrivo nota per nota, silenzio per silenzio; non può essere “elettronica”, perché non compongo solo questo; non può essere “minimlismo” in quant c’è micro-mobilità, sottile mutevolezza e ricerca sul suono e in quanto sono assenti le ripetizioni ossessive. Non c’è dubbio che io sia un artista versatile, alla maniera di certe personalità rinascimentali, e quanto al genere, è sufficiente indicare  “contemporary classical” o “modern classical”.»
Risonanza – Nella sua forma più pura, il trittico di toni-risonanza-silenzio di Coluccino si esprime nelle sue dodici Stanze (2004-2011). Jan Michiels ne suona otto, raggruppate quattro per quattro attorno a Rispecchiato. Una stanza in italiano può significare tante cose: uno spazio in tutte le sue forme, reali o immaginarie. Possono essere luoghi interiori dell’anima o luoghi impossibili. Musicalmente, questi spazi prendono vita in una sospensione senza tempo, in una perfetta padronanza degli intervalli tra le note e delle altezze. Quello che sentiamo assomiglia a una fratturata musica di pianoforte, le note e i suoni sono sparsi nello spazio. Nelle sue Stanze, Coluccino usa il corpo del pianoforte per generare risonanze. Toglie le finestre, elimina tutti i fronzoli e ci fa confrontare con ambienti che sono dentro di noi. La luce e le dimensioni continuano a cambiare. Determiniamo il ritmo con cui camminiamo attraverso spazi che presto percepiamo come nostri. In una stanza prendono forma anche altri significati, come il fatto di sostare, fermarsi e stare fermi.
Jan Michiels raccoglie la sfida di profilare queste interpretazioni spaziali con rispetto e amore. Eccelle in una magistrale interpretazione delle aree tra i toni. Nelle sue mani i silenzi riempiono lo spazio; le note sembrano custodire i silenzi. I suoi piedi suonano i pedali con decimi di millimetro. I toni tenui sono così minimali da sembrare al servizio della tranquillità che ne consegue. Il suono è magico e, per alcuni ascoltatori, forse anche religioso.
Frammentazione – La musica si manifesta qui più che mai come un linguaggio, anche se diverso. La musica è un linguaggio con cui possiamo esprimerci e che comprendiamo, ma che non possiamo tradurre. […] Inoltre, l’uso delle pause, delle fermate, delle cesure e delle sospensioni del respiro porta alla frammentazione della forma musicale, che fa scomparire la linearità. I silenzi sfidano la percezione del tempo. Il risultato è la creazione di uno spazio sonoro che l’ascoltatore riempie in se stesso, creando un’impressione di atemporalità. Il compositore fa qui un passo indietro, facendo spazio all’ascoltatore. Il risultato psichico è una partecipazione attiva dell’ascoltatore che, oltre alle orecchie, accende anche gli occhi come antenne sensibili. I pensieri che prima erano rimasti nascosti vengono liberati. Ciò che inizialmente era interiorizzato si esternalizza ed è quindi tangibilmente liberato dall’occulto.
Intensità – […] In questo concerto, l’ascoltatore sarà talvolta sorpreso da come si manifestano le diverse proporzioni di regolarità e instabilità. All’inizio, l’ascoltatore attende con una certa inquietudine qualcosa a cui aggrapparsi e la direzione. Ma gradualmente si accorge di essere trascinato nel qui-e-ora, perché non c’è prospettiva. L’esperienza di ascolto può quindi essere migliore rispetto a un’escursione lunga e apparentemente senza meta in cui il tempo scompare alla vista. L’ascoltatore non ha altro punto di ancoraggio che l’introspezione, che alla fine si traduce in una vista spettacolare. Il disagio iniziale dello spostamento uditivo è scivolato attraverso l’introspezione nella meditazione e nella riflessione. 
Nella Dodicesima stanza di Coluccino, l’ultimo pezzo del concerto, l’ascoltatore avrà sperimentato che la composizione del silenzio alla fine crea spazio per panorami abbaglianti. Oppure, come dice un proverbio murario in un monastero del XIII secolo a Toledo: «Pellegrino, non c’è sentiero, c’è solo il viaggio stesso».
Wynold Verweij, Un tour a piedi con vista panoramica, 
in booklet del concerto al Festival De Bijloke, Gand (Belgio), 17.02.2022

«In generale mi aspetto dagli artisti un’unione fra non comune sensibilità e maestria. Perciò, nel mio caso ho anche a che fare con la ricerca formale, ossia con rapporti fra altezze delle note dei vari strumenti, con pause, contrappunto, dinamica, dinamismo ecc., proprio come si faceva nei secoli XIV, XV, XVI…, e certamente anche con il parametro che più mi affascina della nostra modernità, cioè la “ricerca sul suono”. Ma senza poesia (della musica), senza (speciale) sensibilità, senza una grande (innata) personalità, senza un’esperienza di vita intensa che lavori al fine della conoscenza e che ahimè renda l’animo anche sofferente, certamente sofferente non gratuitamente ma per buone ragioni, altruistiche ragioni (Rimbaud diceva che «si tratta di rendere l’anima mostruosa»), questa tipologia di ricerca, che per cominciare si basa su impalcature tecnico-estetiche, resta sterile.» (Osvaldo Coluccino)
Misi le mani sul cd Gemina per caso, contiene otto composizioni di Osvaldo Coluccino, compositore italiano fino ad allora a me completamente sconosciuto. […] Gemina ha attirato l’attenzione e apparentemente ha funzionato come un apriporta. Otto “duetti” in diverse formazioni, scritti tra il 2002 e il 2008, pubblicati nel 2010, sono raccolti in questo umile CD: durata totale poco più di 35 minuti. […] Il primo duo per violino e pianoforte è sbalorditivo. […] un dialogo molto concentrato con pochi gesti, un botta e risposta per accenni. Principalmente silenzioso. Leggero, fluttuante. Con relative linee aeree, sopra e sotto. Si potrebbero contare i suoni recepiti durante l’ascolto, ovviamente non avrebbe senso. Pochi istanti prima della fine, tre gesti piuttosto decisi, consecutivi, brevi (tre battute mf) accentuano la fragile unione quasi lontana come un climax. La classificazione come “tenerezza da gentiluomo” è sulla punta della mia lingua, i ricordi di Webern potrebbero emergere in termini di concisione e spinta interiore, qualcosa di Feldman è vicino, ma Coluccino sembra più “cantare” a modo suo. Le cose familiari che non possono essere nominate esattamente, appaiono ancora e ancora, mentre allo stesso tempo aprono nuovi orizzonti in termini di invenzione. Il materiale è libero nel vero senso della parola, l’emancipazione della dissonanza è avvenuta da tempo, anche l’armonia tradizionale può tornare, tutto va bene e talvolta queste otto miniature si presentano in modo piuttosto elegante per usare una parola che sembra inappropriata in relazione al nuovo in musica. Solo chi è abile a creare a un grado di concentrazione efficace, può lavorare in questo modo.
Lo stesso compositore non ama nominare maestri o modelli, ma il nome di Luigi Nono ricorre più spesso, non come idolo, piuttosto come qualcuno in cui vede la conferma di se stesso, il che non esclude la vicinanza occasionale. Nessuno viene fuori dal nulla. […]
La sua esistenza di poeta si è conclusa nel 2003, dichiarando «atto di poesia» la scelta di smettere di scrivere poesie: «Ho scritto quello che dovevo scrivere». Solo occasionalmente ricorre a questi testi, ad esempio nelle sue composizioni vocali. «Non sono un poeta che scrive anche musica per diletto o un compositore che scrive anche poesie», mi diceva in una email del gennaio 2023. Rifiuta il multitasking tipico delle operazioni del giorno d’oggi, e non esita nemmeno a prendere grandi impegni: «Tutto è musica nell’universo; ma non come compiacimento per le orecchie.» […]
Coluccino correggerebbe o integrerebbe il mio tentativo di abbozzare Coluccino, avendolo io posto inizialmente ed en passant vicino a Morton Feldman, con una riflessione cruciale: «Nella mia musica c’è una radicale ricerca sul suono, micro-dinamica e micro-sensibile», che muove le sue scoperte […] Ritiene che questo tipo di ricerca raggiunga il suo apice nei suoi lavori più recenti, dal 2017 in poi; in effetti i Duetti, con il loro aspetto quasi classico, risalgono a un po’ di tempo fa. 
La mia passeggiata non sistematica attraverso questo lavoro si imbarca felicemente su Emblema. Si tratta di sette brani con strumentazione mutevole, sette brani musicali in statu nascendi, mirati a creare suoni naturali strumentali, tesi a ciò che è appena udibile. I protagonisti, ad esempio nel primo brano flauto/flauto basso, clarinetto basso, violino, viola e violoncello, cercano di far uscire il suono in attente sottolineature, in movimenti paralleli che dolcemente si separano nel corso del tempo. È applicata una dinamica ppppp-ppp. E ancora e ancora ci sono pause, anche cesure come recitativi, i campi gestual-elegiaci si ergono liberi come ambientazioni investigative, quasi come ritagli nel silenzio, come un grafico su un foglio di carta bianco. 
Nei sei Interni per flauto (2017/18) egli radicalizza nuovamente questo movimento sonoro di ricerca. Con Roberto Fabbriciani ha un musicista che sa come realizzare queste complesse visioni interiori annotate. Vedo il disegno, sento lo spazio, sento qualcosa che si potrebbe chiamare Aura. Il silenzio non è adorato, è una conditio sine qua non. «Il silenzio è un suono, parte integrante dell’opera.» (Roberto Fabbriciani). Malgrado la concentrazione, la ricchezza del colore è grande, e non solo per il cambio di organico, dal momento che con Interni c’è comunque un solo interprete, uno strumento. La restrizione, la riduzione letta come mancanza di vocabolario sarebbe un’errata interpretazione, si tratta piuttosto di agire nel simile, o nella disuguaglianza del simile, che vuole essere ascoltato. Ti avvicini e vedi di più, ti immergi nel suono e senti una quantità infinita. Le sensazioni sorgono a micro-distanze, la tavolozza fiorisce, sotto il microscopio le cose casuali diventano organismi complessi. Vi può essere anche un aspetto spirituale, ma difficilmente si rischia di confondersi con offerte esoteriche, e non è complice in questa direzione la sovranità dell’opera (vedi anche sopra: l’eleganza), bensì la «ricerca sul suono» appare come un interesse cognitivo che funziona contro le strategie dell’edonismo. “Ricerca” è forse solo un espediente verbale per un suono che sembra interrogarsi criticamente nei momenti della sua esistenza, per dirla metaforicamente. La musica è decisamente incentrata sui segnali provenienti dal proprio microcosmo. Qui si esprime un personaggio malinconico, una «personalità supersensibile» che non è affatto mossa solo dalle vicende interne all’arte, come Coluccino (grosso modo) si descrive. 
[…] Stanze (2004/11) per pianoforte, un’indagine di tipo speciale, un tentativo di modi espressivi diversi, stati d’animo, scrittura nello spazio, gestione del tempo e dimenticanza del tempo. […] questa suite di stanze è realizzata come una sequenza con nuove intuizioni ogni volta. Se vuoi, puoi trovare tracce di una storia. […] Con la Dodicesima stanza, cioè con l’ultimo brano, un nuovo tono entra nel ciclo, […] sento una malinconia mai esistita prima, un rientro pieno di sentimento. Rientro? In cosa? Mi viene in mente un effetto Proust, Le temps retrouvé, cioè il desiderio finale di ricominciare tutto da capo subito dopo la fine della lettura, perché l’autore ha improvvisamente visto il mondo che aveva raccontato, ora in un modo completamente diverso. […] La musica di Coluccino è duratura e resistente, un’opera appena sognata non supererebbe questa prova di resistenza, la sua musica non si consuma nei primi oltraggi, ma è lì come se fosse già stata sentita prima. In Stanze c’è il modo tradizionale di suonare il pianoforte. «Ho scelto la via della purezza», mi ha scritto Coluccino in una e-mail del 10 febbraio 2023, «per non comprimere questo lavoro negli stereotipi tecnici della nostra epoca». L’aspetto della ricerca sonora in senso stretto qui può essere un po’ diminuito, la musica è interamente dedicata agli eventi, al cambio di prospettiva, al mutare dell’illuminazione nelle diverse stanze, dove gli orologi ticchettano in modo un po’ diverso. 
[…] In Rispecchiato in quarzo (2020) il pianista, alla prima mondiale a Leuven al Transit Festival nell’ottobre 2021, il congeniale Jan Michiels, prende in mano lo strumento, che è perfettamente preparato, fa i suoi riti (anche l’aspetto performativo qui gioca un suo ruolo), usa dei colorati aiuti per suonare direttamente sulle corde, oltre al fatto che esegue anche una parte (virtuosistica) sui tasti. Questo sensibile valico di confine si trova in un paesaggio sonoro elettroacustico che consente dialoghi tra concreto e virtuale, ma si aggrappa anche al punto in cui essi si fondono assieme. «Le molteplici facce, i multiversi risplendenti e trasparenti del quarzo, ai quali vari popoli antichi attribuivano proprietà divinatorie», scrive il compositore nel programma di sala, con uno sguardo in lontananza, «sono qui la sede magica a cui l’essere vivente si rivolge per ricercare e ricercarsi per via ineffabile.» […]
Arrivati a questo punto si potrebbe dire qualcosa in più sui lavori elettroacustici di Coluccino, i quali formano un corpo di lavoro a parte, oltre all’area per/con oggetti acustici, per esempio Atto (2011), dove si suonano oggetti, niente strumenti musicali e senza manipolazioni elettroniche. Alla domanda di Simon Reynell su cosa si tratti, Coluccino risponde con una dichiarazione di principio che si dovrebbe applicare a tutta la sua musica: «Nella musica cerco di catturare elementi astratti, invisibili o paralleli e poi di renderli concreti».
Attimo per quartetto d’archi (2007) mi ha particolarmente catturato. Questo mi avvicina al CD iniziale Gemina con gli otto duetti. Il suono si fonde in movimenti equilibrati in linee, punti e superfici interrogative. Tale “momento” è un dramma statico nel qui e ora, contrappunti decisi e drammatici appaiono come parafulmini che forniscono elettricità all’insieme ad alta tensione, ma questo non è sedizioso, Coluccino non è uno che ha bisogno di una costante esibizione di abilità artistica. L’eredità musicale della modernità è ancora a portata d’orecchio, ma da molto tempo si è spostata su un altro pianeta... 
Reinhard Ermen, dal Ritratto Continuazione della poesia con altri mezzi 
– Il compositore italiano Osvaldo Coluccino
in MusikTexte, n. 177/178, Colonia, maggio 2023





MUSICA DA CAMERA, ORCHESTRALE E VOCALE

In merito a Interni (2017-2018), Kairos, Vienna 2019

[...] In una realtà che vede la composizione passare in rassegna metodi e tecniche anche senza una ben precisa teoria deduttiva, ogni compositore si sta ritagliando uno spazio, una sua specificità del comporre: quella offerta dal compositore Osvaldo Coluccino ha tutta l'aria di essere una delle più consapevoli, riconoscibili e “forti" nella sua identità ed intensità: ho virgolettato l'aggettivo “forte" poiché nel caso di Coluccino esiste un double entendre del significato, che mira ad una meravigliosa divaricazione tra senso e oggetto.
Interni, il cd appena pubblicato da Coluccino per Kairos ed interamente dedicato al flauto, è una magnifica rappresentazione di quell'aggettivazione prospettata: con l'indispensabile esecuzione del grande Roberto Fabbriciani, Interni si divide in 6 parti, 6 movimenti investigativi del pensiero di Coluccino, un compositore che attraverso la musica è riuscito a fare una cosa unica, ossia materializzare un'intima elucubrazione dell'animo, visionarie stazioni dinamiche di oggetti e persone formalmente inanimati. [...] Se erano già molti i canali ingegnosamente utilizzati dai compositori e flautisti per presentarsi nelle modalità estensive del pianissimo, dei silenzi lunghi, delle scie flebili del fiato o dei canali d'aria, non ne esisteva nessuno che sviluppasse una loro configurazione specifica, quella che Coluccino eleva a realtà del “lieve” e del “fioco” attraverso la combinazione di puntigliose tecniche estensive [...] pur non facendo nessun diretto riferimento nelle note scritte all'interno del cd, Osvaldo fa intuire un collegamento agli "interni" dei dipinti di Beato Angelico nel Museo di S. Marco a Firenze, dove le figure apparentemente immobili sui dipinti sembrano relazionarsi a noi usando un canale preferenziale, quello di una impercettibile distesa di spiegazioni interiori; queste sofisticazioni pensate da Coluccino ed eseguite da Fabbriciani sono in grado di agire da medium di un trapasso dell'ascolto musicale da corporeo ad incorporeo, di un movimento che dalle orecchie passa al cervello. Si tratta, dunque, di approntare un ascolto immersivo e difficoltoso, ma che lancia nella composizione per flauto un altro segnale di vera novità. Flauto in Do, flauto alto, basso e contrabbasso, nonché flauto con intervento di un sostegno elettroacustico, percorrono strade del virtuosismo inusuali, perché raccolte in un idioma estetico (il libretto interno al cd raccoglie esempi di queste minuziose partiture) che finora non era mai stato posto in questo modo. Andate a sentire, per esempio, l'Interno 5 dove il depauperamento del timbro del flauto lascia spazio ad una pletora di situazioni dell'inezia sonica, respiro umano che si condensa con soffi, aspirazioni, fischi appena accennati, sibili condotti in uno spazio incredibilmente arioso.
La composizione di Coluccino al flauto è distante da quanto fatto dai principali compositori estensivi italiani in materia: Maderna il flauto lo rese poetico, Berio inquadrò le estensioni nelle regole di convivenza dei processi armonici, Nono tese una mano alla complessità del suono (anche nello spazio), Sciarrino indagò sul cambiamento di stato (quanto succede negli spazi tra sonorità e silenzi), Ambrosini agì sulla motilità, Fabbriciani produsse un salto nelle qualità dei timbri grazie a scoperte strumentali di gigantesca portata. Per Coluccino non è importante solo l'indagine timbrica, ma anche quanto si può ottenere in termini di spirito umanistico, di tessuti connettivi collegabili alla sensibilità artistica, posto che la sua è una riflessione che non si accontenta di risvegliare generiche e soggettive immagini neurali, ma vuole indirizzarci verso una di loro in particolare, quella di una dimensione introspettiva umile ed imprendibile. Il trasferimento verso di essa però è intensissimo e basterebbe ascoltare quanto succede in tema di arricchimento profuso dal processing elettroacustico: Interno 6 mostra persino un bisbiglio composto, una prova di vicinanza ai dipinti e a tutta l'arte che non si riesce a cogliere nella sua bellezza e totalità se non dopo un'attenta visione dei particolari, in ossequio a quanto asseriva Giacometti nella necessità di sviluppare una poetica indirizzata alla scoperta degli orizzonti inaccessibili.
Ettore Garzia, Osvaldo Coluccino: Interni
in “Percorsi Musicali”, 30.9.2019

Il flautista Roberto Fabbriciani affronta le opere del compositore Osvaldo Coluccino. Il minimalismo della composizione si armonizza perfettamente con il flauto di Fabbriciani abbinato a essa. Ciò è importante perché Coluccino compone sia per grandi orchestre (Destato nel respiro del 2018), gruppi vocali (Nel distacco del 2003) sia per singoli strumenti in equilibrio sul confine tra suono e silenzio, come nel caso del flauto di Interni.
Flauto in varie versioni, il più delle volte preparato, dal modo in cui Fabbriciani utilizza varie tecniche di esecuzione nell’album. Ci sono lunghe parti di sussurri, frasi rapide, respiri. La nuova musica contemporanea di Coluccino eseguita dal grande virtuoso del flauto Fabricciani oscilla fra libertà creativa e lavoro composto e strutturato. Le registrazioni di Interni suonano come una solida improvvisazione, una piena e misteriosa fuga notturna in profondità nei pensieri umani. Inquieto, buio. Imprecisato. Questo è il materiale dell’album, sei brani che richiedono messa a fuoco dei disegni, e lasciarsi affascinare. Soprattutto quando il flautista italiano scende nelle aree basse del subconscio e il compositore italiano agisce con il silenzio. Per me, è proprio un disco sen-sa-zio-na-le che penetra nello spazio che circonda l'artista con il suono.
Piotr Strzemieczny, in “Fyh!”, Polonia, 26 ottobre 2019
valutazione: 8 (un grande album)

L’aggettivo sostantivato che titola il programma è al plurale: dichiara l’attenzione che il compositore dedica a esplorare gli “interni” delle diverse taglie di flauto, ma anche l’"interno" della scrittura modernamente idiomatica di cui Fabbriciani addomestica con poetica naturalezza effetti e silenzi, a ricreare una dimensione sonora, spaziale e di ascolto di originale sottigliezza.
Angelo Foletto, Una dimensione da Interni
in “Robinson-La Repubblica”, 9 novembre  2019
valutazione: 4 stelle

In questi sei Interni per flauti, il compositore e poeta esce dai sentieri battuti e fa sentire lo strumento, i suoi suoni, i modi di suonare, sino ai limiti dell’udibile, i silenzi quindi anche come parti integranti dei brani, come una serie di pensieri, che avanzano, evolvono, esplorano – un percorso, una missione, una ricerca. In questo viaggio in cui la respirazione umana e lo strumento si confrontano come alter ego, Osvaldo Coluccino affina il dettaglio all’estremo, come nel Primo interno, che inizia con quattro note, identiche (Sol, alla stessa ottava), ma emesse seguendo una morfologia diversa: aria attraverso il flauto; respiro umano; aria inspirata; aria attraverso lo strumento ma secondo una diteggiatura fuori dalla norma. Questo è un disco che richiede un ascolto vicino all’orecchio, nella quiete di un casco che produce silenzi e nella pazienza di chi sa ascoltare il sottile.
Bernard Vincken, Osvaldo Coluccino: Interni, Fabbriciani,
in “Clic Musique!”, Francia, novembre 2019

Prima di iniziare a scrivere musica come compositore maturo, Osvaldo Coluccino (nato nel 1963) era stato un artista letterario. Sebbene avesse studiato composizione e chitarra classica, si fosse esibito in sale da concerto durante l'adolescenza e avesse iniziato a comporre nel 1979, dalla fine degli anni '80 ai primi anni 2000 Coluccino si dedicò principalmente alla scrittura in versi: poesia, teatro e prosa. La poesia in particolare richiede un orecchio per le parole come oggetti sonori e una comprensione del linguaggio come potenzialmente uno strumento di significato condensato – del dire molto con poco. E mentre Coluccino può considerare il suo lavoro con la poesia e con la composizione come occupanti due sfere separate e in gran parte non collegate, sembra invece che entrambe queste qualità di poesia – sonorità ed economia di espressione – continuino nelle sue composizioni.
Ciò è particolarmente vero per Interni, una serie del 2017-2018 di cinque composizioni solistiche per vari flauti e una per flauto ed elettronica. Come ha fatto con le opere precedenti, con la serie Emblema per piccoli ensemble da camera e Atto, che era composta per oggetti piuttosto che per strumenti musicali, Coluccino con Interni rende la musica focalizzata sui dettagli silenziosi della produzione del suono e del colore.
Dalle note di apertura di Primo interno per flauto in Do, la sensibilità di Coluccino si rivela. In un esempio puro di klangfarbenmelodie come si potrebbe desiderare, Coluccino chiede che ciascuna delle prime quattro note – tutte un Sol – venga suonata con diverse tecniche estese, producendo una melodia che consista in una sequenza di timbri che cambiano su un’altezza costante. Come con il primo Interno, così con il resto: l'intera serie si pone come una sorta di enciclopedia di tecniche estese per il flauto. Queste includono colpi di chiavi, fischi, schiocchi sul palato, tongue ram, pizzicato con aria, multifonici, armonici e altro ancora. Coluccino attira l'attenzione sulle caratteristiche specifiche delle sue sonorità separandole con palpabili pause; queste isole di suono funzionano quindi come brevi meditazioni sul suono nella sua dimensione qualitativa.
Il sesto interno per flauto contrabbasso, flauto basso ed elettronica mantiene la coerenza degli interni precedenti presentando timbri complessi a dinamica relativamente bassa. L'elettronica serve come una sorta di cortina di sottofondo di rumore indefinito e come uno schermo su cui i flauti possono proiettare i loro suoni.
Questa musica richiede un esecutore tecnicamente avanzato con un orecchio in sintonia con la nuance; Coluccino ha così la fortuna di aver realizzate queste belle opere dal virtuoso del flauto italiano Roberto Fabbriciani.
Daniel Barbiero, Osvaldo Coluccino – Interni,
in “Avant Music News”, Stati Uniti, 11 novembre 2019

Di certo «ecologica» – della mente, del vivere sapiente, del riflettere con suoni al limite del silenzio – è la musica di Osvaldo Coluccino in Interni (Kairos). Musica scritta per tutti i tipi di flauti e nel Sesto interno con l'aggiunta dell’elettronica. Musica affidata a un celebre interprete di nome Roberto Fabbriciani. 
Mario Gamba, Top Five 2019
in “Alias-Il Manifesto”, 22 novembre 2019
valutazione: top five del 2019

Conosciamo Roberto Fabbriciani come un appassionato campione di musica contemporanea, senza paura della sperimentazione. In questo CD esegue l'opera Interni, scritta nel 2017/18 dal compositore (e poeta) italiano Osvaldo Coluccino (*1963). Non è musica di facile accesso, il compositore attraverso il nostro strumento cerca modi diversi di espressione rispetto a quelli tradizionali. Coluccino fornisce una spiegazione dettagliata nel booklet, con anche esempi di note. [...] Questa ricerca non produce graziosa musica d’ascolto, ma produce un CD affascinante con suoni affascinanti. [...] È sempre difficile giudicare questo tipo di musica dagli altoparlanti, proprio in casi come questo la magia della sala da concerto aggiunge molto. Quindi mi piacerebbe sentire Fabbriciani suonare tutto ciò dal vivo – per ora ascoltiamolo grazie a questo affascinante CD.
Bart Schmittmann, Osvaldo Coluccino: Interni. Roberto 
Fabbricciani. Kairosin “Fluit” 2020-1, Paesi Bassi, dicembre 2019

Un luogo di ritiro. Uno spazio come rifugio. Intimamente unito alla musica. Un silenzio ascetico. Il compositore avvia un soliloquio musicale come un albero che gli dà rifugio.
Il lavoro Interni inizia con l’inspirazione e l’espirazione. Il flauto come medium dell'esercizio vitale. Dal primo movimento viene percepito il ritmo tra suono e silenzio. Il silenzio è corporeo, materia, segno e simbolo. Le note del flauto, a volte ossessivo, si scontrano con un velo immaginario che solleva il respiro vitale e si sposta da nord a sud, cercando la luce.
Ciascuno dei movimenti, primo, secondo, terzo, quarto, quinto e sesto, esprime uno stato, un modo di ascoltare, di pensare, di stare in silenzio.
Il suono, gli armonici, i battiti ritmici sulle chiavi del flauto sono il canto sottile della delicatezza, delle parole senza dire giunte da qualche imperativo remoto, ignoto, con sfumature di urgenza. I movimenti sono collegati a punti di linee musicali che si svolgono attraverso innumerevoli strati sottili. I frammenti melodici, con episodi conclusivi, improvvisamente scompaiono sinché non riappaiono in un'altra dinamica. Piccole frasi frammentate generano il paradosso della forza creativa e della morte. La tragedia cura la ferita originale e solo il flauto può agire da intermediario.
Quale tragedia? Quella di un mondo sconcertante, percepito, vissuto, respirato e soffocato. L'afonia come causa o metafora della perdita dei propri cari, della perdita di noi stessi e della speranza... l'autore scrive questo negli appunti sul disco.
Osvaldo Coluccino ci mostra il cammino compiuto fino ad arrivare a Firenze, al Museo Nazionale di San Marco, uno spazio sacro ove ha potuto sperimentare la trascendenza delle opere di Beato Angelico, le figure eteree svuotate da ogni corporeità. Le prove sono state eseguite vicino a quello spazio. Dopotutto, Interni, per flauto è un lavoro per sperimentare l'indicibile.
Carme MiròInterni, in “Sonograma”, Barcellona, 29 marzo 2020

[…] Nei sei Interni per flauto (2017/18) egli radicalizza nuovamente questo movimento sonoro di ricerca. Con Roberto Fabbriciani ha un musicista che sa come realizzare queste complesse visioni interiori annotate. Vedo il disegno, sento lo spazio, sento qualcosa che si potrebbe chiamare Aura. Il silenzio non è adorato, è una conditio sine qua non. «Il silenzio è un suono, parte integrante dell’opera.» (Roberto Fabbriciani). Malgrado la concentrazione, la ricchezza del colore è grande, e non solo per il cambio di organico, dal momento che con Interni c’è comunque un solo interprete, uno strumento. La restrizione, la riduzione letta come mancanza di vocabolario sarebbe un’errata interpretazione, si tratta piuttosto di agire nel simile, o nella disuguaglianza del simile, che vuole essere ascoltato. Ti avvicini e vedi di più, ti immergi nel suono e senti una quantità infinita. Le sensazioni sorgono a micro-distanze, la tavolozza fiorisce, sotto il microscopio le cose casuali diventano organismi complessi. Vi può essere anche un aspetto spirituale, ma difficilmente si rischia di confondersi con offerte esoteriche, e non è complice in questa direzione la sovranità dell’opera (vedi anche sopra: l’eleganza), bensì la «ricerca sul suono» appare come un interesse cognitivo che funziona contro le strategie dell’edonismo. “Ricerca” è forse solo un espediente verbale per un suono che sembra interrogarsi criticamente nei momenti della sua esistenza, per dirla metaforicamente. La musica è decisamente incentrata sui segnali provenienti dal proprio microcosmo. Qui si esprime un personaggio malinconico, una «personalità supersensibile» che non è affatto mossa solo dalle vicende interne all’arte, come Coluccino (grosso modo) si descrive. […]
Reinhard Ermen, dal Ritratto Continuazione della poesia con altri mezzi 
– Il compositore italiano Osvaldo Coluccino
in MusikTexte, n. 177/178, Colonia, maggio 2023


In merito a Emblema (2009-2015), Kairos, Vienna 2018

Nell’ampio dominio della musica contemporanea, l’originalità di una proposta viene raggiunta solo con un particolare “raggiro” delle condizioni compositive: la scelta di utilizzare alcuni materiali secondo regole che bistrattano gli elementi che compongono la musica (modificazioni o azzeramento dell’armonia, della linea melodica, dei tempi, delle dinamiche, ecc.), proietta il pensiero del compositore, aldilà di qualsivoglia scoperta sui suoni. Questo pensiero, peraltro, è elaborato anche su fattori interdisciplinari con le altre arti: solitamente il compositore è anche un celato poeta, pittore o scrittore, che nella musica riversa il collegamento.
Osvaldo Coluccino (1963) è un esempio lampante di questi principi: il “raggiro” proposto da Coluccino (che è anche un poeta) ha una fantastica via di uscita, perché lavora su un approccio che sviluppa il binomio musica-arte in un modo che solo in pochi sono riusciti a formulare in maniera chiara e compiuta nella musica contemporanea. La sua musica ha un’evidente impronta simbolista che l’ascolto maturo restituisce in toto: è una struttura costruita per fotogrammi, dove gli strumenti appaiono e sfumano, le tinte sono tenui e si viene trasportati in un incredibile mondo sonoro dell’interiore, una suggestione che risponde in immediatezza al nostro animo, per cercare spiegazioni, come essere davanti a un dipinto in cui le figure o gli oggetti sono in grado di muovere senso, di fare affermazioni e di avere una voce, nonostante l’immobilità sia ciò che si presenta fisicamente ai nostri occhi.
Attraverso la musica di Coluccino si coglie un’immagine neurale che, per tipo di scoperta, al tempo stesso può dar brividi o esser accogliente, una vitalità che si addentra nei pensieri più intimi di ciò che ci circonda, che ci fa scattare domande profonde e pertinenti attraverso i suoi attori e, senza complessità manierata né ripetizioni, riesce a essere la materia unica e sufficiente per l’espansione musicale. Mi sento di poter affermare che Coluccino sta compiendo uno dei più degni percorsi di continuazione del simbolismo contemporaneo in Italia: penso alle grandi e inerenti esperienze di Luigi Nono o, più tardi, a quelle di Stefano Gervasoni, autori che lo legarono però ai caratteri fonetici e semantici del linguaggio, imponendo un tipo di drammaturgia divisa tra percezione dei suoni e concetti da esprimere. Con Coluccino si rimane ancor più nel regno del suono puro e del suo potere visivo, il suo linguaggio è deliberatamente emotivo, e, con una dotazione umanistica robusta, non persegue una propulsione positivista, né tanto meno vuole argomentare su concettualità fornite a mo’ di eventi (alla Cage, per intenderci), e malgrado ciò connotata la partitura con precisione scientifica nella formulazione di altezze, intervalli, micro-divisioni ritmiche, designazione di colori timbrici... E il banco di prova più sostanzioso per affermare questa sua profondità, resta la musica da camera [...] Il simbolismo torna come modalità di esplorazione dell’incompreso. Tutto finisce come era iniziato. Ma nel mezzo c’è una esperienza unica.
Ettore Garzia, Osvaldo Coluccino – Emblema
prefazione al CD Emblema, Kairos, Vienna, 2018

L’italiano Osvaldo Coluccino era un poeta di lunga data prima di passare definitivamente alla composizione musicale nel 2003. Ha mantenuto la fondamentale intangibilità del suo linguaggio. Una musica incentrata su momenti essenziali del suono rivela il suo ciclo "Emblema" (2009-15) in vari brani di musica da camera, che proiettano fragili simboli sonori nella stanza, che provengono dal silenzio e ritornano a esso. Solo occasionalmente particelle motivanti si solidificano in questo stato di suono sospeso e introverso. È enigmatica questa sensuale e seducente austerità che l’Ex Novo Ensemble qui ricama con ago molto sottile […].
Dirk Wieschollek, Nuova musica di e con: 
Osvaldo Coluccino, Isabel Mundry, Caspar Johannes Walter, Iannis Xenakis,
in “NMZ – nuova rivista musicale”, Regensburg (Germania), luglio 2018

Come flautista io stessa, è bello trovare nuovi lavori da camera che utilizzano le tecniche estese dello strumento in un modo interessante. Un ascolto introspettivo. 
Mara Miller, Settembre 2018, Selezioni dello Staff, 
Naxos of America, Stati Uniti, settembre 2018
valutazione: tra i 6 dischi in primo piano

Siamo abituati a sentire la pluralità della musica contemporanea. Negli anni 2000, tuttavia, è emerso un terreno comune nel sondare la quiete. Se questo appello trasversale alla quiete è una risposta al rumore quotidiano del nostro ambiente mediatico o semplicemente una strategia per liberare i suoni dalla familiarità storica, ci ha dato una musica avvincente.
Osvaldo Coluccino, nel descrivere la natura della sua serie da camera Emblema, suggerisce un’analogia con il pittore del primo Rinascimento Piero della Francesca e il suo ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Quella parentela non è solo nelle forme ben definite, nell’equilibrio compositivo, negli spazi aperti e nella semplicità del colore; è anche nel “pervadente bianco sporco” [Coluccino] che la superficie invecchiata del dipinto ha acquisito nel tempo. In Emblema si ascoltano non solo i suoni post-tonali, ma la pressione dell’arco sulla corda, il respiro all’interno del flauto, la superficie macchiata della tela uditiva.
Il flauto e il violino di Emblema 3 sono così provvisori da essere a malapena lì, lunghi silenzi che separano i loro sottili frammenti di intonazione e colore. In Emblema 1, l’ampiezza del registro (un violino acuto con un clarinetto basso grave) si combina con l’eterofonia per generare un micro-dramma avvincente. La mancanza di attività fa risaltare vividamente anche il minimo movimento; a motivo di tale limitazione, quando verso la fine di Emblema 1 sentiamo lo stridore di un multifonico del clarinetto, esso è ancora più intenso del solito. A volte mi viene in mente l’ultima musica del compianto connazionale di Coluccino, Luigi Nono, in questo ascetismo e quasi misticismo. L’Ex Novo Ensemble offre performance di intensa concentrazione e sorprendente sfumatura. Non sono sicuro che io fossi a conoscenza che esistessero così tante sfumature della quiete.
Liam Cagney, The new quiet, in “Gramophone”, Londra, novembre 2018

Il compositore italiano Osvaldo Coluccino ha creato una serie di pezzi Emblema a partire da una commissione del Gran Teatro La Fenice di Venezia. Lento dispiegarsi, intonazioni tenute, abile impiego di ipertoni e armonici, e trame varie popolano i brani. Sul CD monografico di Coluccino della Kairos, l’Ex Novo Ensemble li esegue con attenzione e delicatezza. Si possono ascoltare echi di grandi compositori come Feldman, Scelsi e Nono in questi emblemi ellittici, ma è il fantasma di Webern che incombe maggiormente.
Christian Carey, Best of 2018: Composer Portrait CDs
in “Sequenza21”, Stati Uniti, dicembre 2018
valutazione: i migliori dischi del 2018CD monografici di compositori

Osvaldo Coluccino è uno di quegli autori, in realtà specie rara, che sa interpretare alla perfezione la modernità componendo sia opere elettroniche e/o elettroacustiche sia opere per ensemble da camera di tipo tradizionale e rivolgendosi per la pubblicazione dei propri lavori ai marchi discografici più appropriati. Emblema viene pubblicato dall’austriaca Kairos dove il suo nome si affianca a campioni della contemporaneità quali Scelsi, Lachenmann, Nono, Feldman, Donatoni e Sciarrino. […] S’è detto sobria intimità per una musica che pare vellutata ed elegante, con clarini, flauti, archi e pianoforte impegnati a pennellare coloriture, sottolineature, punti e contrappunti. Coluccino è come uno stilista d’alta moda che, avvalendosi delle timbriche a disposizione, crea tessiture di ricercata raffinatezza.
Non vorrei che il lettore assuefatto al rozzo fragore quotidiano snobbasse queste pagine di autentica poesia sonora che, viceversa, rappresentano un’autentica panacea per rilassare la mente e liberarne i pensieri (fate attenzione a ciò che ho scritto: liberare i e non liberare dai). […]
Mario Biserni, Emblemain Sands-zine, 4 dicembre 2018
valutazione: raffinato ed elegante

Una musica che cerca di scovare un altrove, una regione dell’intimo che ci riguarda (il vecchio caro inconscio?), un impercettibile che viene vissuto come fortemente sensibile, un campo sonoro dove il tenue l’assenza i silenzi sono tratti sempre presenti, questa musica può essere definita ascetica? Il compositore che la produce suggerisce di sì, rimane la possibilità di smentirlo. La musica del ciclo “Emblema” di Osvaldo Coluccino è assai coerente con altre musiche di altri cicli dello stesso compositore. Punta – si vorrebbe dire gioca ma la “severità” dell’autore induce a trattenersi – sulle successioni di suoni organizzati per sottilissimi fili, pronunce accennate delle frasi da parte degli strumenti, regni sonori dell’indicibile. Eppure è scopertamente emozionale. Eppure fa di questo assemblaggio di “assenze” un modo di agire musicale, che è un modo di agire nel mondo. Per altri mondi, magari, ma nel mondo e non nella rinuncia, in una estraneità ascetica (appunto…) al mondo. Il criterio è quello di unire suoni lunghi o leggere increspature, tocchi e sfioramenti su corde e su dispositivi dei fiati, unirli in un quadro omogeneo, un disegno di lande oniriche forse notturne senza troppe lacerazioni e sussulti che non siano lievi capricci di spiritelli inquieti ma discreti. Sono sei brani intitolati “Emblema” raccolti nell’album della Kairos con lo stesso titolo del ciclo. Che ne comprende sette ma “Emblema 2”, scritto per un organico cameristico ampio, è stato omesso. Per quale motivo? Facile da capire: Coluccino ha voluto che si ascoltasse qualcosa come un unico flusso sonoro tra un “Emblema” e l’altro e questo flusso doveva essere ottenuto con organici da camera ridotti per non alterare mai l’idea dell’agire sulla tenuità, sul raccoglimento, sull’emozione di scoprire, con attenzione, con desiderio di preziosa inusitata “non udibilità”, ciò che sta in territori altri del suono, scrigni da aprire con esitazione sapiente, sentimenti di un aldiqua ancora segreto. “Emblema 5” che introduce il pianoforte nel dialogo tra clarinetto violino e violoncello è il brano dove la “divagazione” è un pochino concessa all’interno di un continuo pensare e avvertire il suono-non suono e il silenzio. “Emblema 3” per flauto e violino contraddice l’esiguità dell’organico con qualche strappo nel discorso (parlare di violenza sonora sarebbe esagerato). In tutto l’album i solisti dell’Ex Novo Ensemble mostrano una capacità strumentale e una intelligenza al limite del sovrumano.
Mario Gamba, Coluccino, emblematiche assenze,
in “Alias-Il Manifesto”, Roma, 23.2.2019

Almeno in Italia, non è più necessario, per caratterizzare la musica di Osvaldo Coluccino, citare Luigi Nono come un precursore o “figura paterna”: I suoi fan da tempo hanno scoperto i punti in comune, ma anche il nuovo, scoprendo ulteriormente (documentato, tra le altre, dalle etichette Col legno e Neos) e comprendendo che ci può essere più di una via per la composizione contemporanea. Dovrebbe essere chiamata meditativa o addirittura mistica? Impressionistica? Sensibile? O forse ancora meglio: labirintica! Perché, sebbene procediamo a tentoni attraverso i fili, ciò che ci attende dopo la curva successiva sembra piuttosto incerto, infatti l'aspettativa stessa sembra essere messa in discussione dalla costruzione del labirinto.
Il riferimento di Coluccino, nel booklet, al pittore Piero della Francesca indica un coinvolgimento diretto dello spettatore nell'azione, e, dall’altra parte, in un’inaccessibile freddezza (come possiamo vedere meravigliosamente nell'affresco della Madonna del Parto o nella Resurrezione).
Il labirinto di Coluccino è il vero Emblema per il nostro viaggio con i suoi tessuti sonori, le cui maglie e i cui motivi sono visibili solo da una grande altezza, e quindi indicano i livelli del microcosmo e macrocosmo. Coluccino ha solo rifiutato la lotta con il Minotauro – per diventare il vero dominatore del labirinto, lasciando la responsabilità all'ascoltatore.
Il filo di Arianna è filato da flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello, pianoforte: l'ensemble veneziano Ex Novo, che è specializzato in nuova musica ed esiste dal 1979, brilla nei brani Emblema 1, 3, 4, 5, 6, 7, per diversi organici.
Peter Kaiser, Neue Musik / Osvaldo Coluccino: Emblema,
in “LitGes – Letteratura e altro”, St. Pölten (Austria), 22.3.2019

Ecco l'antidoto sognato per il discofilo che vuole sfuggire alla parte iperattiva e super virtuosistica dell'attuale creazione musicale. Osvaldo Coluccino ci offre un momento di tranquillità altamente benefico con Emblema (2009-2015). La seconda parte di questo ciclo è stata omessa – il suo organico supera di gran lunga quello dei sei musicisti dell'ensemble Ex Novo.
Sicuramente parsimoniosa ma abitata, spogliata d’ogni affettazione o falsa profondità filosofica, la musica di Coluccino si rivolge con grande tatto quasi subliminale alle nostre facoltà emotive. L'alta percentuale di soffio che colora la prima nota di flauto nel quintetto Emblema I non riflette un'estetica rumoristica. Allo stesso modo, i suoni multifonici (del clarinetto basso e flauto basso) fanno parte di una poetica del suono precario, che naturalmente richiama il gioco sul ponticello per il trio di archi. Se una tale spogliatura può evocare la musica introspettiva dell'ultimo Nono – che sarà un Nono pacifico –, l'oggettività spassionata del discorso echeggia la dimensione plastica delle opere di Feldman.
L'effetto minimale si ottiene con Emblema III, un duo per flauto e violino. L'assenza di complessità mostrata non significa qui indigenza, e sentiamo che questa economia musicale è una strategia meticolosa. Essa integra i suoi numerosi vincoli (dinamica estremamente limitata, quasi-assenza di flusso e di pulsazione percettibile) da cui trae la sua forza di persuasione.
Emblema IV è un trio d’archi. Impossibile non notare, in un quadro tuttavia più animato degli altri brani, i lunghi vuoti (fino a undici secondi di silenzio) che interrompono ogni slancio discorsivo. Come immersi in uno stato contemplativo, gli interpreti mostrano grande serenità, chiarezza e precisione. Quello che ci trasmettono non è né un collage né musica neutra. Un disco avvincente per gli ascoltatori sensibili alla meditazione.
Pierre Rigaudière, Osvaldo Coluccino, Emblema
in “Diapason”, Montrouge (Francia), aprile 2019
valutazione: 5 diapason (superbo. Provatelo!)

Non sorprende che il compositore italiano Osvaldo Coluccino […] sia un poeta. La sua musica è intrisa di poesia. Per esempio nei sei “Emblema” che sono stati raccolti su un nuovo CD apparso su Kairos e che sono suonati in modo speciale dai membri dell'Ex Novo Ensemble di Venezia. […] La somiglianza con la poesia è nella precisione con cui Coluccino lavora. Proprio come in una pregevole poesia, dove ogni parola viene pesata e le costruzioni vengono cesellate sino a quando il poeta non pensa che tutto vada bene, allo stesso modo il compositore è andato senza dubbio a lavorare con questi brani. Anche qui, non una sola nota è fuori luogo e puoi sentire che tutto ciò è ben pensato.
Il primo “Emblema” è per flauto, clarinetto basso, violino, viola e violoncello […] I suoni qui sembrano come una brezza, sempre silenziosi. Usa suoni fragili e quasi dolorosamente accurati, quel tanto che basta per fare un’astratta pittura sonora. Perché, sì, Coluccino è un poeta, ma il confronto con la pittura astratta è indiscutibile. Allo stesso tempo, questi suoni astratti suonano anche molto naturali […] “Emblema 3” è per flauto e violino e quindi suona ancora più scarno di “Emblema 1”. Sentiamo qui suoni fruscianti che sono spesso vicini al silenzio. In “Emblema 4”, per trio d'archi, c'è una variazione leggermente maggiore nel suono, dovuta in particolare all’uso del pizzicato che alterna i movimenti di strofinamento degli archetti. Questa parte ha quindi un po’ carattere di ricerca. “Emblema 5” per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte è particolarmente speciale per via dell'ultimo strumento dei quattro menzionati. Dopotutto, il pianoforte è l'unico di questi quattro strumenti che presenta i limiti inevitabili quando si parla di microtonalità, un'altra caratteristica essenziale di questa musica. Ma la combinazione funziona meravigliosamente bene e rende questa parte uno dei punti salienti di questo ciclo. Grazie alla combinazione di flauto basso, clarinetto basso e violoncello, “Emblema 6” ha un tono straordinariamente scuro, creando una rara tensione musicale. E infine, in “Emblema 7”, i suoni di flauto, clarinetto, violino e violoncello procedono più insieme in un paesaggio sonoro scorrevole. È un galleggiare.
Musica in cui praticamente non succede nulla. Non vi è alcuna questione di ritmo e, nonostante il fatto che a volte alcuni suoni siano di incitamento, non c'è nemmeno melodia. Nel caso di Coluccino, tuttavia, non è affatto un problema. Con questi sei “Emblema” ha creato un meraviglioso, intimo mondo di suoni che è magnificamente eseguito dai membri dell'Ex Novo Ensemble.
Ben Taffijn, Osvaldo Coluccino - Emblema,
in  “Nieuwe Noten”, Amsterdam, 4 maggio 2019

Il tocco e la delicatezza dell'Ex Novo Ensemble, fondato nel 1979 a Venezia, trasporta l'ascoltatore in questa sequenza cronologica di sei composizioni dai gracili colori in un mondo interiore in cui si intrecciano sottili trasformazioni emotive ed evocazioni cristalline. Osvaldo Coluccino, chitarrista classico e poeta, scrive musica dall'età di sedici anni. Per questa monografia, in cui gli strumenti appaiono e scompaiono con insolita dolcezza, forgia l'originalità della sua scrittura in uno specifico aggiramento delle condizioni della composizione, modellando un suono nelle sfumature e regolando il tempo con una casta distribuzione di pause e silenzi. Per preservare questa atmosfera tutta in fluttuazioni sospese, il compositore ha preferito rimuovere Emblema 2, dalla strumentazione più numerosa, privilegiando l'unità intima, una sorta di filigrana in movimento, che emerge all’ascolto di questo delizioso piccolo disco.
Bernard Vincken, Osvaldo Coluccino: Emblema, Ensemble Ex Novo,
in “Clic Musique!”, Francia, ottobre 2019

Prosegue con assoluta coerenza la ricerca di Osvaldo Coluccino (1963) [...] La vaghezza nobilmente allusiva ma del tutto aperta del titolo Emblema è coerente con la poetica del compositore e l’importanza che ha in questi pezzi la ellittica omissione, la antiretorica rinuncia a “dire tutto”, lasciando spazio al partecipe ascolto e ai silenzi, alla sospensione. Ognuno degli organici scelti è oggetto di indagine sul suono per evocare mondi poetici con sospese suggestioni, arcane magie. Con scrittura prosciugata Coluccino definisce oggetti sonori immersi nel silenzio, in uno spazio rarefatto. Ogni pezzo presenta percorsi diversi, modi diversi di vivere un tempo sospeso, i vuoti e i silenzi, una tensione all’assoluto. L’Ex Novo Ensemble [...] ha lavorato in intensa collaborazione con il compositore, con esiti ammirevoli.
Paolo Petazzi, Coluccino, Emblema
in “Classic Voice”, Milano, novembre 2019
valutazione: 4 stelle

Emblema è uno degli esempi più illustrativi della relazione ben coniugata tra compositore ed esecutore. [...] Il compositore e poeta italiano Osvaldo Coluccino, è l'autore di queste impressioni intime di frasi brevi e suoni collegati dal silenzio. [...] I pezzi hanno un'impronta simbolista: si basano su una struttura costruita con cornici entro cui gli strumenti appaiono e svaniscono, i colori sono scuri e trasportano l'ascoltatore in un mondo sonoro sorprendente dell'interiorità, un suggerimento che risponde immediatamente alla nostra anima. Questo è ciò che dice Ettore Garzia nelle note sul disco.
Detto questo, quando leggiamo la scrittura di Coluccino e ascoltiamo l'interpretazione dell'ensemble strumentale veneziano, l'Ex Novo Ensemble, ciò che ci ha colpito ancora di più è la sensibilità dell'autore e il coinvolgimento degli strumentisti che fanno parte della stessa catena di comunicazione. Le possibilità d’espressione dei suoni del flauto, le note introduttive del clarinetto basso, le coincidenze sonore degli archi e le apparizioni occasionali del pianoforte mostrano il controllo su una storia che, attraverso un meccanismo infinitamente complesso, finisce per dimenticare la propria fragilità e incertezza. [...]
Carme Miró, Emblema
in “Sonograma”, Barcellona, 29 gennaio 2020



In merito a Stanze (2004-2011), Col legno, Vienna 2012

[…] Una stanza separa un interno da un esterno. Separa il luogo della socialità futile e indifferenziata dal luogo che invece si sente come proprio, e che – solo – è testimone di come siamo quando non siamo per qualcun altro. Di questa separazione, le Stanze di Coluccino accolgono quell’elemento cardine che è il silenzio; quel cessare del rumore di fondo che consente di andare in cerca di eventi sonori fragili o più che fragili. La dimensione interna, privata, non esclude quella del viaggio. […] Di esso, Coluccino non nasconde la cadenza, e non di rado la sua musica prende l’incedere regolare di un passo. Lentissimo, però: più lento della frequenza con cui normalmente si pone un piede avanti all’altro – paragonabile, forse, a una respirazione molto controllata, che talvolta cede all’ipnotico. Una respirazione non omogenea, anche all’interno della stessa Stanza: ciò che in questo luogo accade, modifica il passo e il respiro. […]
Alfonso Alberti, Luoghi da interrogare
introduzione al CD Osvaldo Coluccino Stanze, Col legno, Vienna, 2012

Le sue parole sono suono e la sua musica parla la sua lingua: Osvaldo Coluccino. – La riduzione all’essenziale è la massima dell’italiano Osvaldo Coluccino, arrivato tardi alla composizione dopo che nel suo paese d’origine era già noto per la sua letteratura. 
Con le dodici “Stanze” di Osvaldo Coluccino, Alfonso Alberti ci presenta un lavoro per pianoforte che vive attraverso di noi, che suona come una musica per pianoforte frantumata, come fossero toni e suoni sparsi nello spazio. Osvaldo Coluccino utilizza nelle sue “Stanze” la cassa armonica del pianoforte per creare spazi e riverberi dentro di noi. Eliminata la finestra sull’esterno, rimosso lo sfarzo, ci mette di fronte ad ambienti che giacciono dentro di noi. Man mano che ci incamminiamo all’interno ci accorgiamo che le proporzioni stanno cambiando: vaghiamo al ritmo di quegli spazi, che presto comprendiamo essere nostri.
—, Un poeta come compositore
in “Harmonia Mundi Magazin”, II/ 2012, Eppelheim (Germania) 2012.

[…] Un film di Theo Angelopoulos giunge involontariamente a proposito: Il passo sospeso della cicogna... È come se l’ascoltatore osservasse una persona in meditazione, senza riuscire a indovinare i suoi pensieri. Il movimento dei suoi occhi, l’aggrottarsi della fronte, i gesti assorti delle mani... Come se cercasse di prendere parte a questo retroterra invisibile, soltanto attraverso i parchi movimenti del pensatore, o – ancora più astratto – attraverso i suoi movimenti di pensiero divenuti visibili. Noi possiamo però accontentarci anche solo di studiare le variazioni della luce sulle bianche pareti gessose, le ombre delle crepe e delle gibbosità divenute visibili nella muratura, oppure il battito d’ali di una falena sul vetro della finestra. Con Coluccino abbiamo a che fare con uno studioso del suono, che non racconta, ma che con i suoni crea gli spazi nei quali noi possiamo gettare sguardi attraverso abbaini e finestre. Il dono di questa musica [Stanze] è quello di portare i propri pensieri nella corrente, senza che essi rischino di finire in corsie preordinate. Senza dubbio questo richiede tempo. Proprio quel tempo che ci vuole per ritrovare nel silenzio l’inizio della storia. […]
Peter Kaiser, Stanze piene di silenzio,
in “LitGes – Letteratura e altro”, St. Polten (Austria), marzo 2012

E così lo specchio si rompe, con un rumore come un canto, e d’ora in poi si vedono e soprattutto si sentono i frammenti cadere a terra al rallentatore. La musica si ferma – e ciononostante va avanti. Le fragili note del pianoforte sembrano affaticarsi a metà percorso, però poi di nuovo si impennano. Come schegge sonore soltanto accennate, come premonizione di una frattura del tempo che è già avvenuta molto tempo fa. Benvenuti nel mondo sonoro di Osvaldo Coluccino. Stanze o “gli aliti segreti degli oggetti” raccoglie 12 brani per pianoforte, che in una certa maniera hanno per tema anche lo spazio dentro il quale risuonano. Da una parte questo ricorda il tardo John Cage o Luigi Nono, dall’altra potrebbe trattarsi della colonna sonora di un film di Antonioni. Dell’Antonioni di Eclisse, ad esempio. Monica Vitti cammina lungo il viale del Ciclismo fino al viale della Tecnica, laddove si leva la torre dell’acqua; sullo sfondo i cantieri con le coperture che svolazzano. La telecamera perde il contatto con la protagonista, intercetta la vita del borgo diventata natura morta, i lampioni sfavillano nel nulla, all’improvviso la città, l’intero pianeta sono come spazzati via. Poiché l’uomo, così risuona durante tutta l’“eclisse”, produce regolarmente anche l’inumano, l’assenza di se stesso. Così finisce anche il film, con un’assenza. E così suonano anche i brani per pianoforte delle Stanze. Come se esse costantemente volessero privare l’ascoltatore, negargli ogni sensazione di calore. Agili e tuttavia malinconiche sino alla frattura.
Curt Cuisine, Osvaldo Coluccino, “Stanze”,
in “Skug – Giornale per la Musica”, Vienna, 1 aprile 2012

“Stanza” non indica solo una forma poetica, ma – nelle sue varie accezioni – anche lo “spazio”. Il ciclo in dodici parti di Osvaldo Coluccino (1963), composto fra il 2004 e il 2011, assume questo campo di riferimento. I dodici brani numerati in modo neutro, costituiti da gesti isolati, toni sparsi e suoni a lungo riverberanti, mirano ad una “sospensione del tempo”. Hanno una durata che varia fra il mezzo minuto e il quarto d’ora, convergendo tuttavia insieme in questa “prima registrazione”, fatta eccezione per il primo brano. Una musica aerea e cristallina che Alfonso Alberti tiene in equilibrio con grande sensibilità, così annullando continuamente quell’impressione che nel booklet viene indicata come “musica per pianoforte andata in frantumi”. Chi ascolta con adeguata concentrazione percepisce come le fratture si fondano di nuovo insieme in linee continue, lasciando fluire il susseguirsi di figure apparentemente frammentarie in uno smagliante continuum.
Daniel Ender, Osvaldo Coluccino, "Stanze",
in “ÖMZ” (Rivista Musicale Austriaca), Vienna, maggio 2012

A breve distanza l’uno dall’altro escono in Italia due Cd di prestigiose case tedesche dedicati a Osvaldo Coluccino (1963): una bellissima occasione per conoscere un compositore che, pur coltivando la musica dagli anni Settanta, ha firmato le sue opere prime negli anni 1999-2001, e che fino al 2003 si è dedicato ad una intensa attività letteraria. […] Il titolo Stanze va inteso nel senso di luogo, il suono pianistico è fragile e immerso nel silenzio: anche qui l’autore può parlare di «delicata, ieratica sospensione atemporale». […]
Paolo Petazzi, Coluccino, “String Quartets” e “Stanze”,
in “Classic Voice”, n. 161, Milano, ottobre 2012
valutazione: 5 stelle

Suoni che galleggiano nell’aria come corpuscoli in una progressiva rarefazione che conduce quasi all’anticamera della stanza anecoica. Il linguaggio pianistico di Osvaldo Coluccino si inscrive in quella ormai grande tradizione novecentesca che ha indagato sui limiti estremi dell’annullamento dei parametri agogici e dinamici […] Non indifferente il passaggio verso una quiete interpretativa sempre più evidente nel procedere verso le stanze superiori, quasi che si affacciasse la necessità di muovere progressivamente verso una sempre più sostanziale trasparenza […]
Michele Coralli, Coluccino, “Stanze”
in “Amadeus”, Milano, gennaio 2013
valutazione: 5 stelle

[…] Ascoltando il disco [Stanze] in successione all’altro [String Quartets] è subito riconoscibile la bella ed elegante calligrafia proveniente dalla stessa mano. […] il disco appare come un percorso in vari luoghi dell’io, e narra con forza (non fisica ma spirituale) di un’interiorità frastornata dai dubbi e dalla curiosità, ma anche da una costante ricerca dell’assoluto. Entrambi i dischi, affiancati agli altri di cui abbiamo già scritto o che abbiamo solamente citato, vanno a completare la mappa intorno ad un autore estremamente sensibile […]
Mario Biserni, String Quartets // Stanze
in “Sands-zine”, 10 aprile 2013
valutazione: poesia… senza parole



In merito a String Quartets (2004-2008), Neos, Monaco 2012

[…] Alla fine del 2010 capitò nelle mie mani, non ricordo come, un CD intitolato Gemina, che conteneva otto composizioni del compositore italiano. Il disco in questione si piazzò al sesto posto nella mia lista dei migliori dischi dell’anno. […] nei primi mesi di quest’anno sono stati pubblicati contemporaneamente tre suoi CD presso tre superbe etichette discografiche: String Quartets (Neos), Stanze (Col Legno) e Atto (Another Timbre). […] Il disco [String Quartets] si apre con Attimo, un quartetto d’archi austero e magnifico, molto feldmaniano e ricco di contrasti, soprattutto nella sua seconda parte. […] tre dischi magnifici, molto diversi fra loro, ma che mostrano l’enorme talento del poeta e compositore italiano, che, ho il sospetto, ci darà molte gioie negli anni a venire.
Javier Santafè, Osvaldo Coluccino (Y II),
in “Forgotten memories”, Barbastro (Spagna), 25 marzo 2012

Se ci si immerge nella lettura del booklet dei Quartetti per Archi del compositore italiano Osvaldo Coluccino, viene confermato ciò che la biografia rivela: Coluccino cominciò a comporre all’età di 16 anni ma, prevalentemente, si occupò e pubblicò per molti anni come poeta. In musica come in poesia Coluccino è un fautore della riduzione, della condensazione e della messa a fuoco. Così egli scrive riguardo Eco immobile: «Inaugura la nostra percezione il paradosso del titolo, un eco che rinnega la propria peculiarità fondante, quella di muoversi ossia prolungarsi, duplicarsi, disperdersi…» Altrove scrive: «“certe” gabbie di calcolo». Ma questa gabbia (potrebbe concludere lo psicoanalista che è in noi) è il calcolo inferiore a quello prevalente qui, cioè l’inflessibile determinazione della forma che plasma parola e musica trattati allo stesso modo come fossero una roccia dalla quale deve scaturire fragile “l’opera”. Un ermetismo monolitico, suoni stupefacenti – frammenti e armonia nel corridoio di una villa abbandonata, perdendosi nel freddo. “Aria di altri pianeti”, nel senso migliore, quasi un’esperienza mistica di ascolto. Invece approcciandosi all’ascolto con atteggiamento sbagliato, l’ascoltatore rimane bloccato fuori dai cancelli di questo suono, non è ammesso, inoltre, non viene avviato. Ignoti mondi difficili vibrano qui… Tuttavia (e questo andrebbe approfondito), su questa musica aleggia silenzioso lo spirito di Luigi Nono.
Curt Cuisine, Osvaldo Coluccino, “String Quartets”,
in “Skug – Giornale per la Musica”, Vienna, 27 luglio 2012

[…] ciò che emerge da tutto questo è il fatto che Coluccino è un compositore molto serio, e questo certamente si riflette in queste opere. Da un punto di vista sonoro, tutte queste opere [in String Quartets] esplorano strade simili, a prescindere da quali “forze” siano state impiegate. La musica di Coluccino è impalpabile, quasi labile, oscillante dentro e fuori l’esistenza come il significato in un testo deleuzeano. È anche molto lenta, atta a scorrere in stasi o brevi periodi di silenzio. Vi è poco contrasto o differenziazione anche nelle due parti di Aion. In ogni opera, la musica di Coluccino sembra galleggiare come una nebbia che striscia su una collina, disorientante ma che ancora non spaventa. Gli ammiratori di Luigi Nono dovrebbero goderne, se questa è la parola giusta, ma altri avranno bisogno di lavorare al loro ascolto per estrarre i segreti intellettuali racchiusi nella musica di Coluccino. […]
Byzantion, Osvaldo Coluccino, “String Quartets”in “Art Music Reviews” 
e “MusicWeb International”, Regno Unito, settembre 2012

[…] in ogni pezzo si impone la rigorosa coerenza della poetica di Coluccino […]. I mondi poetici evocati si pongono sotto il segno di una visione densa di interrogativi e sospese suggestioni, di arcane magie, di attese, aliena da percorsi prevedibili. Con scrittura prosciugata, quasi perseguisse l’essenza del suono, Coluccino definisce oggetti sonori immersi nel silenzio, in uno spazio rarefatto, statico e misterioso in cui il movimento del quotidiano è sospeso. Nel CD del Quartetto […] ogni pezzo presenta percorsi diversi, modi diversi di vivere un tempo sospeso, i vuoti e i silenzi, una tensione all’assoluto. […]
Paolo Petazzi, Coluccino, “String Quartets” e “Stanze”,
in “Classic Voice”, n. 161, Milano, ottobre 2012
valutazione: 5 stelle

Silenzi che pesano, disegni strumentali assorti in una trama in cui timbri rarefatti e senso sospeso del tempo hanno una colorazione audace ma istantaneamente narrativa.
Angelo Foletto, Osvaldo Coluccino, “String Quartets”,
in “La Repubblica”, 4 novembre 2012

Un metodo per spiegare la nostra percezione sensoriale è attraverso una serie di minute, autonome istanze ricevute dai nostri sensi più rapidamente di quanto essi possano gestirle, e messe insieme dal nostro cervello in un mondo percepito senza soluzione di continuità. Attimo di Osvaldo Coluccino punta a catturare questa filosofia musicalmente nei quartetti d’archi. […] La sua fascinazione per il tempo e la nostra percezione di esso esiste in ogni brano del programma. Le opere [in String Quartets] sono delicate e creano difformi lucentezze di suono; e sono interamente basate su motivi, che svolgono eventi piuttosto che percorsi tematici.
Kraig Lamper, The Newest Music, in “American Record Guide”,
Cincinnati, Ohio, gennaio-febbraio 2013

Le opere per quartetto d’archi sono caratterizzate da una precisa osservanza di sottili dettagli, osservati, per così dire, senza riguardo all’elemento del tempo o della durata. Così, in Attimo, le varie sezioni dell’opera esplorano combinazioni di intervalli sospesi, progressioni di accordi e piccole frasi, tenute lì a scrutare prima di evaporare. Aion va oltre nella sua esplorazione del tempo non quantificato; progressioni lentamente mutanti di intervalli dissonanti distribuiti tra gli strumenti formano un paesaggio immutabile nella prima sezione, mentre la seconda parte presenta piccoli eventi isolati su uno sfondo di silenzio. Eco immobile condivide la qualità statica di Aion, con accordi immobili degli archi che formano un alone risonante attorno ai gesti scolpiti del pianoforte. Il duetto Talea è costituito da eterei fili sonori, con tecniche non ortodosse di strofinamento dell’archetto, utilizzate per creare sonorità ondeggianti e incorporee, che alla fine si fondono in un’unica linea ininterrotta. Quartetto d’archi del Teatro La Fenice, Achille Gallo (pianoforte).
—, Osvaldo Coluccino, String quartets
in “Records International”, Tucson (USA), 2012

[…] Coluccino [in String Quartets] utilizza i suoni per pennellare alla stregua di un pittore astratto, con la differenza che quanto quest’ultimo distribuisce su una tela, in questi quartetti viene distribuito nel tempo, e con ciò alle variazioni di colore e ai cambi d’intensità, oltre agli intrecci e alle sovrapposizioni di questi colori, si aggiunge anche la durata della loro persistenza. È come una pittura dinamica, quella di Coluccino […] String Quartets è contemporaneamente un disco minimalista e massimalista. Minimalista nelle brevi frazioni di tempo, in quanto non viene mai fatto il pieno sonoro, e i silenzi hanno un loro ruolo essenziale, alla maniera di Cage e quant’altri. Massimalista perché nel loro compiersi, difformemente dai piccoli frammenti, è possibile individuare in questi quartetti una variabilità, per colori, soluzioni e strutture, impressionante, e non v’è mai la tendenza ad un adagiamento sul talamo della ripetitività.
Mario Biserni, String Quartets // Stanze
in “Sands-zine”, 10 aprile 2013
valutazione: poesia… senza parole

L’italiano Osvaldo Coluccino era in precedenza anche un poeta, oggi compone esclusivamente musica. Ha trovato se stesso. Scrive musica delicata, inconfondibile ma soprattutto tranquilla ed è proprio per questo che con tanta insistenza essa nasce dal Nulla. Frammenti o accenni a un’ex abbondanza sono realizzati in una maniera concisa. In "Attimo", una musica per quartetto d’archi del 2007, sono inconfondibili i riferimenti al classico moderno (Webern, e l’ultimo Nono), tuttavia questa consapevole, parziale e piuttosto narcisistica povertà che si riconosce nel momento cruciale dell’enfasi, è peculiare e inflessibile, sensibile e a suo modo anche molto concreta.
Reinhard Ermen, Oktober, nel libro Monate II di Nora Schattaurer 
e Reinhard Ermen, Kettler edizioni, Bönen (Germania), 2015

Il compositore e poeta italiano Osvaldo Coluccino (nato nel 1963), ha scritto due opere per quartetto d’archi. Aoin per quartetto per archi è stato composto nel 2002 ed è in due movimenti. […] Attimo è stato composto nel 2007 ed è in un unico movimento. […] È questo il compositore più all’avanguardia che ho discusso? Non lo so, ma metterei il suo lavoro accanto al Primo Quartetto di Elliot Carter precedentemente discusso (ottobre 2016) e al Quartetto per archi II di Morton Feldman (maggio 2016). L’approccio minimale di Coluccino non ha che fare con la densità di Carter e, sebbene io possa sentirvi brevi frammenti dello stile di Feldman, sono davvero molto diversi. Queste sue opere hanno un senso di astrazione tutto loro. Solo ascoltandole, riveleranno i loro segreti. Ci sono altri due pezzi sul CD, Eco Immobile – per quartetto con pianoforte e Talea – per violino e violoncello. Sono opere belle, introspettive e astratte, nello stile moderno dei quartetti. Il primo di questi due brani è in realtà piuttosto movimentato a volte. Ascoltabilità: molto moderno, ma non chiassoso...
John Hood  Osvaldo Coluccino – Aoin and Attimo for String Quartet,
in “String Quartets – A Most Intimate Medium (A Listener’s 
Guide to the Genre from 1800)”, Perth (Australia), 7.10.2017

Forse i quartetti d’archi più feldmaniani che si possano trovare. Dal punto di vista stilistico occupano stanze molto simili: timbri rarefatti che fluttuano con insistenza, guidando le tue sensazioni impreparate, sempre in modalità anticipatoria. Tuttavia il loro rapporto con il tempo è molto diverso: la natura duratura di String Quartet N. 2 [di Feldman] alla fine lascia che la razionalità prenda il sopravvento, inizi a interrogarti sull’entità emergente che tali quartetti hanno di fronte. Non può sorgere una risposta veramente soddisfacente e sei costretto a lasciarti ipnotizzare dal grande puzzle della musica. Attimo, Aion e Talea [di Coluccino] non sono abbastanza duraturi da incutere soggezione, non sono abbastanza densi, rispetto ad altri famosi quartetti moderni, da suscitare un’eccitazione viscerale, ma sono abbastanza sottili e seducenti da farti iniziare a interrogarti sul mistero della loro esistenza. Ma mentre il String Quartet N. 2 per la sua lenta ma costante ripetitività si sente interamente presente in ogni momento della sua esistenza, i quartetti di Osvaldo Coluccino deviano leggermente nei loro percorsi, e dei temi distinti possono essere percepiti come unità discrete di significato, così rendendo i quartetti più assimilabili a un’opera di poesia: ricchi di allusioni, suggestioni e allegorie. Se Morton Feldman ricorda Finnegan’s Wake, allora Osvaldo Coluccino ha disturbato Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo.
Ryoanji, in “Rate Your Music”, Seattle (USA), 5.4.2021
Valutazione: 5 stelle



In merito a Gemina (2002-2008), Due Punte Classica, Italia 2010

[…] Gemina, un disco rigoroso che ben riflette il carattere del suo autore. La musica è scarna e densa al tempo stesso, ricca di silenzi ma anche di invenzioni e variazioni microtonali, e nasconde sotto il suo aspetto apparentemente “dimesso” una forte attenzione e una forte tensione rivolte alla sperimentazione. Appare soprattutto evidente come la sua arte compositiva non indulga mai in dimostrazioni di bella scrittura per privilegiare sempre e comunque la ricerca di soluzioni personali pregne di una forte caratterizzazione espressionista […]
Mario Biserni, Gemina // Atto, in “Sands-zine”, 22 novembre 2012
valutazione: da acquistare in blocco

[…] Coloro che hanno familiarità con i “quartetti per archi” di Coluccino – vedi la recensione – saranno ben preparati a questa collezione di brani da camera. Questi brevi brani per otto diversi tipi di duetti non sono destinati alle orecchie di coloro che richiedono che la loro musica abbia del melodioso, e neppure a coloro che non volessero o non fossero in grado di applicare una notevole concentrazione al loro ascolto. Le opere, tutte risalenti all’ultimo decennio, sono tagliate da stoffa simile: sono concise, eteree, viscose e virtuosistiche. La loro natura meditativa, generalmente frammentata, li rende anche più o meno imperscrutabili. […] questi pezzi non sono del tutto inaccessibili, non certo per chi ha un debole per Webern, che può riconoscere in Coluccino un lontano ma affine cugino. […]
Byzantion, Osvaldo Coluccino, “Gemina”in “Art Music Reviews” 
e “MusicWeb International”, Regno Unito, dicembre 2012



In merito a Voce d’orlo (2004-2008), RAI Trade, Roma 2009

[…] musicista e scrittore alieno da concessioni semplificatorie, che non offrirebbero peraltro i mezzi necessari a “comunicare” una visione densa di interrogativi e sospese suggestioni, di arcane magie, aliena da percorsi rettilinei, incline alla dissimulazione, a traiettorie laterali, indirette, devianti, alla «duttilità di una linea perimetrale circumnavigante», alla «dolcezza di un filo che devia già al suo scaturire» (come ha scritto il compositore a proposito di Voce d’orlo). In verità l’eleganza e la sottigliezza di Coluccino sono perfettamente in grado di raggiungere l’ascoltatore capace di una complice disponibilità all’ascolto. […] Non per caso Voce d’orlo è anche il titolo dato all’intero CD. Non si deve cercare di spiegare in modo preciso la suggestione di questo titolo, destinata a restare aperta; ma si è già ricordato a che tipo di percorsi esso alluda. Suggerisce inoltre l’idea di una esperienza liminare, di una tensione al limite. […]
Paolo Petazzi, Introduzione al CD Osvaldo Coluccino
Voce d’orlo, RAI Trade, Roma-Milano, 2009

[…] [Voce d’orlo] una scelta assolutamente unica, forte, di grande poesia […]
Francesca Odilia Bellino, in “All About Jazz”, 21 giugno 2012

Artista che non pone limiti alla propria creatività, Coluccino ha sempre perseguito un ideale di ricerca che si è espresso in mille rivoli […]. Proprio in questa estrema varietà di temi e di forme risiede probabilmente il senso profondo dell’opera di Coluccino, coerente all’interno della molteplicità. Ecco dunque che un lavoro come Voce d’orlo, assolutamente desueto per la cornice compositiva utilizzata, ossia la formazione cameristica (flauto, clarinetto, violino, violoncello, piano), utilizza la tradizione per enucleare una visione musicale che, si capirà, è propedeutica alla più radicale ricerca elettroacustica operata dall’autore. Le composizioni di Voce d’orlo, pochi palpiti, pennellate zen di suoni acustici, non sono inquadrabili in una sorta di evanescente animismo, ma piuttosto delineano tra le brume un quadro di costante tensione, come se l’orizzonte si animasse lentamente… Un lavoro di notevole spessore, capace di prendere le mosse ed evincersi dalle forme della musica contemporanea così schematizzata. […]
Antonello Cresti, Osvaldo Coluccino
in Solchi sperimentali, Crac Edizioni, 2015




MUSICA ELETTROACUSTICA

In merito ad Absum (1999), Inexhaustible Editions, Lubiana 2021

Uomo e compositore di sensibilità non comune in una scena italiana deprimente fondata sui cancri terminali delle alleanze politiche e della menzogna dilagante, Osvaldo Coluccino va dritto al punto quando parla di Absum, pubblicato circa 22 anni dopo il suo concepimento. «La premessa è […] la speranza che l’opera, nella sua purezza, parli da se stessa e di qualcosa che riguardi ciò che va oltre, facendo dell’artista (l’essere umano) una cassa di risonanza, ma limitando la sua presenza il più possibile, ovvero il suo esibizionismo e virtuosismo, la sua supremazia esistenziale sulle istanze dell’arte». Per il contesto, si prega di leggere l’intervista completa [su Inexhaustible Editions]. 
La parola latina “absum” è infatti la radice di “assente”. Chi è abituato a ragionare in termini di “maestro”, “direttore d’orchestra”, “leggi armoniche” e quant’altro potrebbe percepire un disco come questo come un anatema. Solo la componente principale dell’universo – il suono – è presente in forme variamente alterate/elaborate. Colui che ha acceso tutto è, in questo caso, praticamente invisibile, anche se possiamo sentire distintamente il suo spirito dietro il tutto. 
Dovremmo essere grati per questi sei movimenti, che rappresentano allo stesso tempo un prezioso insegnamento e, a parere di questo recensore, un considerevole campione della migliore arte di Coluccino. 
Quelle che seguono sono sensazioni personali annotate traccia per traccia, nel corso di un ciclo di sessioni di ascolto. Per definizione, sono estremamente limitate per quanto riguarda la capacità di attribuire le connotazioni corrette a tale interiorità intangibile.
1) Frequenze elettroniche tremanti, quasi timide nella loro manifestazione, eppure ricche di subsoniche che sostanziano il loro effetto sulla nostra percezione.
2) La mia parte preferita in generale. La musica respira, tocca nel profondo, si dipana tra lontani mormorii contenenti embrioni armonici e manifestazioni più vivide. Apparizioni rumorose svaniscono immediatamente nel buio, o trasmettono segnali che non possono essere decodificati tramite i normali processi analitici. Impressionanti risonanze spettrali collocano l’ascoltatore in un incontro trascendente di passati mai realmente identificabili. Ci sono luci deboli nell’apparente declino delle forme. Bisogna fidarsi dell’attrazione istintiva per loro.
3) Coluccino è qui al suo massimo livello del “galatticamente perspicace”, per così dire. Il rallentamento delle pulsazioni vitali amplia il campo visivo interiore, sottraendo al tempo stesso un po’ di ansia all’insieme delle aure riverberanti. Siamo consapevoli di essere ormai giunti al centro di una gabbia psicomnemonica, costruita da nessuno.
4) La concretezza, per quanto apparentemente eterea, delle insufflazioni del compositore attraverso oggetti e strumenti non specificati aggiunge una dimensione drammatica di risveglio improvviso. Nel mezzo, spunti quasi carilloneschi ed eruzioni inaspettate dal nulla, a volte di discesa metallica, creano una sequenza di fotogrammi psicoacustici che nascondono piuttosto che rivelare. Tuttavia, la verità è, in una certa misura, intuibile. Il più profondo «perché?» dovrebbe idealmente rimanere senza risposta, fino al prossimo stadio di evoluzione.
5) Coluccino sovrappone due violini, entrambi suonati da lui, con un nastro magnetico di ectoplasmi elettroacustici. Il risultato è una sorta di astrattismo che, tuttavia, possiede diversi attributi figurativi. Rileviamo la lotta dell’effimero vascello terrestre per restare a galla in mezzo a mille dubbi di diversa origine. La mente, potenzialmente corruttibile da formule stupidamente esoteriche, si trova di fronte a ciò che è meravigliosamente puro, che a sua volta sarebbe descritto dall’ignorante come “pericoloso”. O, almeno, fuorviante. Ma questa, piaccia o no, è la strada giusta da seguire.
6) Non ci è concesso il luogo comune del “meritato riposo” alla fine del viaggio. Il movimento conclusivo ricorda ciò che è duro, scomodo, inclassificabile per la propria convenienza. Tagli più bruschi, silenzi lunghi come un’eternità congelata, aperture su interpretazioni di un futuro vibratorio che non prenderà in considerazione i bisogni egoisticamente intellettuali dei semplici esseri umani. Perché continuano a credere nelle favole che narrano un viaggio antropocentrico verso la fine dell’intelligenza.
Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – Absum, 
in “Touching Extremes”, Roma, 31 maggio 2021

Osvaldo Coluccino è un poeta e compositore che merita un’attenzione particolare. Se cerchiamo giustificazioni sull’utilità delle rappresentazioni nel campo dell’arte non possiamo fare a meno di andare alla ricerca di significativi indizi sul buon equilibrio delle nostre coscienze: la poetica di Coluccino scava proprio in quell’incavo di analisi, tipico del Novecento, che ha riflettuto a fondo sul valore dell’esistenza. Rapito dalle parole e dalla pittura di gente come Jacques Lacan o Francis Bacon, Coluccino ha costruito un proprio percorso nel momento in cui il mondo ha cominciato ad abbandonare la ricerca interiore e l’interrogazione dell’animo […] 
La maturità di Coluccino si è da sempre espressa seguendo due binari, uno classico e strumentale, l’altro elettroacustico e climatico; quanto al primo, il compositore ha imposto una musica dal carattere solo a lui ascrivibile, ossia una rappresentazione dettagliata del “fioco”, qualità che su queste pagine ho avuto modo di descrivere tramite i suoi cds per Kairos soprattutto; quanto al secondo, Coluccino si è invece inventato un canale di ricerca e manipolazione dei suoni che è essenzialmente sforzo mentale sulla percezione. In entrambi i casi risalta un pensiero ben determinato, ciò che Coluccino ha definito «emissione sonora minima», ossia divaricazioni delle distanze dei suoni, dettagli e colorazioni sonore che cercano di andare oltre l’ascolto, di fornire subdola materia mentale ed immaginativa utile per carpire tensioni e concetti che non sono affatto visibili, perché si ottengono dalle vibrazioni di suoni o di versi. […] “absum”, parola latina a cui il compositore non dà certamente un significato univoco, quello della prassi comunicativa: non è solo assenza fisica o intellettuale quella di cui si tratta, ma è necessario anche porre significati conseguenti, come opposizione, differenza, inferiorità. C’è un’evidente radice lacaniana in questo, soprattutto quando si pensa alla “presenza-assenza” del suo A Father, ma c’è anche un’estensione verso una muta concezione di elementi che hanno un proprio spazio d’azione: come nel concept di Oltreorme, Coluccino è alla caccia di quel mondo interiore sprigionato oltre le note o i suoni, allo stesso modo con cui un pittore cerca di fare attraverso un suo dipinto. 
absum contiene registrazioni del 1999 in un ciclo di 6 episodi musicali, in un periodo particolarmente fecondo di creatività dell’autore sul versante dell’elettronica e della manipolazione, qualcosa che tutti gli appassionati di musica hanno avuto già modo di apprezzare splendidamente nei risultati di un cd per Die Schachtel dal titolo Dimensioni (composizioni scritte tra il 1997 e il 2007, dove Osvaldo ha probabilmente raggiunto il suo picco massimo). absum ha dentro le sensazioni di quel periodo, quando la progettualità si indirizzava con un infinito garbo e profondità di visuale a temi e sistemi già conosciuti nella storica elettronica italiana (Nono, Maderna, Berio, etc.),  […] tuttavia le operazioni di Coluccino hanno un proprio stile, qualcosa che l’immaginazione dell’ascolto restituisce come un patchwork composito, con distillazione dei suoni, evidenziazione delle prospettive e delle dinamiche, con odissee semi-silenziose […] Le provvidenze tecniche di absum sono perfettamente descritte nelle note interne da Coluccino, che ci porta a conoscenza anche di una tesi di studenti del Conservatorio basata sulle 6 tracce […]
Il fatto è che absum dimostra non solo che Coluccino è un abilissimo manipolatore di suoni con un amore per la sapienza e le confutazioni dell’animo, ma anche che è necessaria una riflessione sull’elettronica odierna, costantemente alla ricerca di espansioni spesso aggressive o grossolane: forse invece di trovare “minacce” rappresentative dei tempi non sarebbe meglio andare alla ricerca di pazienti “risorse”?
Ettore Garzia, L’absum di Osvaldo Coluccino
in “Percorsi Musicali”, 20 agosto 2021

Materiali d’archivio risalenti al 1999, quindi vecchi di ben vent’anni, vedono oggi la luce del sole per merito del marchio sloveno Inexhaustible Editions. […] Trattamenti e sonorità elettroniche, oggetti da far risuonare soffiandoci (in Absum IV), due violini (in Absum V), questo è l’armamentario utilizzato nelle sei composizioni. L’autore spiega in un inciso che “absum” è un termine latino dai vari significati, tra i quali essere assente, essere liberi, essere estranei, essere diversi, essere inferiori, essere distanti (in caso di luogo)… I concetti di libertà, estraneità e diversità mi sembrano i più attinenti alla definizione di queste musiche un po’ aliene, a tratti oscure, colonna sonora perfettamente adattabile allo scenario di un pianeta deserto e inesplorato come a quello di un plesso industriale abbandonato. Suoni futuribili in grado di evocare stati d’angoscia. Chi già conosce l’universo sonoro di Coluccino lo ritroverà qui nei suoi aspetti più inquietamente visionari.
Mario Biserni, Absum, in “Sands-zine”, Italia, 21 ottobre 2021
valutazione: oldies but goldies

Questo è un pacchetto molto intelligente di Inexhaustible Editions, con sei tracce accompagnate da note di testo di Osvaldo Coluccino. […] I pezzi nascono da “elettronica, violino, [e] oggetti” manipolati che vengono fortemente elaborati per produrre toni e dettagli elettronici – niente che qualcuno esperto di elettroacustica non abbia sentito prima, ma comunque molto coinvolgente.
L’album inizia con absum I, una breve traccia di droni striscianti e pesanti che si muovono intorno al campo stereofonico, spostandosi e respirando. Absum II è più attivo ma mantiene un oscuro senso di terrore, con dettagliati frammenti di suoni che danzano su un letto di droni ariosi. Il terzo pezzo – si intitola absum III – spinge ulteriormente questi droni in una distinta fantasmagoria, completa di voci disincarnate. Absum IV presenta più movimento e più energia, con una qualità materica che mi ricorda alcuni pezzi di Parmegiani; anche se i droni inquietanti rimangono, sono sullo sfondo e punteggiati da scosse cinetiche di suono e momenti di silenzio. Il quinto brano non evoca lo stesso senso di sconvolgimento tettonico di absum IV, ma è comunque un lavoro più dinamico rispetto all’apertura dell’album. Sottotitolato “(per due violini e nastro magnetico)”, i violini sono infatti elementi prominenti e riconoscibili, con Coluccino che li trasforma in lunghi droni spettrali e suoni modulanti. La traccia finale, absum VI, è in alcuni punti il brano più condensato, o stipato, dell’album, con oggetti sferraglianti che si scontrano prima di trasformarsi in arrangiamenti stop/start di elaborazione deformata ed elettronica. È un’efficace chiusura dell’album e riassume gran parte di ciò che è successo prima.
Questo è un album buono e solido […] Sezioni di questo album, con i suoi droni oscuri e spettrali, soddisferebbero i fan dell’ambient oscuro; in altri punti, in absum VI per esempio, Coluccino presenta un lavoro più difficile, ma per via della natura coinvolgente dei suoni l’album può essere facilmente goduto senza la conoscenza della teoria musicale ecc. – questa conoscenza probabilmente sblocca ulteriori dimensioni di Absum ma queste orecchie non sono così istruite. L’intero album ha un’atmosfera piacevole che, sebbene non eccessivamente oscura o aggressiva, non è certamente “leggera” per me, e penso che molte persone appassionate di “rumore” troveranno molto da assaporare qui.
Martin P, Osvaldo Coluccino - Absum [Inexhaustible Editions - 2021]
in “Musique Machine”, Petersfield (Regno Unito), 4 dicembre 2021
valutazione: 4 stelle

Absum è l’uscita dell’1 marzo 2021 del compositore e poeta italiano Osvaldo Coluccino. L’album è stato registrato nel 1999, Coluccino ha utilizzato elettronica, violino e “oggetti”.
Questa è musica elettronica ed elettroacustica costituita da volumi bassi e un uso copioso di riverbero e panning. Sebbene le tracce quattro e cinque, Absum IV (per oggetti soffiati ed elaborazione) e Absum V (per due violini e nastro magnetico) utilizzino come sorgente il materiale acustico, come descritto nei loro titoli, il trattamento del materiale acustico è tale da non essere sempre riconoscibile come di origine acustica; il più delle volte viene elaborato e miscelato in modo omogeneo con i suoni elettronici.
Questa è musica d’atmosfera sottile e dettagliata; alcuni potrebbero persino classificarlo come ambiente. Per via dei volumi bassi, dei timbri particolari e dell’uso del pan come elemento compositivo significativo, si apprezza meglio in cuffia.
L’album cresce in complessità da Absum I ad Absum VI. Le prime tre tracce sono appena udibili, trame simili a nebbia a bassa frequenza che emergono ed evaporano nei silenzi; suonano come registrazioni sul campo di un distopico futuro digitale. Le tracce quattro e cinque continuano con questo ambiente ma a frequenze più alte e attività o sviluppo più evidenti, grazie in gran parte all’introduzione del materiale acustico. Il brano finale continua le qualità di Absum del «non esserci, essere assente, essere distante, essere lontano, essere alieno» ma con una qualità più tangibile nei timbri più complessi e con maggiore varietà di attività/sviluppo.
Questo album è insolitamente organico e austero per la musica elettronica ed elettroacustica, dove spesso può esserci, volendo, un’attenzione alla tecnologia, uno smanettare di manopole, ma dove è assente un’estetica completamente formata. Qui invece c’è un mondo sonoro conciso con un focus intenso, che richiede un’attenzione simile da parte dell’ascoltatore. Questa non è musica da sentire mentre si guida l’automobile o musica di sottofondo casuale, questo è un ascolto di musica che richiede uno sforzo per estrarre la sua bellezza astratta.
Ron Coulter, Osvaldo Coluccino – Absum
in “The Free Jazz Collective”, Stati Uniti, 5 marzo 2022 
valutazione: 3 stelle e mezzo



In merito a Parallelo (2007-2009), Unfathomless, Bruxelles 2015

Se non avessimo letto le brevi informazioni scritte sulla custodia del disco, veramente non sapremmo dire in quale paese – quali cavità, quali gallerie, quali profondità – Osvaldo Coluccino sia potuto andare a raccogliere queste prove di verità: echi, densi soffi, cigolii, raffiche... Non un’area industriale dismessa né un hangar in disuso, ma un monastero italiano del XVII secolo, evidentemente in rovina. Promesse di bei fantasmi da far cantare […] e di detriti da mescolare che Coluccino trasforma in due paesaggi fantastici: due paralleli sonori di ventidue minuti e due secondi ciascuno, imperdibili.
Guillame Belhomme, Osvaldo Coluccino, Parallelo, Unfathomless 2015,
in “Le Son du Grisli”, Chantilly, gennaio 2016

Le pubblicazioni del passato del compositore italiano Osvaldo Coluccino sono apparse su NEOS, Another Timbre, Col Legno e Die Schachtel, suggerendo che egli può operare nella stessa vena come un compositore sul genere di Wolfgang Rihm o portarsi più vicino a un’outsider dell’elettronica come Caterina Christer Hennix. Al suo debutto su Unfathomless egli propende con forza nella direzione elettronica, sebbene egli giochi anche con tessiture armoniche composte. Parallelo è costituito da due composizioni di 22 minuti ciascuna […] È difficile dire esattamente come Osvaldo abbia realizzato il prodotto finale, ma la musica è composta da toni sconcertanti, rumori senza corpo e registrazioni sul campo mescolati in modo da confondere i sensi. Ci sono droni tettonici da far tremare le pareti, vibrazioni meccaniche, risonanze senza sorgenti, e anche frammenti di viaggio più riconoscibili: traffico automobilistico, acqua corrente, strade trafficate. È tutto sorprendentemente spettrale e melodico. Tutto è rappresentato all’interno di un ambiente più grande, comunque, e a volte può essere difficile valutare se i suoni siano stati suonati lì dentro e contemporaneamente registrati all’interno dello spazio del monastero (nello stile di Alvin Lucier) o se essi siano stati generati da esso. Alcune delle piccole oscillazioni armoniche e alcuni effetti ritorti devono aver richiesto un computer o almeno alcuni gadget elettronici per essere realizzati, ma l’abilità con cui Coluccino li unisce nell’ambiente li rende molto più inusuali di quello che essi sarebbero potuti essere altrimenti, se sequestrati all’interno di uno studio di registrazione o di una sala da concerto. Si tratta di una registrazione a strati e talvolta inquietante che trova corrispondenze inusuali tra le strutture e gli ambienti sia artificiali che naturali.
Lucas Schleicher, Osvaldo Coluccino – Parallelo CD (Unfathomless),
in “Dusted Magazine”, Chicago, 12 febbraio 2016

Analizzando il percorso artistico e la registrazione di Osvaldo Coluccino, due cose importanti devono essere osservate. La prima è la varietà dello spettro acustico, che va dal rigore del classicismo moderno alla relativa aleatorietà dei paesaggi sonori basati sulle azioni eseguite con oggetti non identificati in ambienti altrettanto misteriosi. Il secondo è il suo talento unico nel fondere le istanze di musica concreta in àmbiti in cui la giustapposizione e l’elaborazione di diverse sonorità generate in studio di registrazione danno vita ad ambienti psicologici senza fondo. Parallelo dovrebbe essere idealmente collocato in un contesto del genere, nonostante la riluttanza di tale musica ad accettare una vera e propria classificazione. Il disco consiste di due tracce d’identica lunghezza e identico titolo, ma divergenti in termini di successione di eventi e d’effettiva distribuzione delle sostanze sonore. “Parallelo” è descrivibile come un continuum che comprende la moltitudine di sfaccettature sfocate appartenenti a una consapevolezza individuale emergente durante l’esistenza quotidiana, mentre “Parallelo 2” manifesta i suoi significati attraverso una sequenza di flash con brevi silenzi intervallati, presentando lo stesso tipo di sonorità da un’affascinante prospettiva “ora-tu-vedi-ciò-ora-tu-non-lo-vedi”, un’equalizzazione leggermente diversa, delineando il riverbero delle attività umane un po’ più vividamente.
La metà iniziale getta in una dimensione oscura semi-onirica, che utilizza frequenze che suggeriscono una vastità sussurrata in corrispondenza con echi relativamente riconoscibili, alcuni dei quali di derivazione urbana. È il tipo di paesaggio sonoro che riempire una stanza con ricordi uditivi cavernosi anche a un volume modesto: veicoli lontani, traiettorie luminescenti e ricordi sgraditi richiamano la vostra attenzione attraverso una nebbia fitta. Un realismo sfigurato, se si vuole, con diversi momenti di non adulterato ronzio da un sotterraneo indicibile.
La versione alternativa impasta i sistemi ricettivi con cicliche cornici di azione, poi tranquillità. In un certo senso è come se Coluccino volesse lasciare che l’ascoltatore indovinasse gli eventi che definiranno ogni successiva foto istantanea. L’“ordinario” si trasforma in maestosa vibrazione; l’“imponente” è ridotto a nulla nel giro di pochi istanti. Questo costante cambiamento non implica contraddizioni, dato che configuriamo il nostro essere in base alla (non)familiarità di ciò che si ascolta. Se non altro, la separazione può emergere fra la passività di un mero ascoltatore e il partecipante ben disposto che sottopone un pezzo della propria anima al fine di diventare una parte di tali manifestazioni irraggiungibili.
Tutti abbiamo appreso dal compositore che l’ispirazione per questa imponente opera proveniva da un monastero abbandonato destinato a essere demolito. Io fantastico che egli ipotizzi un simbolismo per le rovine del genere umano, poiché Coluccino è ben consapevole che un edificio in decomposizione può ancora offrire una ricca risonanza, mentre la maggior parte delle persone è completamente priva di camere interne. E priva di corde, per quella materia.
Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – Parallelo
in “Touching Extremes”, Roma, 29 febbraio 2016

Osvaldo Coluccino rotola nei pertugi e attraverso le calche del panorama musicale italiano come una biglia bizzarra, elegante, plastica e malleabile all’interno di una foresta morta e pietrificata, composta da fossili ormai inamovibili e immodificabili.
In questi due dischi, usciti a breve distanza l’uno dall’altro, prosegue con qualche indice di variazione quell’indagine nel mondo dei suoni che avevamo già avuto modo di apprezzare nei suoi due CD pubblicati su Another Timbre (“Atto” del 2012 e “Oltreorme” del 2013). […] Il punto di contatto fra i quattro lavori sta nell’utilizzo, quale fonte sonora, di oggettistica comunemente destinata a scopi di diversa natura (e anche quando vengono utilizzati strumenti musicali tradizionalmente intesi come tali, quali il pianoforte in Differenza, le percussioni in Nell’attimo e il violino in Dimensioni, oppure quando si fa uso della voce umana, ancora in Dimensioni, viene fatto in modo non tradizionale e riconducibile quindi all’impianto generale dei due lavori). Gli indici di variazione, invece, riguardano soprattutto le elaborazioni elettroniche e di studio alle quali vengono sottoposte le registrazioni utilizzate in questi due dischi, laddove nei due CD su Another Timbre i suoni erano di tipo esclusivamente acustico.
Se l’incisione e la strutturazione dei brani inclusi in “Dimensioni”, pur diversi per genesi e natura, rispondono al classico modello di composizione elettroacustica, “Parallelo” è invece un esempio simbolo di registrazione ambientata (per la precisione fra le rovine di un monastero del 17° secolo)[…]
Quello che più colpisce nella musica di Coluccino è la cura riservata al dettaglio, in un gioco di precisione e di incastri dove non esiste una pagliuzza che sia fuori posto; oppure, se preferite, un’opera pittorica astratta dove non c’è neppure una pur piccola pennellata tirata a caso. 
[…] È come se [la sua musica] fluttuasse in un palcoscenico di perenne sospensione. Non so se Coluccino segua qualche disciplina religiosa in particolare, certo è che dalla sua musica trasuda un forte senso di spiritualità.
[…] Un altro aspetto rilevante sta nella contraddizione, che ritengo positiva e creativa, fra l’azione tesa a fermare l’attimo, e questo mi fa pensare sia alla frase pronunciata dal protagonista di uno dei più bei libri di Heinrich Böll («Sono un clown e faccio raccolta di attimi») sia all’improvvisazione più pura, e il risultato di quell’azione che assume caratteristiche atemporali o che rientrano in una dimensione onirica. Gli attimi irripetibili, che solo le tecniche di registrazione riescono a cogliere nella loro essenzialità (s)fuggente, in Coluccino finiscono con l’assumere una loro caratteristica che trascende da quegli elementi solitamente indicativi delle caratteristiche appropriate a definire una composizione musicale – fonti sonore utilizzate, luogo e data delle registrazioni… – per trasferirsi in un loro spazio tanto tangibile quanto inimmaginabile.
Devo dire che "Parallelo", visti gli oltre 20 minuti di durata dei due brani che contiene, ha più respiro e riesce così a imporsi all’ascoltatore in maniera più incisiva rispetto alle pur pregevoli composizioni incluse in "Dimensioni" (la cui estensione massima supera di poco i 14 minuti). Devo anche dire che “Parallelo” è stato pubblicato nel contesto di una fortunata collana che ha già ospitato numerosi artisti internazionali piuttosto noti.
Questo mi sembra essere un elemento di rilievo perché può portare acqua al mulino di un musicista che al momento, questa è l’unica cosa certa e inoppugnabile, ha raccolto molto meno di quello che dovrebbe in virtù dei suoi meriti.
Etero Genio, Dimensioni // Parallelo
in “Sands-zine”, 12 febbraio 2017
valutazione: quasi due ore di suoni ombrosi

Osvaldo Coluccino è un compositore e poeta italiano contemporaneo. Sembra che abbia già una notevole reputazione in Italia e nei Paesi di lingua tedesca. Secondo un articolo, la lingua italiana dovrebbe essere sempre quella impiegata per la musica; ciò vale anche per la sua poesia, e le parole che emergono dal silenzio sono anche parole di un compositore di musica che arrivano nello stesso tempo.
[…] L'aspetto di questo rito di passaggio è l'archetipo del motivo della “Montagna Sacra” […] Non è un microcosmo simbolico come un mandala tridimensionale, ma piuttosto un mondo come un mandala di Kasuga, la luce riversata nello spazio eterno impedisce al paesaggio sacro di sporcarsi.
L'album di Coluccino si basa su registrazioni effettuate entro delle rovine.
Mentre regna il silenzio, un ruggito si insinua dall’interno, invitando l'ascoltatore. È davvero l'opera di un fantasma, galleggia in un fluido diverso dalla storia o dallo scorrere del tempo. Quando il suono puro rappresenta l'ambiente in generale, mostra solo aspetti formali senza alcuna concretezza. Ma questo è esattamente ciò che è un fantasma. Le rovine sono come crepacci sulla superficie della montagna, come ghiacciai sciolti per sempre. Lì i fantasmi non ci perseguitano, continuano semplicemente a sognare, ondeggiare e a parlare in pace. Era una voce, un suono, e un suono non diverso dal cinguettio degli uccelli.
YO, music tropic 2: Osvaldo Coluccino – Parallelo
in “Anti optimized haunted processor”, Nagoya, 25 February 2020



In merito a Dimensioni (1997-2007), Die Schachtel, Milano 2015

[…] Osvaldo Coluccino rappresenta un caso atipico nel nostro panorama musicale contemporaneo. Compositore tra i più appartati in assoluto, poeta e animalista convinto, Coluccino vanta una serie di poche composizioni, ma tutte di alto livello, in particolare quelle riguardanti una rarefatta musica da camera (che ha avuto l’onore di essere apprezzata persino da uno storico e autorevole critico come Paolo Petazzi) e le sue ardite realizzazioni elettroacustiche […]. Se "Neuma Q" era una sola e mastodontica opera per suoni riprocessati, eseguita in prima assoluta nel 2006 al Festival di Nuova Consonanza […], "Dimensioni" raccoglie nove eterogenee composizioni elettroniche, ideate e realizzate in un decennio, dal 1997 al 2007. Questa antologia, proprio perché non focalizzata su un’unica opera, riesce meglio della precedente a fare luce sul grande talento del compositore piemontese, mettendone meglio in evidenza l’estro creativo e la poetica. […] [Il brano] "Dimensioni" (1998-1999) è il vero capolavoro e forse il vertice assoluto di tutta la produzione musicale di Coluccino: un afflato dal sapore sinfonico si innesta gradualmente con un parlato colloquiale (di Jacques Lacan, da una sua conferenza tenutasi nell’Ottobre 1972 all’Università di Louvain) e una voce di bambina, sapientemente manipolati ad arte. Impossibile non fare riferimento alla grande scuola elettroacustica italiana, che faceva capo allo Studio di Fonologia della Rai di Milano della fine degli anni Cinquanta, con Luciano Berio, Luigi Nono e Bruno Maderna (e con l’ausilio fondamentale del tecnico del suono Marino Zuccheri) che lì concepirono i loro massimi capolavori nel campo dell’elettronica e destinati a rivoluzionare il mondo musicale contemporaneo. […] Cerebrale ma comunicativo, Osvaldo Coluccino riesce a essere un autore personale e originale, laddove è stato già scritto e detto praticamente tutto, anni addietro e da illustri compositori. Non è certo questa una qualità da poco. […]
Leonardo Di Maio, Osvaldo Coluccino, Dimensioni
in “Ondarock”, 19.03.2015
valutazione: 7,5

[…] Nove tracce, poco più di un’ora di suoni elettronici che avvolgono l’ascolto “raccontando” una storia in cui lo spazio acustico si sagoma in continuazione: a seconda se l’attenzione di chi ascolta segue la propria logica mnemonico-musicale – e quindi sovrappone un’orizzontalità e una drammaturgia alla fastosa selva di sonorità elettroniche – oppure si libera da sovrastrutture e bisogno di ordine analitico e dipana con l’orecchio il filo emotivo e musicale che vi sta dietro. Coluccino non tende trappole né bara (promettendo paradisi digitali) ma nemmeno agevola. Pretende d’essere preso sul serio, e basta. E allora i quadri elettronici si chiariscono da soli, come frutto di un’idea progettuale in cui sensazioni e suoni non acustici non divergono, e si spiegano da soli.
Angelo Foletto, Un’ora di suoni elettronici
in “Suonare News”, Milano, maggio 2015

Magia elettroacustica irreale del compositore italiano Osvaldo Coluccino, per l’affidabile etichetta milanese Die Schachtel. Altamente raccomandato per coloro che amano scrutare nell’abisso e trattenere il suo sguardo. Coluccino presenta una raccolta dei suoi primi brani elettroacustici (1997-2007). Dai cupi droni di Dimensioni (inframezzati dalla voce trattata di Jacques Lacan) alle percussioni trattate di Nell'attimo, alla brillantezza acusmatica di Dal margine, questo cd è un viaggio nella mente brillante e nell’anima complessa di uno dei più interessanti compositori italiani contemporanei, la cui musica è sempre al limite, tesa fra un volo verso un orizzonte lontano e luminoso e un tuffo nella più oscura oscurità. […]
—, Osvaldo Coluccino, Dimensioni
in “Boomkat”, Manchester, maggio 2015

Un’esistenza gravosa; una scomoda quiescenza; l’insondabile complessità di corrispondenze che non possono essere delineate dalle parole. Tutto questo, e molto di più, può essere descritto attraverso sequenze di apparizioni sonore di qualcuno che vive ai livelli più profondi delle facoltà sensoriali. Il lavoro che Osvaldo Coluccino compie al margine di una propria risposta psicologica a un dato ambiente acustico, è stato condotto per oltre un decennio. Dimensioni ne è il risultato splendido, una raccolta di nove brani che esplorano spazi auditivi e adattamenti interni con sobrietà e acume. Questo disco ha bisogno del vostro completo io, mentale e fisico; non è qualcosa che possa essere lasciato in sottofondo durante l’adempimento di azioni banali. Affibbiando ad esso etichette o lamentandone l’assenza di effetti appariscenti, si rivelerebbero inevitabilmente analisi inadeguate. La sovrapposizione di diverse realtà sembra essere una questione cardine nella ricerca del compositore italiano. Tuttavia, la maggior parte di questo disco è fatto di “scene"; alcune di esse più lunghe di altre, alcune di loro solo brevi squarci nelle varie fasi di connessione interiore. Le fonti, in gran parte sconosciute, propongono diversi percorsi verso un profondo discernimento; abbastanza inusuale, nell’epoca della frettolosa convenienza esoterica. In questo senso, nulla in qualsiasi traccia ha davvero più importanza rispetto al resto dei suoi componenti. Come esempio, "Differenza" utilizza e altera le caratteristiche di un pianoforte; eppure, il successo del brano non sta nella particolarità del trattamento dello strumento, quanto nel mistero recondito del coinvolgimento; nel tentativo di concentrarsi su un’interezza sistematicamente mutante, che a sua volta trasmette emozioni indicibili – paure, forse –, un loro disperato tentativo di manifestarsi. […] Le creazioni di Coluccino, possedendo frequentemente una qualità “sfocata ai margini", evitano il tipo di guazzabuglio acusmatico che sorride e strizza l’occhio al pubblico inesperto. Tali creazioni sono definite con rigore tecnico […] un gioiello senza ego che dovrebbe essere diffuso in ogni modo possibile.
Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – “Dimensioni”,
in Touching Extremes, Roma, 5 luglio 2015

Questo artista è partito da questa etichetta e ha gradualmente ampliato le sue attività, come per es. la pubblicazione di lavori intensi su Another Timbre. Qui è tutta musica elettronica astratta, composta da 9 brani lunghi e brevi, e i contenuti sono insolitamente alti per essere nella serie dei nuovi artisti dell’etichetta. Inoltre c’è un brano che si può dire essere un punto chiave, e non stufa: in tale opera, intitolata Dimensioni (traccia 2), una voce femminile è usata delicatamente, mostrando un aspetto di un artista che è dei pesi massimi.
—, Osvaldo Coluccino, Dimensioni
in “Omega Point”, Tokyo, 2015

[…] Dimensioni rappresenta un’altra sfaccettatura nel suono prediletto da Coluccino, ossia una immersione nei regni della sperimentazione elettroacustica, presentando brani che sembrano fungere da possibile ponte tra i capolavori riconosciuti in questo ambito di espressioni emersi negli anni cinquanta, ed una nuova visione musicale che, più che far immaginare mondi accademici, disegna punti di contatto con l’estetica dark ambient o altre forme di isolazionismo elettronico. Considerazioni ex post di un ascoltatore insofferente alle scuole ufficiali si penserà, ma a giudicare dal percorso di Coluccino crediamo che molta di questa capacità di traversamento tra dimensioni non sia affatto casuale…
Antonello Cresti, Osvaldo Coluccino
in Solchi sperimentali, Crac edizioni, 2015



In merito a Neuma q (2006), Die Schachtel, Milano 2010

[…] Anche se la musica qui è decisamente radicata nelle aree più impegnative e cerebrali della musica elettronica, l’appropriazione di Coluccino di elementi relativamente familiari come il drone o come registrazioni spaziali elaborate, sta a significare che qui la musica non è mai troppo lontana da una ben definita cornice di riferimento. La prima traccia si apre in uno stile erratico, piuttosto noisy, che canalizza delle potenti frequenze basse dronanti insieme a suoni come interferenze frammentarie e che si contorcono. Il secondo pezzo è di natura più breve e più costante, è il navigare lungo un foglio slavato, opaco, statico, oltre quattro minuti immersivi di suono concreto minimalista. La terza traccia si distingue, assumendo un carattere più atomizzato, che esplora materia sonora rumorosa, spezzettata in particelle. Questa composizione è qui senza dubbio la traccia più accademica, che assume un livello di accurata esplorazione del rumore […]. Infine, la quarta e più lunga composizione del disco esplora il tipo di sonorità enigmatica […] basata su una sorta di trattamento del campo sonoro registrato, ma il livello di astrazione sta a significare che non sarete mai in grado di capire esattamente cosa state ascoltando. Qualunque cosa sia, si manifesta come una meditabonda lastra d’acciaio di libera narrativa, dalle tonalità dark-ambient, che modula ed evolve solo in modo più sottile e senza fretta.
—, Osvaldo Coluccino, Neuma q
in “Boomkat”, Manchester, maggio 2010

Osvaldo Coluccino è l’ultima felice sorpresa del catalogo Die Schachtel […] [Neuma q] è un bel sentire, che al di là dell’impronta elettroacustica, svela la qualità immersiva della sua materia sonora, dentro un’elettronica pura che può rimandare a certe frequenze droning di stampo cosmico tedesco. Viene in mente il primo Klaus Schulze di Irrlicht per intenderci, ma è ovvio che per derivazione ed impostazione lo spettro sonoro di Coluccino è indubbiamente più rigoroso e non così facilmente classificabile. Ammaliante comunque.
Gino Dal Soler, Osvaldo Coluccino, Neuma q
in “Blow up”, maggio 2010

[…] è un’immersione totale nel più puro suono elettronico, che esplora una vasta gamma di fenomeni elettroacustici […] magicamente costruiti e messi in sequenza in modo da preservare la loro intima atmosfera. Il compositore si adopera come un sismografo sia interiore che del mondo esterno e la composizione è la registrazione di un orizzonte musicale momentaneo che unisce quattro pezzi che sfidano qualsiasi criterio standard di valutazione della musica moderna ed esplora nuovi spazi sonori. […]
—, Osvaldo Coluccino, Neuma q
in “Down Town”, New York, giugno 2010

[…] opera elettroacustica in quattro movimenti, in uno stile molto purista che si ispira all’elettroacustica accademica, senza con ciò divenire formalista. Bel lavoro di tessiture, bella utilizzazione degli infrabassi, ma soprattutto la composizione crea (l’illusione di) una trama narrativa che attira la mia attenzione.
François Couture, Osvaldo Coluccino, Neuma q,
in “Monsieur Délire”, Marbleton (Canada), luglio 2010

[…] Il compositore ed elettroacustico italiano parla di non-spazio, una rimozione dell’influenza e/o suggerimento di uno spazio fisico o ambiente per il suono. Ciò risulta, per Coluccino, dal rivelarsi dell’inaudito e dell’inosservato, quei suoni che noi non riusciamo a discernere a causa dei limiti fisiologici e della disattenzione venuta alla ribalta. […] la forza di Neuma Q sta nella sua aliena ineffabilità, i suoni evocati nei non-spazi di Coluccino sono più potenti delle parole usate per descriverli. […] La prima delle quattro tracce senza titolo di Neuma Q è la migliore dell’album. Passeggiata extraterrestre di 16 minuti, la composizione evoca i fortuiti abitanti acustici dello spazio esterno: segnali satellitari criptati, vortici celesti, i meccanismi d’arte interstellare che fluttua liberamente attorno a toni ambient in una forma quasi episodica. Suoni che passano attraverso il primo-piano della traccia quasi fossero in mostra, il passato mandato su un nastro trasportatore, o che si diffondono da dietro una tenda in una serie coreografata, come modelli in una sfilata di moda. C’è sovrapposizione, ma c’è poco affollamento, e ancor meno ripetizione. Il (non-)spazio che i suoni abitano è esso stesso in mostra, un vuoto suggerito che tanto è un carattere attivo nella musica quanto l’ambiente lo nega. […] La seconda traccia del disco è un quattro-minuti di Via Lattea come vista dalla Terra, il suo barlume sottilissimo che risulta invisibile a volte a coloro che non lo cercano volutamente. C’è un potere nascosto, comunque, in questo approccio raffinato. Spesso, si possono trovare intrecci di Neuma Q con i suoni di chi ascolta il proprio ambiente circostante, in un’inattesa collaborazione. Anche con le cuffie addosso, c’è una contaminazione tra la creazione di Coluccino e il ronzio del traffico, il ronzio degli elettrodomestici, chiacchiere occasionali e distanti aeroplani che sorvolano. Intenzionale o no, questa mescolanza di ambienti è forse la più efficace negazione dello spazio di Neuma Q, un sottile dissolvimento dei muri che separano l’emissione del disco da ciò che accade al di fuori della finestra o in un’altra stanza. Un’esperienza che non è costante, ma quando si verifica può essere affascinante.
Adam Strhom, Osvaldo Coluccino, Neuma q,
in “Dusted Review”, New York, luglio 2010

Composto nel 2006, Neuma q sembra esplorare l’universo spaziale e le voci perdute dei satelliti in pericolo, entro un largo spettro di fenomeni elettroacustici e di droni infiniti […]
—, Osvaldo Coluccino, Neuma q
in “Metamkine”, Rives (Francia), 23 giugno 2010

[…] Gli altri tre pezzi sono di approccio più lineare – costruzione, dall’inizio alla fine, intorno a temi centrali del suono. Costruzione che non rimbalza su e giù per le scale, ma che sembra operare dall’interno del suono stesso. Il meglio è preservato alla fine: il quarto e più lungo brano di questo quartetto di brani, con suoni che scompaiono oltre il loro sustain, una costruzione del brano approntato con cura e con una raffinata selezione di suoni acustici (flauti, forse?). Un gran bel CD […]
Frans de Waard, Osvaldo Coluccino, Neuma q,
in “Vital Weekly”, Nijmegen (Paesi Bassi), settembre 2010

[…] Questi paesaggi-sonori elettronici suggeriscono un genere trasognante di tendenza ambient e dal brusio delicato, che usa un minimo di stratificazioni, che consente scarabocchi in rapida evoluzione, droni, alte frequenze che si schiantano e si lanciano. […]
Peter Margasak, in Global flutters and Blasts,
in “DownBeat”, Elmhurst Illinois, dicembre 2010

Il poeta e compositore elettro-acustico apre l’album cullandovi in un territorio familiare con elementi di droni, segnali di trasmittenti e modulazioni nel brano di apertura. Lungi dall’essere meditativa, la traccia, formalizzata e strutturata, produce abbondante movimento e si distingue in questo album in gran parte dark. Il brano di apertura funziona come un esempio degli elementi che caratterizzano le altre tracce e che vengono esplorati da quelle tracce senza titolo. L’uso dello spazio è una gran cosa qui. L’elemento drone è esplorato ulteriormente con la seconda breve traccia dando un senso di ampiezza e profondità, spingendo fuori dalle mura, creando più spazio per il contesto dentro il quale si sente l’album. Quindi è interessante quando [il compositore], per la terza traccia, utilizza piccoli suoni in questo grande spazio. Crick e cigolii si muovono a scatti da qui a lì. Il gran finale di 18 minuti ritorna all’elemento drone sottilmente modulante nel timbro e nella densità in tutta la sua lunghezza. Apparentemente è una registrazione sul campo poi elaborata. […] ciò che è interessante sono le idee e il processo di pensiero che sta dietro ai risultati finali.
Hasni Malik, Osvaldo Coluccino, Neuma q,
in “Progress Report”, Storrington (Regno Unito), 23 giugno 2011

[...] Eccoci in prossimità d’arrivo con la “geometrica” Zeit Composers Series che dopo un inizio in sordina, da intendere come poco appariscente, ha recentemente messo in fila sei bei tomi di rigorosa compiutezza: Null di Luigi Archetti, Neuma Q di Osvaldo Coluccino, Rimandi e scoperte di Angelo Petronella, On Debussy’s Piano And… della coppia Thollem McDonas / Stefano Scodanibbio, Death By Water di Fabio Selvafiorita e Valerio Tricoli e Joy Flashings di Philip Corner e Manuel Zurria. [...] Anche con Angelo Petronella e Osvaldo Coluccino si casca nel sicuro. [...] Anche Osvaldo Coluccino viene da lontano [...] e ha all’attivo composizioni suonate da varie orchestre ed ensemble e proposte in numerosi e importanti consessi. Il suo nome sembra avere un buon seguito anche al di fuori dei confini nazionali, almeno così mi fa pensare la citazione del suo nome da parte Simon Reynell di Another Timbre in una recente intervista. La sua è una musica elettroacustica fluida e cosmica che ha la profondità degli abissi marini e la spaziosità del cielo, mentre di entrambi, mare e cielo, possiede la trasparenza. La perfetta colonna sonora per un viaggio verso mondi lontani.
Etero Genio, Die Schachtel: della maggiore età
in “Sands-zine”, ottobre 2011

Nel corso degli anni, Die Schachtel ha pubblicato molti lavori raffinati di musica elettronica e concreta di musicisti italiani, eccone tre nuovi [...] Osvaldo Coluccino è il più giovane e il suo disco si apre con una sorta di pressurizzata mutazione elettronica che colpisce spettri sonori diversi in rapida successione. […] Gran parte della massa del disco, comunque, è un intricato studio sulle varietà del vento elettronico, in particolare la traccia finale, “4”, un lungo tunnel di brusio. Piccole bolle scoppiettanti e stridule, catena arrugginita di bicicletta, escrescenze di percolato, tuttavia è la potente apertura che ti colloca nei drammi che devono essere svolti.
Andrew Choate, Osvaldo Coluccino, Neuma q,
in “Signal to Noise”, n. 60, Houston, dicembre 2011




MUSICA PER OGGETTI ACUSTICI

In merito a Oltreorme (2012), Another Timbre, Scheffield 2012

L’album di debutto di Osvaldo Coluccino su Another Timbre, Atto, è stata una delle più piacevoli sorprese del 2012. Nonostante la storia di Coluccino di compositore per strumenti convenzionali – la pubblicazione immediatamente precedente ad Atto fu String Quartets (NEOS, 2012) – per la composizione di Atto ha scelto di impiegare solo (non specificati) oggetti acustici che ha colpito, strofinato o nei quali ha soffiato. […] Malgrado il suo uso qui [in Oltreorme] di suoni non-strumentali, Coluccino dimostra l’orecchio di un compositore per gli ingredienti che si combinano nel rendere un ascolto drammatico – contrasti di volume, consistenza e durata, periodi di stabilità o di ripetizione sono compensati da elementi occasionali di sorpresa (ma non un grande shock). Complessivamente, Oltreorme è un successo come Atto, e le due opere insieme formano una coppia ben assortita. Non ci può essere più alta raccomandazione di quella.
John Eyles, Osvaldo Coluccino: Oltreorme (2013),
in “All About Jazz”, Londra, 19 aprile 2013

E poi si arriva a registrazioni come questa che sembrano così belle senza sforzo… Soli, tutti “oggetti acustici”, suonati in maniera vagamente percussiva, delicatamente. Ancor più delicata se si segue il suggerimento di Coluccino e si abbassa il volume. […] I suoni entrano nella stanza, scompaiono; a seconda dell’acutezza d’ascolto, si può dimenticare per un minuto o due che il disco stia suonando. Quando i suoni risalgono in superficie, scommetto che vi parrà che essi suonino in modo altrettanto naturale di qualsiasi altra cosa stia accadendo lì, ovunque voi vi troviate. Nulla di forzato, nulla di eccessivamente accentato, una raffinata volontà di trattenere; reticente ma non ritrosa. […] Una di quelle registrazioni delle quali è difficile dire molto, inutile da descrivere ma estremamente piacevole da vivere. […]
Brian Olewnick, Osvaldo Coluccino – Oltreorme (Another Timbre),
in “Just Outside”, New Jersey, 19 aprile, 2013

[…] i suoni tendono a essere impercettibili, passano come ombre fugaci che spesso si fa fatica a percepire. L’universo di Oltreorme è instabile, fantomatico e al di là del reale. […] Una musica molto tenue […] È tutta una questione di ascolto, di attenzione e percezione. Un’esperienza davvero originale basata su delle tessiture uniche. […] più che difficile, Oltreorme è sconcertante. Specialmente per via di questa distinzione che sfuma fra universo musicale astratto e universo circostante concreto. Oltre a fornire una vita musicale a degli oggetti non-musicali, Coluccino cancella – per via musicale – la distinzione fra la proiezione sonora e il suo ambiente concreto. […]
Julien Héraud, Osvaldo Coluccino – Oltreorme (Another Timbre, 2013),
in “Improv-sphere”, Nantes, 20 aprile 2013

[…] Coluccino sembra interessato a creare un metodo per la perdita della percezione di sé all’interno di un quiescente contesto di rumori delicati e di spolverati silenzi, come se fosse disposto a riaffermare il rigore dell’isolamento quale base per lo sviluppo delle nostre capacità più intime in opposizione all’ego. […] Coluccino indica il peso del suo concepimento – già emergente nel precedente Atto pubblicato da questa stessa etichetta – attraverso una cancellazione, dal momento che è una spiegazione senza parole che sfida la categorizzazione critica. Noi stessi siamo i suoni che sentiamo in un complesso meccanismo dare-e-avere di accettazione e/o rifiuto; la reazione a questo semplice fatto determinerà la nostra sociale (o meno) attitudine. […] un vero ascolto profondo non è possibile se la solitudine è diluita.
Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – Oltreorme,
in “Touching Extremes”, Roma, 28 aprile 2012

[…] La musica di Atto è infatti molto fluida, i brani hanno in genere una forma parabolare e sono piuttosto compatti per densità e volumi. I brani di Oltreorme appaiono invece molto più rarefatti e ingegnati su volumi tenui […] Quello che va perso in fluidità viene però acquisito in dinamismo, con conseguente capacità di sorprendere l’ascoltatore, dal momento che sia i silenzi sia i volumi appena percettibili ben si adattano ai colpi di scena. […] Le orme sembrano rappresentare il qui e il presente mentre l’oltre può essere un al di là dello spazio e dell’istante. Suoni attutiti dalla distanza e/o dal tempo, quindi, suoni da vivere come lacrime di memoria.
Etero Genio, Oltreorme, in “Sands-zine”, 25 maggio 2013
valutazione: Il gemello dispettoso di Atto

Se qualcuno mi facesse la domanda su chi io penso che sia uno dei più emozionanti e versatili compositori contemporanei, l’italiano Osvaldo Coluccino avrebbe il titolo prima possibile. Allo stesso tempo genio con fantasia sconfinata e artigiano meticoloso. […] Oltreorme, composto nel 2012, si muove lungo le linee-guida di Atto […] Il passo ulteriore è che Oltreorme esige che ciò che prima era toccato o strofinato, ora sia solo carezzato; che solo ora sia incluso l’alito che soffiò in esso. È musica tenue e sottile. Inoltre è ancor più delicata e silenziosa. […] egli ci dà un indovinello zen, il quale non è la soluzione per la questione ma il fatto di farci pensare che quelli siano tutti gli altri fattori esterni che sentiamo quando ascoltiamo un brano di un compositore. […] si tratta di musica ultra-delicata, emozionante, di un lavoro stimolante. Assoluta maestria.
Dusted Hoffman, Osvaldo Coluccino – Oltreorme,
in “Improv.hu”, Seghedino (Ungheria), 29 maggio 2013

[…] Il silenzio è chiaramente una grande parte di Oltreorme […] ma è scandito più elegantemente da suoni provenienti da oggetti acustici, senza strumenti musicali convenzionali o elaborazioni. Il titolo è una parola inventata, composta da due parole italiane, la quale si traduce come “oltre le orme” o “oltre le tracce”, che riflette l’obiettivo di Coluccino di catturare ciò che egli descrive in un’intervista sul sito di Another Timbre come «il respiro degli oggetti»: delicato, di breve durata, suoni per lo più gestuali, disposti a grappoli fra i silenzi, con oggetti sovrapposti per evidenziare le loro somiglianze sonore e i contrasti. […]
Abi Bliss, Osvaldo Coluccino – Oltreorme
in “The Wire”, Londra, giugno 2013

[…] Osvaldo Coluccino suona degli oggetti come nessun altro. Anzi, non suona. No, egli esamina, scuote, vede cosa succede a séguito di ciò, cerca, trova o non trova, scava o abbandona... Vorrei anche dire che non dobbiamo cercare quale sia l’oggetto, bisogna lasciar fare alla fantasia che trotta e galoppa, al disco che invita all’immaginazione... Ma Atto non è Oltreorme, il cui titolo è un neologismo che ci lancia sulla pista di un “oltre-impronte”. Ancor più rispetto all’album che lo precede, qui gli oggetti richiedono il silenzio. Ancor più che nell’album che lo precede, Coluccino qui reinventa la musica concreta, rendendola elusiva. Anche nel concreto è importante distinguersi. E Osvaldo Coluccino lo ha saputo fare.
Pierre Cécile, Osvaldo Coluccino – Oltreorme,
in “Le Son du Grisli”, Chantilly, giugno 2013

Osvaldo Coluccino è uno degli “sperimentatori sui margini del silenzio” più interessanti del panorama italiano e anche del catalogo Another Timbre. Se Reynell ha puntato su di lui c’è da credergli e da rimanerne incuriositi! Ha un’idea ed estetica del silenzio, a cui chiaramente ha dato il suo significato. Viaggia sul liminare, da tempo si incrina su composizioni sempre più materiche con oggetti acustici che diventano musica, spostando la linea di confine della sua ricerca un po’ più in là, un po’ più oltre. Oltreorme. Non è a caso il titolo. Dopo la dichiarazione d’intenti contenuta in Atto.
Oltreorme è quasi impossibile da afferrare. Bisognerebbe vederlo realizzare, svilupparsi, concretizzarsi. E invece Coluccino lo lascia alla nostra immaginazione. All’abisso creato tra la distanza dei suoni informali e concreti che giungono all’orecchio e gli oggetti e le mani che li hanno creati. […]. 
Francesca Odilia Bellino, Osvaldo Coluccino: oltremusica, oltreorme, oltre…,
in “All About Jazz”, 8 luglio 2013



In merito ad Atto (2011), Another Timbre, Scheffield 2012
[...] Oltre a rilevare quanto bene esso sia fatto, ciò che rende così interessante Atto è che il suo creatore Osvaldo Coluccino è meglio conosciuto come compositore di più tradizionali lavori strumentali ed elettroacustici, con precedenti pubblicazioni che appaiono presso etichette discografiche che sono pesi-massimi della musica contemporanea, come Col Legno e Neos [...] è possibile ascoltare l’acuto orecchio pittorico che egli ha applicato nell’elaborare Atto. I suoni utilizzati sono per lo più molto fini; sottili cigolii, urti e graffi, alcuni fragili scricchiolii, altre ricche colorazioni tonali, e il tutto registrato in un grande spazio risonante, ma poi distribuiti e messi in sequenza con grande cura e attenzione costantemente acuta alla struttura. Coluccino non si limita a sovrapporre suoni, né fa mai scivolare la musica in un qualsiasi drone. Egli dà a ogni suono lo spazio per stare in piedi da sé insieme ai suoi compagni e permette a essi di costruire una narrazione spesso molto drammatica che costituisce composizioni finemente equilibrate. […]
Richard Pinnell, Osvaldo Coluccino – Atto
in “The Wire”, Londra, aprile 2012

E quindi ecco l’ultima delle quattro recenti uscite da Another Timbre (se si contano solo le quattro recensioni qui, in quanto ho scritto sul disco di Osvaldo Coluccino su The Wire). Lo dico ogni volta, lo so, ma questo potrebbe essere ancora una volta il mio gruppo preferito di dischi da AT, quattro bei dischi ciascuno con un senso di vero scopo. L’etichetta sta lavorando al massimo in questo momento. [...]
Richard Pinnell, recensione al CD di Caddy, Krebs, Maya,
in “The Watchful Ear”, Regno Unito, 1 Aprile 2012

[...] La sua caratteristica più immediata è un senso di spazio e tranquillità. Coluccino non ha affollato il paesaggio sonoro né ha consentito ad alcun suono di indugiare troppo a lungo, non ci sono droni prolungati né interruzioni di suono. A volte, due suoni si sentono in parallelo, ma ovunque ogni componente del pezzo può essere ascoltata in modo chiaro e può essere assaporata. Coluccino è riuscito a produrre suoni la cui fonte non può essere identificata, mantenendo così Atto fresco e libero da cliché. La maggior parte di essi possono essere definiti dall’espressione “suoni sottili”, che include raschiature, sfregolii, delicati strofinii e toni sussurrati; la maggior parte di essi sono stati evidentemente registrati in uno spazio risonante; essi risuonano in una maniera che altri artisti riescono a realizzare per via elettronica piuttosto che fisica, dando alla musica presenza e immediatezza. [...] È musica che resisterà alla prova del tempo e sarà riccamente gratificata negli anni a venire.
John Eyles, Osvaldo Coluccino: Atto (2012),
in “All about jazz”, Londra, 23 aprile 2012

[…] è un viaggio da fare. Un soffio mi spinge, uno stridere mi indica una direzione, un fischio cattura la mia attenzione. Tutto ha l’aria di accadere nell’aria, sì sono delle correnti d’aria quelle che sento. Ma pongo troppe domande, e chiudo gli occhi. Gli oggetti dell’Italiano ormai mi ruotano intorno, eccomi circondato, tengo gli occhi chiusi. Il tuono romba, delle ruote girano, materiali tintinnano, suonano, cigolano... È il polistirolo che viene strofinato sul mio parquet? E l’immaginazione prende di nuovo il sopravvento. Un foro appare, Coluccino e i suoi oggetti vengono inghiottiti e io sono il movimento. Per la forza delle cose, per la forza degli oggetti. Ci sono dischi che, oltre che catturarvi, vi fanno immaginare delle cose. Questo è il caso di Atto.
Héctor Cabrero, Osvaldo Coluccino – Atto
in “Le Son du Grisli”, Chantilly, aprile 2012

[…] Gli oggetti vengono strofinati, percossi, soffiati, increspati, miscelati, non si sa proprio come queste tessiture siano prodotte, né con cosa. Ma si sa che non si tratta di strumenti, ciò che anche permette a Coluccino di evitare i cliché riduzionisti per esplorare nuovi territori sonori e musicali. Se gli spazi sonori disegnati da questi oggetti sono innegabilmente originali e creativi, resta il fatto che la loro contemplazione richiede la disponibilità di tutta la mente (così come di un buon hi-fi...), perché la musica di Coluccino è sottile, minimale, spesso molto tranquilla e ariosa, ma anche difficile, a volte austera o ermetica. […] L’esplorazione dei materiali come possibilità sonore e musicali è estremamente profonda, così profonda che può diventare vertiginosa e spaventosa. Atto richiede davvero l’attenzione e la disponibilità totale, così intera che potrebbe apparire troppo austero o ermetico. Tuttavia, la ricchezza delle tessiture e la creatività di questo manipolatore di oggetti potranno certamente ammaliare, affascinare […] a mio parere, e io continuo a pensare che il viaggio sonoro proposto da Coluccino possa essere piuttosto potente una volta che ci si lasci prendere dal gioco.
Julien Héraud, Osvaldo coluccino – Atto (Another Timbre 2102),
in “Improv Sphere” Nantes, 23 aprile 2012

Antoine Beuger ha recentemente lamentato il fatto che a tante interpretazioni della musica di John Cage manca un senso di bellezza e di fraseggio, un’osservazione che mi è venuta in mente mentre ascoltavo queste quattro nuove uscite da Another Timbre. Sia essa per grande ensemble, trio, duo o per un solo esecutore, e qualunque sia la sintassi impiegata nella costruzione della musica, ognuna di queste uscite è imbevuta di un senso di bellezza che spesso è travolgente […] Questa [Atto] è una delle musiche più sfuggenti ed enigmatiche che io abbia sentito in un certo tempo […] ma il suo orecchio di compositore, per sottigliezza, assicura un ascolto timbricamente piacevole e strutturalmente diverso.
 Marc Medwin, Su Another Timbre
in “Paris Transatlantic”, Parigi, Primavera 2012

[…] introversa esplorazione di una grezza tavolozza che, dopo ripetuti tentativi, rivela sorprendenti verità camuffate nel mezzo della relativa normalità di gesti non previsti. […] la non-esistenza di componenti musicali standard – niente armonia, no melodia, no ritmo, almeno non nell’accezione convenzionale di queste definizioni – costituisce un incentivo per mettere a punto le nostre capacità di ascolto attraverso ciò che appare come un insieme di echi da uno, storicamente abbandonato, tanto tempo fa. Niente composizione, niente improvvisazione: solo istantanee di stati d’animo, tradotti in rumore sostanziale e in delicate crepe in un silenzio carico.
Massimo Ricci, Osvaldo Coluccino – Atto,
in “Touching Extremes”, Roma, 9 aprile 2012

Coluccino utilizza oggetti, non strumenti, per creare la sua musica. Egli è interessato alla sensazione del creare suono, all’atto espressivo di esso, al suo impatto al di là del conosciuto. In alcuni brani, la densità è alta e molte cose accadono tutte in una volta. Nella maggior parte degli altri brani il silenzio offre le fondamenta agli oggetti affinché essi ascoltino se stessi.
Stef, Osvaldo Coluccino – Atto (Another Timbre 2102)
in “Free Jazz”, Belgio, 30 aprile 2012

Osvaldo Coluccino suona oggetti acustici in plastica, legno o metallo che strofina, soffia, schiaccia, piega, colpisce per ottenere una gamma di suoni inauditi. Tra Cartridge Music di John Cage, l’ascolto di un paesaggio sonoro o di musica inedita, un lavoro vicino anche a quelli di Lee Patterson o di Olivier Toulemonde. Davvero sorprendente!
—, Osvaldo Coluccino, “Atto”
in “Metamkine”, Rives (Francia), 23 giugno 2010

Un nuovo lavoro di un compositore italiano, del quale in precedenza avevo selezionato il disco Gemina fra i 30 migliori dischi del 2010, è stato suonato solo da oggetti acustici, non utilizzando strumenti musicali o elaborazioni elettroniche. […] Cè un costante mutamento del flusso acustico in continua evoluzione e della composizione prospettica dello spazio, che esplode, si frantuma, si infrange, si disperde e vola nel cielo. La fotocamera continua a muoversi senza fermarsi un istante, e la luce che inietta cambia di momento in momento, e qualcosa di enorme che sta accadendo davanti allocchio non può essere catturato sotto la vista panoramica e trabocca dalla vista. Tuttavia, lintero film è pervaso da un solido senso della costruzione. I torrenti travolgenti, che vengono lanciati, raccolti, intersecati, interrotti dall'improvviso rilascio di velocità, di mobilità collettiva portata al limite pur mantenendo la trama, la granulosità del materiale sonoro e la sensazione dello spazio, risuonano. A volte mi ricorda lensemble di Iannis Xenakis.
Keiichi Fukushima, in “Rimuovendo la cornice dalle orecchie”, 
Giappone, aprile-giugno 2012

[…] Certi artisti e certe pubblicazioni sono talmente unici, talmente impalpabili che noi, incantati, stiamo solo lì ad ascoltare i suoni annuendo con il capo ma, per un po’, preferiamo non pronunciarci. Ecco, le opere di Coluccino sono così. […] Il percorso del compositore Coluccino finora è stato caratterizzato dall’impiego di strumenti acustici tradizionali e dal concepimento di opere semi-elettroniche. E ora, al momento della composizione di Atto, cosa fa? Esclude completamente le due componenti: gli strumenti musicali e l’elettronica. Ma allora che cosa rimane? Rimangono i suoni prodotti da oggetti piccoli o grandi, tradizionalmente non associabili al concetto di creazione musicale, e senza alcuna manipolazione elettronica. Certo, oggi questa non è una novità, potremmo dire, dal momento che escono decine di CD che documentano musiche di analoga concezione, ma, in questo caso, la realizzazione artistica – dall’esecuzione fino all’editing e al missaggio, attraverso la registrazione – è indubbiamente magistrale. […] dai fruscii, dagli strofinii non si riesce a dedurre nemmeno minimamente di quali oggetti precisamente si tratti. Si può soltanto intuire in alcuni frangenti il loro materiale: tubi metallici, catene, ciocchi di legno, scatole di cartone, ma il punto non è questo. Piuttosto, il punto è come il compositore sia riuscito a creare, attraverso la moltitudine dei piccoli rumori, una composizione a tutto tondo di cinque movimenti. […] ogni suono appare, si sente nel momento più azzeccato, pure il benché minimo rumorino, picchiettio trova una collocazione esatta. È un lavoro preciso e accurato. […] con l’eliminazione volontaria di strumenti musicali, voci, armonie, ritmi e melodie ha creato un’opera musicale autentica dall’estetica speciale. […]
Dusted Hoffman, Osvaldo Coluccino – Atto,
in “Improv.hu”, Seghedino (Ungheria), 3 luglio 2012

[…] [Atto] un disco che sembra iniziare laddove terminava Gemina. Si tratta infatti di un lavoro elettroacustico, realizzato dall’autore nella sua globalità (compositiva ed esecutiva), senza nessun tipo di strumento o manipolazione elettronica, ma unicamente attraverso l’utilizzo delle risonanze derivanti da una svariata quantità di oggetti acustici. Atto, dove la prima metà del titolo vuol essere un omaggio al marchio ospite (AT), è un disco profondamente “diverso” eppure molto “simile” a Gemina. In particolare la musica presenta le stesse caratteristiche di delicatezza e fragilità, contrapposta però a una machiavellica forza espressiva.
Etero Genio, Gemina // Attoin “Sands-zine”, 22 novembre 2012
valutazione: da acquistare in blocco

[…] Per prima cosa, questa non è musica con una qualsiasi ragionevole definizione. Sound Art, lavoro per objet trouvémusique concrète: queste sono tutte etichette che potrebbero essere applicate a vari livelli – ma non musica. In secondo luogo, solo coloro che sono affascinati dall’estremo sperimentalismo compositivo – John Cage nel suo momento più singolare, per dire – vanno a trovare ricompense in Atto di Osvaldo Coluccino. Come un vero post-modernista, Coluccino non sarà disturbato da questo. Le sue registrazioni precedenti (dei suoi “quartetti per archi”, per es. – vedi mia recensione) non fanno assolutamente alcun tentativo di seguire qualsiasi percorso populista verso la fama e la fortuna. […] Atto è un’opera d’arte: anche se non vi è un senso ortodosso della struttura o della progressione, questo non significa che i rumori siano messi insieme in maniera casuale. Infatti Coluccino ha riunito in modo rigoroso i suoi suoni trovati, per mantenere trasparenti le tessiture e preservare un senso di spazialità. In un tocco degno di John Cage – un autore regolarmente nel catalogo Another Timbre, tra l’altro – il traffico di fondo è molto debolmente udibile in alcuni passaggi silenziosi. La qualità audio ciononostante è eccellente, come ci si poteva aspettare: Coluccino ha egli stesso registrato e poi missato i suoni. […]
Byzantion, Osvaldo Coluccino, “Atto”, in “Art Music Reviews”
e “MusicWeb International”, Regno Unito, dicembre 2012

Atto […] il primo lavoro nel quale Coluccino abbandona completamente l’uso degli strumenti tradizionali. In Neuma Q (Die Schachtel, 2010) manteneva qualcosa, tra strumenti acustici ed elettronica. Qui la scelta è estrema? No. Si tratta piuttosto di un processo di depurazione. Un bisogno di concentrazione. Una forma di tensione. Atto appare come la scelta deliberata di un compositore di posare gli strumenti e usare il corpo, il braccio e la mente insieme, per fare musica. Meglio, anche i corpi, gli oggetti, quelli scelti da suonare e su cui comporre. L’inorganico suono informe e sporco per fare musica. […] un discorso continuo molto denso, sottile, liminare, al confine tra silenzio e rarefazione. Nondimeno ogni singolo atto ha il suo sviluppo interno. Fruscii, strofinii, rotture, incrinature, suoni sparpagliati e raccolti, lacerazioni oggettistiche, si alternano ad eleganti glissando, cluster di non-note, intervalli sospesi. Atto è pieno, non va in sottrazione, sperimenta e sonda le possibilità del fare musica concreta e materica. Una vera e propria composizione dove l’oggetto, cioè il mezzo per fare musica, è diventato quella cosa (materiale o non materiale) a cui è diretta l’azione e il pensiero. L’atto è il movimento, il gesto, il tempo, il cenno per esplicitare il processo e il sentimento.
Francesca Odilia Bellino, Osvaldo Coluccino: oltremusica, oltreorme, oltre…,
in “All About Jazz – Italia”, 8 luglio 2013
valutazione: 4 stelle